Paolo Biamino (Euromobiliare): "Studio e creatività sono le qualità di un buon selezionatore di fondi"

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Fin qui ha dedicato tutta la sua carriera al multi-manager e alla selezione di fondi. Paolo Biamino, responsabile funds selection unit di Euromobialre AM, ha cominciato lavorando in società internazionali alla fine degli anni novanta, costruendo portafogli di fondi long only selezionati principalmente su base quantitativa, ma molto presto ha sviluppato un interesse per le strategie di investimento absolute return e total return, dove l’analisi qualitativa è preponderante. Oggi il team di cui è alla guida dedica buona parte del proprio tempo alla selezione di gestione di questo tipo, con un focus particolare sui liquid alternatives. "Se non mi fossi dedicato al mondo dell’asset management avrei fatto l’insegnante o il pittore. Sono due attività apparentemente lontane, ma riflettono entrambe le qualità di un buon selezionatore di fondi: studio e creatività", dice in una intervista rilasciata a Funds People.

Come si sviluppa il suo lavoro? Come è organizzata la sua giornata tipo?
Il team di cui sono responsabile è interamente dedicato alla selezione di fondi e gestori terzi. Forniamo ai nostri colleghi l’universo investibile ma non gestiamo direttamente portafogli. Questa è una peculiarità in Italia e, a nostro avviso, rappresenta un grande vantaggio. Infatti passiamo la massima parte del nostro tempo analizzando fondi e studiando strategie di investimento. Questo ci impone anche di mantenerci sempre aggiornati sull’evoluzione dei mercati finanziari, del contesto normativo e delle gamme di offerta. In effetti negli anni abbiamo spesso supportato l’azienda in materia di sviluppo prodotti proprio in forza delle competenze interdisciplinari da noi sviluppate nel nostro lavoro quotidiano.

Quali sono i parametri (soggettivi e oggettivi) utilizzati nella selezione di un fondo?
Da un lato ci poniamo un obiettivo che attiene all’area della performance, ovvero ricerchiamo fondi che pensiamo possano ottenere risultati superiori rispetto al proprio peer group. Dall’altro vogliamo assicurarci che questi stessi fondi non nascondano fattispecie di rischio ancora inespresse e non valutabili dal punto di vista strettamente quantitativo che possano condurre a perdite superiori rispetto a quelle spiegabili con la volatilità di mercato. In pratica adottiamo un processo di investimento che, partendo da una prima valutazione quantitativa, si sviluppa con un vero e proprio processo di due diligence in cui vengono valutati quegli elementi che consentano al gestore di esprimersi al meglio. Mi riferisco in particolare alla struttura organizzativa dell’azienda, il processo di investimento, la costruzione di portafoglio e il risk management.

Che caratteristiche deve avere un fondo per essere scelto da lei?
Il nostro processo di selezione si basa su tre pilastri: la coerenza tra gli obiettivi di investimento che il fondo si propone e i mezzi a disposizione del gestore per raggiungerli, la trasparenza del processo di investimento e delle fonti di valore aggiunto, la liquidità degli investimenti. Ogni fondo da noi preso in considerazione deve soddisfare queste caratteristiche. In pratica da sempre preferiamo parlare di “selezione dei fondi più adeguati alle nostre esigenze”, piuttosto che di fondi migliori in assoluto o dalle performance superiori. Di regola quando conduciamo una ricerca, definiamo a priori le caratteristiche desiderabili per un gestore che operi in una determinata asset class o adotti uno specifico stile di investimento.

Cerca il miglior fondo per ogni categoria?
Come ho già avuto modo di dire raramente ci poniamo in questa prospettiva, ma ragioniamo per “adeguatezza” e questo ci permette di selezionare fondi che siano più consoni alla struttura dei nostri portafogli e alla sensibilità della nostra azienda su di un ampio ventaglio di tematiche di rischio, dalla concentrazione di portafoglio all’utilizzo di strumenti derivati. Prova ne sia il fatto che, storicamente, il turnover del nostro universo investibile è stato basso.

Come individuare un buon gestore? E cosa fa se il gestore se ne va?
Nel linguaggio comune viene assegnato un grosso peso al cosiddetto talento del gestore, ovvero alla sua capacità di generare alfa. In realtà il talento non è direttamente osservabile e la sua migliore testimonianza rimangono le performance passate, che come sappiamo potrebbero anche non ripetersi nel futuro. Al contempo, però, quando si seleziona un fondo si acquistano anche molti altri elementi che sono più direttamente osservabili e possono costituire un valido supporto al talento del gestore. Mi riferisco per esempio agli analisti che ha a disposizione e alla struttura del processo di investimento, o al risk management e alla reportistica. La nostra selezione può essere definita come la ricerca del giusto mix tra il talento del gestore e gli elementi che lo supportano. Quando un gestore lascia l’azienda di regola chiudiamo la posizione, a meno che non si tratti di fondi “process driven”, che offrono piena continuità.

Come definirebbe la selezione dei fondi? E come definirebbe se stesso?
Sono solito definire la selezione dei fondi una attività artigiana e mi piace pensare che sia “sufficiente” lavorare a regola d’arte per provvedere un buon universo investibile ai miei colleghi. Non c’è un solo modo per fare selezione di fondi e probabilmente neppure un modo migliore, è però importante mantenere viva la propria curiosità, non smettere mai di imparare dai propri errori ed adattare il proprio processo alle mutate condizioni del mercato e dell’industria.