Cina, la strada verso il domani

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Il nuovo anno sarà caratterizzato da importanti cambiamenti per l’economia cinese, sia dal punto di vista politico che strutturale. A fine febbraio, il Comitato centrale del Partito Comunista Cinese ha proposto la rimozione dalla Costituzione del limite dei due mandati consecutivi, rendendo potenzialmente Xi Jinping presidente a vita della repubblica popolare cinese. Sotto il profilo strutturale invece, è in corso la riforma dello shadow banking e la riduzione della capacità produttiva che, da diversi anni, si trova in una condizione di surplus. Ma quali potrebbero essere gli impatti sul PIL globale a seguito di un rallentamento dell’economia cinese?

Se guardiamo quest’economia in termini di PIL mondiale, sulla base della parità di potere d'acquisto in valore nominale, la Cina è l’economia più grande al mondo e supera di 2-3% gli Stati Uniti. È vero che la Cina ha degli obiettivi di crescita più bassi rispetto allo scorso anno, ma “è importante tenere presente che questo rallentamento è voluto. L’intenzione è di far migrare la struttura dell’economia cinese da tipica struttura da Paese emergente, con un’economia pianificata, a un modello più sostenibile, basato sui consumi interni”, spiega Luca Tobagi, investment director di Invesco. “L’economia cinese è ancora molto rurale con standard di vita e reddito molto inferiori rispetto alla media”.

Nonostante l’atteso rallentamento dell’economia cinese, la Cina continua a crescere. L’eccedenza di capacità produttiva avuta dopo gli eccessi negli investimenti seguiti allo shock economico del 2008 è stata in buona parte riassorbita. “L’industria dei consumi ha assunto un’importanza crescente con un’aspettativa di sviluppo “ordinato, più sostenibile ed equo”, concorda Manuel Pozzi, investment director di M&G Investments.

Inoltre, nell’ultimo trimestre in Cina c’è stata una crescita positiva rispetto al quello precedente. “Questo è un messaggio importante per quanto riguarda la credibilità dei target che la Cina si pone in termini di crescita, passata dal 12,5% a un 6,5%”, osserva Maria Paola Toschi, market strategist di J.P. Morgan AM. Questi obiettivi sono più sostenibili e dietro questi numeri ci sono cambiamenti molto importanti dei modelli di sviluppo. “Tra questi, una Cina più orientata ai consumi ma anche ai trend demografici, come la creazione di una classe media. Un Paese diverso rispetto al passato che era trainato solo dagli investimenti. Lo shadow banking e la preoccupazione del debito societario sono sotto controllo, con un contesto di crescita che ci dà la percezione di uno sviluppo secondo chiare linee guida”.

La strada per il cambiamento

Dopo un decennio di crescita è normale che l’economia cinese rallenti. Il mercato è di grandi dimensioni e pensare che continui a crescere ai tassi degli ultimi anni significherebbe immaginare in poco tempo un’economia mondiale fatta di Cina e poco altro. "Un rallentamento potrebbe essere anche un vantaggio per alleviare le eventuali pressioni sul fronte inflazionistico, uno degli elementi che impedisce la quadratura del cerchio”, fa notare Oreste Auleta, responsabile wrapping & product management di Eurizon Capital SGR. “La Cina ha un peso importante e quindi secondo me è salutare un rallentamento marginale; naturalmente una brusca frenata potrebbe essere pericolosa per il ciclo globale”.

Per quanto riguarda il debito privato delle aziende, per la Cina bisogna fare un discorso a parte. “La Cina ha un’economia managed, quindi non soggetta a libero mercato, e difficilmente paragonabile a quella della Spagna o della Grecia. Personalmente non mi preoccupa, mi preoccurebbe di più invece il rallentamento dell’economia americana”, spiega Alessandro Tentori, CIO di AXA IM.

La strada per il cambiamento non sarà facile e nemmeno breve, ma "per raggiungere gli standard globali più avanzati, è comprensibile che ogni tanto possa essere accidentata”, conclude Tobagi.