Il sogno cinese, sul filo del rasoio

Dopo decenni di crescita esponenziale, la Cina sta ora pagando il prezzo: degrado ambientale, ingiustizia sociale e inceppamento del modello economico. Si è molto discusso dell'esigenza di abbandonare gli investimenti pubblici e l'eccessiva dipendenza dalle esportazioni per costruire un'economia più equilibrata sostenuta dai consumi interni. Se la Cina ne uscirà più forte o meno dipenderà dalla capacità di mantenere le promesse e di implementare le necessarie riforme. D’altra parte il presidente della Reppublica popolare cinese Xi Jinping, il leader più autorevole che il Paese abbia mai avuto dopo Deng Xiaoping, vuole essere ricordato come lo statista che ha trasformato il "Sogno Cinese" in realtà e si è impegnato in un piano di riforme ambiziose che promette un nuovo inizio al Paese.

Mentre le economie di tutto il mondo sono in serio affanno, la Cina viene e verrà monitorata  molto attentamente dato che Pechino intende riequilibrare l'economia senza far scoppiare bolle creditizie e immobiliari. Riteniamo che le autorità dispongano della flessibilità necessaria per gestire tale transizione, nonostante permanga il pericolo di una crisi creditizia a fronte del rallentamento della crescita. Nella sua relazione all'Assemblea nazionale del popolo, il premier Li Keqiang ha abbassato l'obiettivo di crescita del PIL 2015 al 7% circa. Li ha inoltre illustrato riforme volte a ovviare alle falle strutturali, come la capacità industriale in eccesso e l'aumento dei livelli d'indebitamento degli enti locali, paragonandoli a "tigri sulla strada" che ostacolano lo sviluppo economico. Tutto questo conferma gli sforzi di Pechino di trovare un equilibro tra crescita e riforme. Tuttavia, in un contesto di debolezza globale, si teme che Pechino si stia muovendo troppo lentamente per combattere le pressioni deflazionistiche, nonostante la banca centrale abbia continuato ad allentare la politica monetaria e a incrementare la liquidità. 

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Dal punto di vista degli investitori, se da un lato  gli effetti delle riforme non si vedranno a breve, dall’altro  nonostante decenni di straordinaria crescita generale, è anche vero che le azioni cinesi negli ultimi anni hanno attraversato una fase di stallo per vari motivi, quali una governance inadeguata e il dominio delle imprese pubbliche. Il recente rally delle azioni di tipo A denominate in yuan sulle borse di Shanghai e Shenzhen è stato, infatti, sostenuto dagli investitori privati cinesi in prospettiva di ulteriori misure di stimolo del governo ma, in assenza di prove solide di crescita degli utili a fronte di un rallentamento economico, sarà difficile da mantenere. L'indice CSI 300, che segue le azioni di tipo A su entrambe le borse, è salito di circa il 164% da inizio 2002, mentre il prodotto interno lordo è cresciuto di oltre sette volte nello stesso periodo, stando alle stime del Fondo Monetario Internazionale. L'indice MSCI Asia Pacific (ex-Japan) si è invece quasi triplicato.

Le opportunità

Quali opportunità cogliere in un contesto di grande cambiamento come quello che la Cina di oggi sta attraversando? L'andamento dei consumi continua a essere interessante perché l'aumento della spesa interna rappresenta un elemento centrale del programma di riforme cinesi, che si traduce in domanda di immobili, viaggi, cellulari, elettrodomestici e alimentari da supermercato. Crediamo fortemente a questo andamento, anche perché puntiamo sulle imprese 'semplici e facili da comprendere'. Ad esempio, tra le 118 società che abbiamo incontrato l'anno scorso, prediligiamo le imprese del settore viaggi, che dovrebbero trarre vantaggio dall'aumento dei cinesi che raggiungono stili di vita migliori. Altri comparti che beneficeranno dell'aumento del benessere sono le assicurazioni e la sanità. Siamo invece meno propensi all'immobiliare a causa della flessione ciclica e dell'accumulo di debito. Per quanto riguarda la risonanza dell'e-commerce, le migliori opportunità sono quotate all'estero. Le autorità intendono procedere con una politica che prevede il trasferimento di un numero maggiore di persone in città, dove la spesa media è superiore a quella delle zone rurali. Agli abitanti delle campagne e ai lavoratori migranti che risiedono nelle città verranno concessi diritti legali che libereranno più reddito disponibile. Queste persone andranno così a ingrossare le fila del ceto medio. Negli anni a venire, quindi, la spesa dovrebbe essere sostenuta, complice anche l’elevato tasso di risparmio, tra i maggiori al mondo. 

D’altro lato, la liberalizzazione della proprietà statale rappresenta una questione complessa, ma al contempo un’opportunità per gli investitori. Per i sostenitori, la Cina ha perfezionato il proprio stile distintivo di capitalismo statale, consentendo alle imprese più grandi, che non conoscono la concorrenza del mercato, di battere i rivali all'estero grazie al basso costo dei finanziamenti. In termini di settori, le imprese meglio gestite sono quelle commerciali e potrebbero risultare interessanti agli occhi degli azionisti esterni, mentre le peggiori, come società di estrazione del carbone, produttori di acciaio e produttori industriali, erodono valore, dato che hanno beneficiato finora di politiche che hanno portato a investimenti eccessivi. 

Fondi azionari cinesi in vendita in Italia con Morningstar analyst rating
Fonte: Morningstar Direct. Dati a fine maggio. Rendimento annualizzato in euro.

Fondo Società Morningstar Rating Overall Morningstar Analyst Rating Ritorno totale a 1 anno Ritorno totale annualizzato a 3 anni
Allianz China Equity IT USD Allianz Global Investors ★★★★★ Bronze 85,6 26,57
Baring Hong Kong China A USD Inc Baring ★★★ Neutral 70,03 20,26
BGF China C USD Acc BlackRock ★★★★ Neutral 84,27 25,13
Fidelity China Focus E-Acc-EUR Fidelity - Bronze 88,93 26,45
GAM Star China Equity USD Instl Acc GAM ★★★ Bronze 64,32 28,03
JPMorgan China Pioneer A-Share JPMorgan AM ★★★★ Neutral 170,8 32,35
Robeco Chinese Equities D EUR Acc Robeco ★★★★ Silver 74,81 26,56
Schroder ISF China Opportunities B Schroders ★★★★ Silver 73,51 23,23

 

Punto cruciale è che molte di queste imprese statali impiegano migliaia di persone che non possono essere semplicemente licenziate. Il governo riconosce l'esigenza di snellire colossi elefantiaci al fine di raggiungere una maggiore efficienza. Idealmente, 'meno Stato' significa far sì che queste imprese pubbliche si comportino in modo più simile a quelle  private, eliminare i sussidi di cui esse godono e permettere una proprietà maggiore del settore privato in tali società.

Disciplina che deve arrivare, comunque, dai mercati. Il settore bancario rappresenta presumibilmente il più importante banco di prova per la liberalizzazione. I politici hanno proposto cambiamenti come la possibilità di consentire alle forze di mercato di determinare i tassi di deposito bancari e di fissare il valore dello yuan. Una volta attuate, le riforme del presidente Xi sono destinate a sostenere gli investitori, anche grazie al miglioramento della qualità delle società che raccolgono capitale in borsa che dovranno competere in modo più efficace per attrarre i risparmi.