L’industria dei family office è in calo

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Dopo una chiusura che ha segnato un 8,5% nel 2013 e un 6,1% nel 2014, il portafoglio globale composto del mondo dei family office ha restituito al 2015 un deludente 0,3%. A dirlo è la terza edizione del The Global Family Office Report. In collaborazione con UBS, Campden Wealth Research ha esaminato 242 family office e condotto più di 25 interviste con i principali top manager, dirigenti e advisor di family office, con una media di 759 milioni di dollari di masse in gestione. “L’impatto negativo arriva perlopiù dagli strumenti di mercato liquidi. In questo difficile contesto family office hanno continuato a concentrarsi maggiormente sugli investimenti illiquidi, come private equity e real estate ma non è bastato”, dicono gli analisti del Gfo Report 2016 firmato UBS.

Continuano: “c’è una forte tendenza da parte delle famiglie di acquistare beni reali e effettuare investimenti diretti dove possono esercitare il controllo. Questi asset rappresentano componenti fondamentali dei portafogli dei clienti ultra-high net worth, e negli ultimi cinque anni hanno assicurato le fortune di svariate famiglie". Ma oggi fare performance è più complicato. “Molti titoli quotati sono stati sotto pressione e lo sono stati soprattutto durante il periodo del forte calo dei prezzi dell’energia e sulla scia di una più debole crescita globale. Basti guardare al calo dei rendimenti che ha messo a segno anche l’industria del fondi hedge. Seppur speculativa, data l’enorme volatilità sulle azioni, le obbligazioni che non rendono e il contesto di incertezza, non è riuscita a stare al passo”.

Uno sguardo alla geografia

Nel complesso, la percentuale di family office che persegue una strategia di crescita è aumentata dal 19% al 36%. Tuttavia, le asset allocation strategiche evidenziano un elevato livello di dispersione regionale. Continuano gli analisti: “i family office americani restano particolarmente ottimisti, con un forte orientamento verso le allocazioni ‘growth’. Quelli dei mercati emergenti hanno aumentato il rischio delle loro allocazioni di portafoglio: fatto che sta a indicare che le preoccupazioni del 2015 sembrano avviate al tramonto. Al contrario, ad avere un atteggiamento negativo è l’Europa, con la sua posizione risk-off (stare lontani dal rischio, ndr) dimostrata da un aumento delle allocazioni conservative e da un taglio di quelle che parlano di crescita. In area Asia Pacifico, rispetto allo scorso anno, i portafogli dei family office sono sostanzialmente invariati e con un moderato ottimismo.

Passaggio generazionale 

Il 43% dei family office si aspetta un passaggio generazionale entro i prossimi 10 anni, e il 69% nei prossimi 15 anni. E questo è un fattore che crea pressione sul mercato della gestione dei grandi portafogli. Il problema, inoltre, è che solo il 37% della generazione più giovane intende essere più coinvolta di quanto lo sia oggi. Questa prossima ondata di passaggio generazionale, comunque, avrà un effetto anche sul modo in cui i family office investiranno. Due terzi dei family office concordano sul fatto che le famiglie con bambini nati dopo il 1980 vedrà un aumento della partecipazione a investire da parte dei figli.