La Freccia Del Sud: Mennea ieri, oggi e domani?

19"72, Città del Messico, anno 1979: Pietro Paolo Mennea compie un vero prodigio sportivo stravincendo la gara dei 200 metri e stabilendo, al contempo, il record del mondo che durerà fino al 1996. Un primato in tutti i sensi vista la sua longevità: ben 17 anni!
Successivamente, nel 1980, Mennea vince a Mosca l'oro olimpico - sul filo del rasoio dopo una leggendaria rimonta. Una di quelle che sanno di magia. Nel 1983 stabilisce poi il primato mondiale dei 150 metri piani con 14"8. E mi fermo qui, citando volutamente solo tre momenti, intensamente gloriosi, della vita di un grande campione.

Uno spaccato di vita che trasuda di uno straordinario lavoro di duro e tenace allenamento, talvolta portato all'estremo dell'abnegazione di chi credeva che solo la forza del costante sacrificio avrebbe dato i suoi frutti. Figura snella, minuta ma dotata di una forza esplosiva, accompagnata da una volontà di ferro oltre che al talento sportivo. Lo si chiamava affettuosamente la freccia del sud.

Al di la della valenza sportiva, indubbia e innegabile, cosa c'e' di speciale tanto da dedicare un pensiero speciale oggi, nel 2015? Beh, niente di più attuale che la straordinaria forza di volontà, determinazione, spirito di tenace sacrificio e abnegazione per il raggiungimento di un obiettivo. Valeva allora e continua a valere oggi, anche se qualunque potrebbe storcere il naso... Proprio Mennea ha puntato sulla conquista dei risultati in modo pulito e grazie ai propri meriti, piuttosto che ad eventuali demeriti altrui. Per coloro che avessero letto uno dei libri pubblicati da Pietro, probabilmente avranno notato il suo modo comunque rispettoso di parlare degli avversari, compresi quelli che durante la sua lunga carriera lo hanno battuto.

Uomo d'altri tempi si potrebbe frettolosamente categorizzare; non per forza mi pemetterei di aggiungere a titolo personale. Sebbene cronologicamente Mennea sia un personaggio di ieri, parliamo fondamentalmente degli anni 70 e 80, il suo insegnamento risulta certamente prezioso ed attuale anche oggi: credere in quello che si fa, applicarsi anima e corpo, duro lavoro, cadere e rialzarsi, tenacia di fronte alle inevitabili piccole e grandi sconfitte che la vita ci mette prima o poi davanti, paziente lavoro quotidiano, umiltà e rispetto degli avversari. Roba d'altri tempi?

No, valori senza tempo mi permetterei di chiosare. Lavoro in un settore che forse risulta intrinsecamente più asettico ed arido che il mondo dello sport - quello del risparmio gestito - ma vi sono dentro da abbastanza a lungo da riconoscere in tutta onesta' quanto farebbe bene anche oggi trarre ispirazione da questi insegnamenti di Mennea. Non raccontati ma vissuti, con caparbietà e perseveranza, improntati alla sostenibilità del proprio lavoro che non si fondi sul solo "oggi", ma si nutra anche di "domani". E dopodomani.

Una vita vissuta:

* tralasciando la propensione per i risultati di breve, se non addirittura di brevissimo, periodo e privilegiando invece un approccio di media e lunga durata

* accettando di buon grado, come elemento naturale, che nella vita a volte si vince e a volte si perde. Due facce di una stessa medaglia...

* tesaurizzando l'esperienza di ogni sconfitta perchè questa possa diventare fonte di utili lezioni a cui attingere per imparare, progredire e migliorare

* ammettendo che dalla sconfitta di oggi si può, con paziente lavoro e tenace determinazione, costruire la vittoria di domani

* imparando che nulla e' acquisito per sempre e che anche i grandi risultati vanno saputi mantenere, nutrire e curare nel tempo

* credendo in quello che si fa fino in fondo. E molto altro che solo lui potrebbe completare. In questo contesto, ovviamente limitato, e' bello fermarsi a queste considerazioni da intendersi come minimo comun denominatore per approfondimenti da fare ciascuno nella sua realtà.

La vittoria di Mosca ne e' stato un esempio cristallizzato, puro: chi avrebbe creduto, a meta' gara, che Mennea sarebbe riuscito addirittura a vincere? Io stesso, come probabilmente moltissimi altri, stentai a crederlo possibile e dovetti - con grande felicita' - piacevolmente ricredermi e gioire di per un'impresa che pareva impossibile. Pietro ha saputo tirare fuori davvero tutto il meglio di se' al momento giusto e al posto giusto: si era preparato minuziosamente e ci ha creduto fino in fondo.

Mi piace dunque ricordare, per coloro che lo hanno conosciuto all'epoca e far conoscere - (citandolo come esempio ai miei figli adolescenti) a coloro che invece non lo hanno conosciuto - l'insegnamento sempre attuale di un uomo che ha fatto grande lo sport, non solo italiano, con qualità umane gustosamente da riscoprire nella vita e nel lavoro. Anche nel settore della finanza e più particolarmente del risparmio gestito, talvolta troppo rivolto all'immediatezza dei risultati e a quello che mi piace definire come il "subitismo".