"Investire non ha mai fatto così bene"

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Dire Biotech è dire biologia e tecnologia, ma investire in Biotech è tutt’altra cosa che investire in biologia e tecnologia. Le realtà che operano in questo settore combinano i due settori per produrre beni insostituibili. Normalmente le società, anche quelle più innovative, devono creare e sostenere la domanda per i propri prodotti: pensiamo a Apple, Tesla e Bayer che spendono gran parte delle risorse proprio nella comunicazione dei nuovi progetti. Esistono, però, temi per i quali è la domanda che incalza, e le società Biotech concentrano i loro sforzi nel rispondere a tali esigenze. Per tale ragione è opportuno distinguere tra il settore Biotech il cui core business è la ricerca, e il settore Pharma che si concentra maggiormente sulla commercializzazione dei prodotti. Diversamente che nel passato, nell’ultimo periodo questi due settori si stanno avvicinando tra di loro, con le grosse case farmaceutiche che hanno cominciato ad entrare nel settore tramite acquisizioni (Roche e Novartis in testa).

Sostenute da un interesse crescente, le società Biotech stanno decollando facendo impennare l’indice di riferimento (Nasdaq Biotech) +38% nel 2012, +60% nel 2013 e +34% nel 2014. Viene indubbiamente da chiedersi se non abbiano già raggiunto un prezzo adeguato. Proviamo a rispondere considerando che i fatturati sono i crescita del 20% e che anche i margini sono in aumento poiché le nuove scoperte non rubano quote di mercato a quelle già sviluppate. Il target di riferimento di questi prodotti è rappresentato, per ora, dagli “high net worth individual” che costituiscono una base solida sulla quale scaricare i costi di ricerca. E’ facile immaginare cosa succederà quando la distribuzione si estenderà anche ad un pubblico più vasto. Non sono però tutte rose e fiori, i drawdown sono frequenti e perciò è preferibile affidarsi ad un gestore in grado di contenere i rischi. Le società Biotech sono strutturalmente orientate al lungo periodo ed è pertanto possibile, tramite un’accurata selezione, costruire un portafoglio resistente alle correzioni dei mercati.

Tra i gestori che maggiormente si distinguono per quest’approccio ho selezionato Alessandro Faccioli poiché il fondo da lui gestito (Zeus DNA Biotech) genera una performance slegata dall’indice di riferimento dedicando particolare attenzione alle Mid Cap (80% del fondo). Perché quindi rimanere fuori da un mercato con tassi di crescita superiori a quelli dei Paesi emergenti, che però ha contemporaneamente la capacità di generare ritorni anche in periodi di recessione?

Performance del fondo Zeus DNA Biotech paragonata a quella dell’ indice Nasdaq Biotech.