Italia: questa volta sarà diverso?

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foto: autor ccrrii, Flickr, creative commons

Un mese e mezzo dopo le dimissioni di Enrico Letta, il nuovo primo ministro Matteo Renzi, ha iniziato a snocciolare le azioni del suo ambizioso programma di rilancio per l'economia italiana. Tra le misure annunciate troviamo tagli fiscali per i redditi più bassi e per le aziende private, e anche alcune proposte per rendere più flessibile il mercato del lavoro, (la proposta integrale di riforma si conoscerà tra qualche mese), oltre all'impegno ad accelerare i pagamenti arretrati di enti pubblici con i fornitori privati, misura del valore di 68 miliardi di euro, che significherebbe un'iniezione di liquidità per le piccole e medie imprese, la cui sopravvivenza è minacciata dalla mancanza di credito.

Anche se il piano d’azione di Renzi suona molto bene, molti si chiedono da dove arriverà il denaro necessario per finanziarlo. Secondo Stefano Fabiani, responsabile Gestioni Patrimoniali di Zenit SGR S.p.A., “Siamo in una fase di mercato in cui viene data una importante possibilità all’Italia, percepita come paese con un elevato potenziale di recupero dopo anni di stagnazione economica. Per rendere credibile ciò sarà importante vedere concretizzarsi la maggior parte degli annunci fatti, che darebbero un iniziale impulso al movimento di ripresa dell’economia”.

L’Italia è una delle principali economie dell’Europa dove la ripresa continua ad essere molto fragile e dove le riforme strutturali sono state molto limitate fino ad oggi. Pertanto, l'attuazione delle misure annunciate da Renzi "potrebbe avere importanti applicazioni per gli investimenti e rafforzare cosi la fiducia del mercato per la rapida ripresa dell'economia italiana” dice il gestore. 
“I flussi di capitali provenienti dall’estero sono sicuramente un segnale di apertura importante e positivo. Per essere fiduciosi nel futuro occorre individuare da un lato delle potenzialità, e noi riteniamo che in Italia ci siano, dall’altro occorre creare le condizioni perché queste potenzialità siano sfruttate, e questo resta in mano all’azione politica che oltre alle cose annunciate dovrà mettere in cantiere altri provvedimenti più incisivi su riduzione della spesa pubblica improduttiva e sostegno a investimenti e consumi”.

Tuttavia in Pioneer Investments sono più prudenti. Per Cosimo Marasciulo, responsabile obbligazionario governativo, “l'avvio delle riforme strutturali, che aumentino il potenziale di crescita dell’economia italiana, resta il punto centrale nelle valutazioni degli investitori ai fini di un miglioramento delle prospettive del Paese. Così come la necessità di avviare politiche di sostegno all’economia che consentano di riprendere quel cammino di crescita necessario affinché si possa ridurre nel tempo il rapporto debito pubblico/PIL. Gli importanti sforzi di aggiustamento dei conti realizzati, in Italia come in altri Paesi dell’Eurozona, non sono infatti sufficienti a riportare tale dinamica sotto controllo: occorre a tal fine la crescita. La situazione non è risolta e il mercato tornerà, di tanto in tanto, a vedere il bicchiere mezzo vuoto”. 
 
L’esperto si dimostra più ottimista per quanto riguarda la fiducia degli investitori verso il bel Paese: “i passi in avanti fatti nel processo di integrazione politico-economico dell’area Euro e il cruciale ruolo della BCE rendono i mercati dell’area appetibili e i nostri titoli di Stato, in particolare, un’opportunità di investimento ancora attraente anche se lo scenario più probabile appare quello di stabilizzazione dei rendimenti attorno ai livelli attuali. Ulteriore elemento di sostegno è rappresentato dall’interesse degli investitori stranieri verso il nostro debito pubblico con forti flussi in ingresso alla ricerca di extra-rendimenti fuori dai poco remunerativi titoli di Stato dei paesi Core”. E conclude: “prospetticamente, la capacità del Governo Renzi di realizzare l’ambizioso programma di riforme annunciato diventerà la cartina di tornasole della reale affidabilità del Paese sui mercati finanziari”.