Il ritratto dell’investitore moderno

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Commento a cura di David Goodsell, executive director del durable portfolio construction research centre di Natixis Global Asset Management.

Qual è oggi il pericolo maggiore per gli investimenti? Posso perdonarvi se rispondete mercati volatili e crescita economica. In realtà si tratta, invece, dell’investitore in persona.

L’investitore moderno non è solo ansioso. È profondamente combattuto. La nostra recente ricerca condotta sugli investitori italiani e globali mostra quanto è profondo tale conflitto. I risparmiatori dichiarano, infatti, di desiderare la crescita del proprio patrimonio, ma non vogliono prendersi dei rischi. Valutano gli investimenti passivi per i loro bassi costi, ma poi credono che abbiano meno rischi. Intendono misurare la performance dei propri investimenti sulla base di obiettivi personali, ma poi ammettono di non averne. Comprendono che dovranno assumersi maggiore responsabilità per la propria pensione, ma sottostimano i relativi costi. E la lista potrebbe continuare.

Quanto è importante tutto ciò? Lasciare irrisolti questi nodi riduce la capacità di risparmio e di investimento e impedisce ai risparmiatori di agire oggi in modo tale da provvedere per un domani stabile e sereno.

Prudente, ma alla ricerca di rendimenti a doppia cifra

La maggioranza dei risparmiatori italiani intervistati si definisce “prudente". Allo stesso tempo dichiara di aver bisogno di rendimenti medi del 9,9% sopra l’inflazione per raggiungere i propri obiettivi – che nel contesto attuale li esporrebbe a una significativa volatilità. Non molti sembrano tollerare bene il rischio: l’82% degli italiani, infatti, preferirebbe la sicurezza rispetto alla performance. Ciò di cui hanno bisogno, quindi, gli investitori è una migliore educazione sul concetto di rischio e una guida per comprendere quanto ne possono davvero tollerare.

Vede “costi bassi” e pensa “meno rischio”

Quando si tratta di investimenti passivi o indicizzati, un numero sorprendente di investitori pensa che costi più bassi significhino meno rischi. Sei investitori italiani su dieci considerano gli strumenti passivi meno rischiosi e utili a minimizzare le perdite. Ma per loro natura, i fondi passivi non hanno una gestione del rischio. Quando i mercati salgono, generano rendimenti, quando i mercati scendono, subiscono delle perdite. Le strategie passive hanno un chiaro ruolo all’interno dei portafogli - insieme agli investimenti attivi - ma gli investitori devono capire le caratteristiche dei vari prodotti. Gli investitori professionali lo fanno. La nostra ricerca annuale sugli investitori istituzionali mostra appunto come questi ultimi inseriscano gli strumenti passivi per mantenere i costi generali bassi, mentre si rivolgono alla gestione attiva per ottenere rendimenti e avere una gestione del rischio.

Orientato agli obiettivi, ma senza averli ben chiari

Sette investitori italiani su dieci chiedono di valutare la performance degli investimenti sulla base dei propri obiettivi personali. Ma ciò sembra improbabile se solo il 58% ha obiettivi finanziari ben definiti e se ancora meno, il 33%, ha un chiaro piano finanziario. Il primo passo, quindi, per ogni investitore deve essere definire in maniera chiara obiettivi specifici e lavorare con un consulente finanziario che lo possa aiutare a costruire un piano realistico per poterli raggiungere.

Comprende il problema della pensione, ma sottostima cosa è necessario

Gli italiani sono consapevoli che la responsabilità per la propria sicurezza finanziaria post-pensionamento si sta spostando sempre più sulle loro spalle. In media, gli investitori italiani dichiarano di aver bisogno del 71% della loro rendita pre-pensionamento per poter vivere una volta andati in pensione. Tale dato si posiziona nella fascia bassa di quel range indentificato tra il 70% e l’80% raccomandato generalmente. I risparmiatori devono considerare l’allungamento della vita e la longevità come il rischio maggiore. Definire quanto risparmiare deve iniziare con un calcolo di quanto vivranno dopo il pensionamento.

Gli investitori devono, quindi, risolvere ancora molti nodi, ma la buona notizia è che ora riconoscono il valore della consulenza professionale. La maggioranza dichiara che la consulenza vale il pagamento di una fee e due terzi ritengono che chi ottiene una consulenza ha maggiori probabilità di raggiungere i propri obiettivi finanziari. Gli investitori oggi hanno una chiara visione di ciò che vogliono da un advisor finanziario: vogliono essere più informati, vogliono soluzioni per gestire i rischi, vogliono definire obiettivi e piani per raggiungerli. I risparmiatori desiderano quindi una relazione diversa e più collaborativa con i propri consulenti.

Un risparmiatore su due pensa che l’industria degli investimenti non metta al centro i suoi interessi. Se vogliamo ricostruire tale fiducia, dobbiamo sederci accanto all’investitore sullo stesso lato del tavolo. Dobbiamo porre il rischio al centro della discussione per aiutarlo a comprendere cosa può realisticamente aspettarsi dai propri investimenti. Dobbiamo smettere di parlare di prodotti e iniziare a parlare di portafogli personali definiti sulla base dei suoi obiettivi specifici. Dobbiamo informare di più e meglio gli investitori. È nostra responsabilità aiutarli a prendere decisioni di investimento più consapevoli e informate per il loro futuro finanziario.