L’inversione della curva dei tassi statunitensi prevede davvero una recessione?

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Per la prima volta dal 2008, la curva dei tassi USA si è invertita: lo spread fra i Treasury a 2 e 10 anni è sceso in territorio negativo. L'inversione della curva viene generalmente interpretata come un segnale di una crisi nei prossimi 24 mesi. Dopotutto, è come se gli investitori vedessero più rischi nell'avere il debito di un Paese a breve termine. Ma questo argomento è ancora valido ora che siamo in un mercato dominato dalle politiche delle banche centrali? Gli asset manager internazionali analizzano se questo comportamento dei tassi giustifica effettivamente una recessione imminente.

Secondo Brad Tank, chief investment officer Fixed Income di Neuberger Berman in realtà non c’è bisogno di una curva dei rendimenti invertita per capire che probabilmente la flessione del manifatturiero a livello globale è già iniziata. “Osservare la curva dei rendimenti per ravvisare i segnali di rallentamento è un po’ come controllare il barometro mentre il vento sta scoperchiando la casa. Per misurare la pressione nell’economia globale basta guardare la Cina e la Germania. E lì che i venti sono gelidi”, commenta l’esperto. Da un lato infatti la Cina ha diffuso dati poco entusiasmanti sulla crescita monetaria e del credito. Da altro canto anche la Germania ha registrato una contrazione dell’economia nel secondo trimestre 2019. “È ormai da un anno che parliamo di un rallentamento volto a produrre un atterraggio morbido negli Stati Uniti e una stabilizzazione della crescita nel resto del mondo. Prevediamo ancora un atterraggio morbido per gli Stati Uniti. Ma la Cina sta lottando per non toccare il fondo mentre la Germania sembra essere in caduta libera”, aggiunge Tank.

Michael Temple, head of US Fixed Income di Amundi invece che è ancora frettoloso parlare di recessione. Negli Stati Uniti non si vedono quegli squilibri finanziari che precedono una crisi. Questo è il motivo per cui Temple sostiene che, sebbene dovessimo aspettarci una recessione nei prossimi 12 mesi, sarebbe comunque superficiale. "I consumi statunitensi, accompagnati da bilanci storicamente sani e un solido mercato del lavoro, rimangono stabili", spiega. Inoltre, bassi tassi di interesse e ottime condizioni di finanziamento, migliorano persino il contesto per i consumatori e le imprese.

Occorre prestare attenzione al concetto di indicatore principale. Dovrebbe considerarsi come un indizio e non come una conferma. Un argomento simile a quello dell'inversione della curva sono le correzioni di mercato superiori al 10%. Ogni volta che c'è una recessione, la borsa precipita del 10% dai massimi. Ecco perché ogni volta che ritorna la grande caduta si parla di crisi. "Ma secondo questo indicatore il mercato ha già previsto 28 recessioni dal 1965. E solo sette sono realmente accadute", hanno dichiarato Jeff Schulze e Josh Jamner, analisti di ClearBridge (Legg Mason). In realtà negli ultimi 10 anni le borse hanno subito sei correzioni del 10%. Si è trattato di sei arresti anomali e nessuna recessione. ClearBridge ha elaborato a tal proposito un ampio documento che analizza alcuni dei tradizionali indicatori avanzati che possono essere consultati in queste occasioni.

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Fonte: ClearBridge Investments (Legg Mason) al 31/07/2019

Daltronde c’è chi continua ad attribuire ad una curva invertita una maggiore probabilità di recessione. “Le istituzioni creditizie considerano anche la forma della curva dei rendimenti come parte essenziale nella loro valutazioni. Il risultato di entrambi i fattori sarà un inasprimento delle condizioni finanziarie che storicamente rappresentava il principale fattore di recessione ”, spiega Mark Holman, amministratore delegato di Twentyfour AM (Vontobel AM). A suo avviso, l'inversione della curva dei rendimenti è pienamente giustificata, dato il peso degli eventi geopolitici. “Una cosa assolutamente certa è che una curva invertita non è una buona notizia. L'unica domanda è quanto questa notizia sia negativa e come possa trasmettere e incoraggiare una maggiore preoccupazione economica", dichiara.

In questo momento siamo ad una svolta. "L'inversione della curva dei tassi non provoca una recessione, ma indica che siamo in una fase avanzata del ciclo economico", afferma Jeremy Cunningham, investment director Fixed Income di Capital Group. "Quindi, invece di considerarlo motivo di preoccupazione, potrebbe essere un buon momento per gli investitori per verificare che i loro portafogli siano ben diversificati e che le loro posizioni a reddito fisso possano limitare il rischio in eccesso", conclude.