La costante crescita dei PIR

radici
Foto Samuel Zeller, Unsplash

Da inizio anno sono 30 i gruppi che promuovono i fondi aperti PIR compliant per un totale di 56 prodotti: 34 di nuova istituzione e 22 invece pre-esistenti. E la raccolta netta di questi fondi ammonta a circa 7,5 miliardi di euro, con un patrimonio gestito di 12,2 miliardi. I dati arrivano con la pubblicazione della mappa dedicata ai numeri del risparmio gestito nel terzo trimestre 2017, firmata Assogestioni. L’associazione quest’anno ha infatti monitorato anche l’andamento trimestrale dei Piani individuali di risparmio fin dal loro lancio, nel gennaio scorso, per tastare il polso dei nuovi strumenti entrati di diritto nell’industria dell’asset management. 

La maggior parte dei flussi sono confluiti nei fondi bilanciati che hanno raccolto oltre 1,4 miliardi di euro (da inizio anno 4,3 miliardi), seguiti dai prodotti flessibili, con 486 milioni di raccolta (da inizio anno 1,8 miliardi) e dagli azionari, con 295 milioni (1,4 miliardi da gennaio). Nello specifico ad essere più apprezzati sono stati fin dal suo esordio gli strumenti PIR bilanciati obbligazionari che nel terzo trimestre raccolgono 830 milioni di euro ma che dallo scorso gennaio hanno ricevuto sottoscrizioni per 2,9 miliardi. Tutte cifre che mostrano un certo interesse maturato dai risparmiatori italiani, nonostante alcune questioni interpretative che nel corso dell’anno sono state sollevate in merito alla normativa. Ad oggi qualche chiarezza sui Piani di risparmio a lungo termine, per i quali è stato delineato uno speciale regime fiscale agevolativo, è stata fatta. Altri punti rimangono ancora in fase di studio del governo, che si impegna nel rafforzare questi strumenti.

Le società che scommettono sui PIR

La società che ha registrato i maggiori flussi è il Gruppo Intesa Sanpaolo, con 1,9 miliardi di raccolta da inizio anno. “Siamo stati da sempre tra i principali sostenitori dei PIR”, afferma Massimo Mazzini, responsabile marketing e sviluppo commerciale di Eurizon, “consapevoli del valore che quest’innovazione apporta a tutti gli attori coinvolti: risparmiatori, imprese italiane e sistema finanziario. In collaborazione con Intesa Sanpaolo, siamo stati i primi a commercializzare nuovi fondi PIR compliant lanciando la gamma Eurizon Progetto Italia 20, 40 e 70 a fine febbraio. A questi abbiamo affiancato la gamma Eurizon PIR Italia (nella quale risultano operativi un fondo bilanciato obbligazionario e un fondo azionario). Siamo stati quindi in grado di creare in pochi mesi un’offerta diversificata di fondi PIR differenziati per profilatura di rischio, orizzonte temporale e stile di gestione in risposta alle diverse esigenze dei risparmiatori”.

A rispondere alle esigenze dei clienti è stata anche Banca Medionalum che con 1,6 miliardi di sottoscrizioni da inizio anno si è aggiudicata il secondo posto nella classifica e, al terzo posto, Arca Fondi con 579 milioni. “I PIR sono una rivoluzione per i risparmiatori italiani e questi ultimi dati non fanno che confermarlo”, spiega Ugo Loser, amministratore delegato di Arca Fondi. “La clientela ha capito l’opportunità offerta dalle agevolazioni fiscali e il sostegno all’economia italiana che questo strumento può rappresentare. Il numero di IPO attese per i prossimi mesi è in forte crescita e ciò amplierà l’universo investibile nelle medie e piccole capitalizzazioni”. A livello di patrimonio conquista invece il podio la banca guidata da Massimo Doris che gestisce con i PIR oltre 3,1 miliardi di euro, contro i 2 miliardi di Intesa Sanpaolo e gli 1,5 miliardi di Arca.

Quarto e quinto posto per raccolta invece spettano rispettivamente ad Amundi con 577 milioni di raccolta da inizio anno e Anima con 540 milioni. “Il successo dei PIR non ci ha colto di sorpresa perché crediamo che la ricerca di rendimento, spinta dal contesto estremamente accomodante creato dalle banche centrali, sia una necessità trasversale a tutti i segmenti di clientela”, chiarisce Paolo Proli, head of sales and marketing di Amundi SGR. “L’introduzione del beneficio fiscale ha rappresentato quel fattore facilitante che ha spinto un numero elevato di clienti retail a varcare il guado e ad approcciare investimenti con un profilo di rischio più elevato ma coniugato ad un orizzonte temporale adeguato – i cinque anni richiesti dalla normativa per beneficiare del vantaggio fiscale – premessa necessaria per cogliere potenzialità di rendimento che i titoli governativi e la liquidità non possono offrire. In Amundi abbiamo fortemente creduto nelle potenzialità dei fondi PIR, al punto da aver predisposto una gamma ampia e diversificata costituita da 4 fondi attivi e un ETF. Crediamo infatti che offrire fondi dal diverso profilo di rischio con una diversa allocazione tra obbligazioni e azioni e un diverso stile di gestione sia fondamentale per rispondere alle esigenze della clientela e i dati di raccolta testimoniano che la nostra scelta è stata premiata dagli investitori”.