In nuovi massimi dell’azionario USA visti dagli strategist

Erico Marcelino, Unsplash
Erico Marcelino, Unsplash

Una pluralità di fattori, spesso discordanti affollano il campo dei fondamentali macroeconomici. Da un lato il rallentamento della crescita globale con le banche centrali dei Paesi sviluppati che si mantengono accomodanti e dall’altro il grande recupero dell’azionario per l’intero primo semestre del 2019, fino ad arrivare ai picchi assoluti dell’equity USA registrati nel corso del mese di luglio.

Dovremmo temere una correzione del mercato?”, si chiede Nadège Dufossé, head of Asset Allocation di Candriam. “È una domanda che vale la pena porsi, dal momento che la preoccupazione degli investitori sembra persistere, e addirittura crescere, con il rialzo dei mercati finanziari dall'inizio dell'anno. Il mercato azionario statunitense ha raggiunto un picco storico, con oltre 3.000 punti per l'S&P 500; al contempo, anche il mercato europeo è cresciuto quasi del 20% dai minimi registrati nel dicembre 2018. Tuttavia, la maggior parte dei sondaggi mostra come gli investitori siano ancora inclini ad essere prudenti. Un atteggiamento assolutamente in linea con i dati economici. Il rallentamento dell’industria globale si è rivelato molto più forte del previsto e molti paesi presentano un PMI manifatturiero in contrazione, sotto quota 50. Questa apparente disconnessione tra i fondamentali e i prezzi di mercato è all'origine, oggi, della sensazione di disagio degli investitori”, spiega.

Cosa attendersi per l’estate

“Fino a ora la partenza sembra essere delle migliori e chi ha ceduto al vecchio adagio sell in May and go away deve fare i conti con grandi rimpianti”, afferma Donatella Principe, director Market and Distribution Strategy di Fidelity International. “Per quanto lo scenario globale continui a mostrare elementi di fragilità, a nostro avviso, non vi sono rischi di recessione all’orizzonte”, rivela, “e anche le tensioni geo-politiche Usa-Cina possono al massimo rallentare la crescita mondiale ma certo non portarla in negativo”. “In un contesto nel quale alcune variabili non sembrano più seguire le dinamiche del passato (in primis l’inflazione) la lettura del quadro macroeconomico diventa estremamente complessa, aggiungendo incertezza al quadro generale”, aggiunge però Principe che identifica in controllo del rischio e diversificazione le due parole chiave per preparare il portafoglio sia ad un’estate serena che ad un autunno dall’agenda fitta di appuntamenti.

Guardare oltre le interferenze temporanee

Anche secondo Richard Lacaille, global chief investment officer di State Street Global Advisors, non sono attualmente presenti le condizioni per parlare di un rischio recessione. “Se facciamo il punto sugli ultimi 12 mesi, notiamo che la principale lezione da trarre è quella di considerare dove i fondamentali possono portarci nel lungo termine”, commenta. “Con le banche centrali che hanno rinunciato a una normalizzazione monetaria e con i motori della crescita in azione”, prosegue, “prevediamo di assistere a un miglioramento degli utili nell’ultima parte del 2019, almeno negli USA”. “Infine”, conclude, “il rischio climatico è stato centrale nel primo semestre 2019 e sembra che diventerà sempre più importante per gli investitori”.