L’effetto composito dei dividendi

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Nick Clay

Stiamo entrando in una nuova fase di mercato caratterizzata da tassi d’interesse al rialzo. Molti operatori sono convinti che, in queste condizioni, i titoli di alta qualità, dalle caratteristiche più difensive, e le cosiddette azioni bond proxy, sottoperformeranno i mercati. "Ma si tratta di un assunto infondato. Per molti mesi abbiamo visto uno scenario perfetto 'Goldilock', vale a dire un contesto con condizioni ideali e bassa volatilità per i mercati finanziari”, spiega Nick Clay, gestore di BNY Mellon. “Ma il periodo di crescita ininterrotta sta giungendo al termine, le incertezze si moltiplicano, e gli investitori devono ricordarsi del punto del ciclo in cui ci troviamo”. Parte del problema risiede nel rialzo dei tassi d’interesse, con molti investitori che preferiscono evitare i titoli difensivi e bond proxy (che ricercano rendimenti sui dividendi).

“Non siamo d’accordo con questo approccio. Se guardiamo a come si sono comportate le azioni globali in sei finestre temporali negli ultimi 20 anni, si può notare che quando i tassi del Tesoro a 10 anni sono aumentati, i titoli per rendimento da dividendo non sempre hanno sottoperformato. Perciò possiamo concludere che questi investitori si stanno sbagliano”.

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Fonte: BNY Mellon.

Tornando allo scenario presente, bisogna chiedersi perché i tassi stiano salendo. Se la ragione è il ritorno della crescita economica, dell’inflazione o di uno scenario ‘Goldilocks’ perfetto, è possibile che le azioni a bassa volatilità e alta qualità possano sottoperformare, cedendo il passo alle azioni più appetibili. “Ma quando si entra in una fase di ciclo avanzato, dove la crescita economica inizia a rallentare, allora sono i titoli di alta qualità a sovraperformare”, spiega Clay.

In ogni caso, quando si investe in azioni con un focus sui dividendi, è importante concentrarsi su un ritorno conseguibile. “Gli interessi compositi hanno guidato i rendimenti, e più della metà dei nostri ritorni sono stati generati dal reddito da dividendi, che da solo è pari ai due terzi del rendimento totale del FTSE World nello stesso periodo di tempo. Poiché la nostra strategia mira ad acquistare titoli di aziende di qualità, non dobbiamo sacrificare la crescita del capitale per ottenere il livello di reddito desiderato”.

Visti i livelli odierni delle valutazioni, “ci aspettiamo che il reinvestimento dei dividendi sarà ancora più importante nei prossimi cinque anni di quanto non lo sia stato nell’ultima decade. Dato che ci stiamo muovendo in una fase di fine ciclo, il nostro posizionamento ci allontana dai titoli ciclici, come le banche e le società minerarie; abbiamo anche ridotto il peso dei titoli industriali ben al di sotto del benchmark”, spiega il manager. “Abbiamo poi venduto alcune società dei beni di consumi, come quelle del tabacco, in favore di società mature nel settore della tecnologia. Abbiamo un’avversione ben nota per i titoli FANG (Facebook, Amazon, Netflix e Google/Alphabet), ma nonostante questo manteniamo una posizione sovrappesata sulla tecnologia, e in particolare su aziende noiose, vecchio stile, con solidi flussi di cassa: Cisco, Infosys, CA, MAxim e Qalcomm”.