Il ruolo delle fondazioni bancarie nella lotta alla povertà educativa ed economica

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Alberto Brambilla

Esiste la povertà in Italia? Innanzitutto bisogna chiarire cosa si intende con il termine povertà.

L’Istat definisce due tipi di povertà: quella relativa e quella assoluta.

  • Povertà assolutaintesa come impossibilità di accedere a un paniere di beni e servizi considerato essenziale per uno standard di vita minimamente accettabile. Le soglie di povertà assoluta si differenziano per composizione della famiglia, per area geografica e per tipo di comune di residenza (es. per un adulto di età compresa tra i 18 e i 59 anni che vive solo, la soglia di povertà assoluta è pari a 826,73 euro mensili se risiede in un’area metropolitana del Nord, 742,18 euro se vie in un piccolo comune settentrionale, 560,82 euro se risiede in un piccolo comune del mezzogiorno). 
  • Povertà relativa: calcolata sulla base della spesa media pro-capite per consumi (per una famiglia di due componenti nel 2017 è stata stimata pari a 1085,22 euro). Per famiglie di ampiezza diversa il valore si ottiene applicando una scala di euivalenza, che tiene conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare del numero di componenti.

La povertà dipende da diversi fattori come i problemi psicofisici o eventi dannosi (perdita della salute o del lavoro o della famiglia, divorziati sono i nuovi poveri); dai vizi come il gioco d’azzardo, le tossicodipendenze o alcoldipendenze, la cattiva alimentazione, una vita non salutare e un'incapacità culturale ed educativa di affrontare i problemi della vita. Alberto Brambilla, presidente Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali la riassume con un’unica frase: la povertà educativa e sociale.

“Se confrontiamo i numeri della povertà assoluta e relativa, ci accorgiamoche oltre la metà dei poveri si può individuare in soggetti a rischio per gioco d’azzardo, droghe, alcol”, fa notare Brambilla. “E ci siamo limitati a tre macro-patologie, ma ce ne sono molte altre che derivano da un non corretto stile di vita: si pensi, ad esempio, all’elevato numero di soggetti che soffrono di depressioni, oppure, a quelle derivanti da scorretti regimi alimentari che portano a fenomeni come l’obesità. Tutte queste patologie sfociano per almeno il 50% in malattie croniche, che certo non agevolano la ricerca del lavoro o il mantenimento dello stesso”. 

Il ruolo delle Fondazioni bancarie nella lotta alla povertà educativa ed economica

In che modo le fondazioni bancarie possono essere un punto di riferimento per la lotta contro la povertà educativa ed economica?

Roberta Demartin, presidente fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia ricorda che la fondazione bancaria investe sempre in un’ottica di medio lungo termine. “Quando definiamo una strategia di azione sul territori, lo facciamo con iniziative che devono essere di tipo strutturale. Il patrimonio della fondazione non è solo finanziari, ma deve basarsi anche sugli aspetti culturali per migliorare la qualità della vita delle persone”. 

Luca Iozzelli, presidente fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, ricorda che quando si parla del tema della povertà non bisogna cercare solo risposte delle risposte dal punto di vista economico. “Anzi, spesso l’aiuto economico aggrava la situazione. Per noi è un tema educativo che comincia dalle scuole. Per questo motivo puntiamo sulle borse di studio e dai sussidi didattici alle famiglie”. 

A seguito della crisi economica nel nostro Paese è aumentata la paura e la divisione sociale. “Io sono convinta che le fondazioni possano giocare un ruolo fondamenale come promotori e come collante sociale, ma per fare questo bisogna essere capaci di ascoltare”, spiega Giusella Finocchiaro, presidente fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Le fondazioni devono essere in grado di promuovere dei progetti di lungo periodo che toccano tutti i temi: dal scuola, all’educazione alimentare, sessuale e civile”.