L’engagement come leva per il cambiamento

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Giorgio Fata

L’investimento sostenibile è l’esempio più rappresentativo dell’active investment e la sua massima espressione è il dialogo tra gestori e società. L’engagement è un elemento imprescindibile della strategia ISR e deve avere precisi obiettivi da raggiungere nonché degli indicatori di misurazione dei risultati ottenuti. Si tratta, dunque, di un processo di lungo periodo, che si pone l’obiettivo di condurre le imprese a comportamenti più virtuosi, sostenibili e trasparenti. 

“L’Italia è il Paese in cui si concentrano maggiormente le nostre attività di dialogo e di voto, USA e Giappone rappresentano mercati altrettanto importanti, soprattutto alla luce delle numerose alleanze internazionali con altri investitori responsabili, che ci permettono di fare engagement in modo mirato ed efficace”, spiega Francesca Colombo, responsabile analisi e ricerca di Etica SGR. “La nostra attività di engagement è svolta in conformità ai Principi Italiani di Stewardship promossi dal Comitato per la Corporate Governance di Assogestioni e a quanto enunciato dai Principles for Responsabile Investments (PRI), di cui siamo firmatari dal 2009. Inoltre, i temi vengono declinati in base a quanto stabilito dai 17 Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite”. 

Secondo Eurizon Capital SGR bisogna distinguere due tipi di attività: partecipazione alle assemblee delle principali aziende, ”dove i nostri prodotti hanno un’esposizione significativa, in questo caso abbiamo un ufficio di corporate governance che identifica l’orientamento più indicato da intraprendere su tutti i temi anche di natura ESG”. Il secondo invece riguarda le società con rating ESG particolarmente basso e “in questo caso abbiamo un ufficio di sostenibilità preposto dove ci sono analisti che interrogano direttamente l’azienda sulle principali criticità e gestiscono la relazione”, spiega Corrado Gaudenzi, responsabile long term sustainable strategies di Eurizon Capital SGR. “Nel 2017 Eurizon ha preso parte a 93 assemblee degli azionisti di selezionate società e ha condotto circa 665 engagement con le società emittenti, di cui il 20% esclusivamente dedicati a tematiche ESG”. 

L’impegno di Raiffeisen CM invece è dimostrato da circa 200 contatti con le aziende ogni anno (one-to-one). “Inoltre utilizziamo la piattaforma UNpri con altri asset manager con l’obiettivo di presentare alle aziende un argomento convincente per un approccio di business sostenibile”, spiega Wolfgang Pinner, CIO sustainable & responsible investments di Raiffeisen CM. “Spesso accade che le imprese non siano disposte a collaborare ed è per questo che interroghiamo pubblicamente le aziende nelle assemblee”.

I problemi climatici non si possono risolvere in sei mesi o in un anno, ma bisogna accompagnare le società verso la transizione a tale approccio, affiancandole per un orizzonte di anni, non mesi. “Noi di AllianzGI disponiamo di una piattaforma elettronica nella quale dialogano in tempo reale tutti i portfolio manager, gli analisti finanziari e gli analisti ESG”, spiega Isabel Reuss, senior portfolio manager Investimenti Europei SRI e membro del Conviction Strategy team di AllianzGI. “La valutazione dei dati è fondamentale, ma ancora non tutte società li forniscono, perciò siamo il lead nell’iniziativa delle Nazioni Unite Sustainable Stock Exchange. Inoltre, abbiamo numerosi incontri one-to-one durante i quali molte domande variano a seconda se il fondo è un fondo ISR o Impatto”. 

Ci sono diversi aspetti in relazione al fondo di cui stiamo ragionando, per esempio, quando parliamo di impatto, l’engagement è continuo. È importante non solo la misurazione dell’impatto, ma anche definire degli obiettivi ogni anno per migliorare sempre l’attività. “Esercitiamo il diritto di voto, lo facciamo prevalentemente come associazione di categoria, quindi Assogestioni, dato che siamo una società piccola e abbiamo un peso minore, spiega Nicola Trivelli, amministratore delegato di Sella SGR, ma nel caso in cui non vediamo una risposta da parte dell’azienda usciamo dall’investimento. La cosa interessante è fare questo tipo attività di accompagnamento anche su aziende medio-piccole. “Nello specifico abbiamo una grossa expertise sulle small cap italiane, dove abbiamo circa 250 incontri annui. Troviamo dei big che comunicano molto bene, ma diventa quasi uno strumento di marketing, mentre società più piccole comunicano poco, anche se hanno un livello di corporate governance molto alto”.