Il paradiso per gli stock picker secondo East Capital

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Diverse sono le società di analisi che hanno evidenziato quanto importante sia stato l’incremento degli AuM totali dell’industria dell’asset management a livello globale nel corso del 2017. A cavalcare l’onda è stata East Capital, che lo scorso anno ha fatto registrare una gestione complessiva superiore ai 4 miliardi di dollari (dati al 31 dicembre 2017).

A svelarlo a Funds People è Daniele Mellana, director dell’asset manager scandinava, il quale ha spiegato nel dettaglio l’offerta che mette a disposizione la società nel mercato italiano. “In termini di flussi positivi, abbiamo avuto un bel riscontro nel corso del 2017, soprattutto per le strategie più consolidate della casa, quindi Russia ed Est Europa. Abbiamo sviluppato tutto il business dei mandati, e in più abbiamo anche lanciato una nuova strategia che è quella dei mercati emergenti sostenibili, che registra 80 milioni di euro in gestione. Tale strategia si è sviluppata parallelamente all’East Capital China Environmental, che ha raccolto 50 milioni di euro (dati al 30 marzo 2018)”, afferma.

Quella di East Capital è una specializzazione settoriale specifica. Dal 2017, la società ha intrapreso un suo percorso per posizionarsi come leader negli investimenti sostenibili nei mercati emergenti e di frontiera. “Questo focus arriva in un momento di forte interesse per queste aree, sia sul fronte del credito sia su quello azionario, dove noi operiamo esclusivamente. Non stiamo puntando in nessuna strategia in particolare, perché vediamo diverse opportunità all’interno della nostra offerta. Abbiamo infatti soluzioni che investono in Russia ed Est Europa, anche con un focus ‘single country’, tre strategie in Asia, una Asia emergente, una tematica di Cina ambientale e un’altra di azioni domestiche cinesi. Infine, le due strategie globali, un fondo sui mercati di frontiera e uno sui mercati emergenti sostenibili”, spiega il manager.

Diverse opportunità

In realtà, la casa di gestione vede delle buone opportunità in diverse regioni: “Per quanto concerne la Russia, il Paese ha visto un ritorno della crescita economica, dove il mercato ha il sostegno del prezzo del petrolio, un mercato che comunque rimane a sconto rispetto alla media dei mercati emergenti e dividendi fra i più alti al mondo. Un contesto macroeconomico positivo che si affianca a tale crescita, supportato anche da un rublo meno correlato al prezzo del petrolioe livelli di inflazione ai minimi storici”.

Mellana spiega poi come l’Asia, nel suo insieme, raggruppi circa il 70% del benchmark emerging markets, quindi “un’area che non può assolutamente essere trascurata”. Dove si vedono quindi le opportunità in quest’area? “Se nel corso del 2017 il settore tecnologico asiatico ha corso tanto, vediamo altri settori che hanno anch’essi un profilo innovativo/tecnologico ma con un rischio-rendimento interessante, come ad esempio il settore ambientale cinese. In Cina, è stata infatti ristabilita l’intenzione di investire nel settore ambientale perché è un argomento molto discusso sui media cinesi, dove l’inquinamento causa accesi dibattiti nonché un elevato costo sociale. Crediamo questo possa rappresentare un’opportunità anche in virtù del fatto che a inizio anno è stato un segmento sottovalutato, per cui presenta margini di rivalutazione molto alti”.

Secondo l’esperto, un altro tema da notare è quello dei mercati di frontiera, un paniere di mercati molto vario, singolarmente molto volatili, che però messi tutti assieme, essendo abbastanza decorrelati fra loro, creano un portafoglio poco volatile e poco decorrelato rispetto all’equity sia emergente che sviluppato. “È un’asset class che, ad oggi, ha circa 20 miliardi di dollari di capitalizzazione, e che ha ripreso a ricevere flussi da parte degli investitori internazionali. Essendo mercati relativamente piccoli, l’afflusso di nuovi investimenti sta pian piano sostenendo i mercati sottostanti e l’interesse verso questo paniere di aziende continua a crescere. Da circa tre anni, infatti, questi mercati sono stati caratterizzati da rialzi moderati intorno al 10% su base annua, il che lasciano pensare che questo sia l’inizio del nuovo trend”, dichiara.

Trasformazione in corso

Da un po’ di anni, dall’ufficio di Hong Kong, East Capital gestisce un fondo che investe in azioni domestiche cinesi, che di fatto, oggi, questo è un prodotto chiuso interamente sottoscritto da un investitore istituzionale. “Quello che faremo nei prossimi mesi è di trasformare il fondo in una strategia UCITS 4 a liquidità giornaliera, perché riteniamo che le opportunità in questo mercato siano enormi”, afferma il manager. 

La prima spinta, a detta dell’esperto, è data dal fatto che, nella primavera del 2018, le azioni domestiche cinesi verranno inserite all’interno del benchmark MSCI Emerging Markets. Inoltre, il mercato domestico cinese rappresenta per la società una sorta di “paradiso” per uno stock picker, “perché il numero di aziende quotate è enorme e vi è ancora una mancanza generale di ricerca. Chi dispone quindi di research expertise ha molte potenzialità di superare il benchmark. L’esperienza ad oggi, a giudicare dal comportamento del fondo dal suo lancio, è stata incredibilmente positiva in termini di performance. Sono mercati ancora imperfetti dove, a prescindere dagli investitori locali, mancano ancora gli investitori internazionali, quindi sono sicuro che questo diventerà un tema centrale nel medio-lungo termine. La nuova strategia sarà disponibile dopo l’estate”.

Frontiera a tutto campo

In Italia, la casa ha quindi registrato i seguenti comparti: Russia, Est Eusopa, Asia emergente, Cina ambientale, mercati di frontiera globali e mercati emergenti sostenibili. “In generale, per tutta l’offerta East Capital, siamo investitori equity attivi che basano la propria strategia su un investimento in aziende che abbiano un business sostenibile nel lungo termine. Riteniamo fondamentale l’approccio locale e quindi incontrare le aziende più rappresentative all’interno dei portafogli. I punti in comune più interessanti tra tutte le nostre strategie sono il fatto che come società puntiamo su temi di investimento secolari di lungo termine. In Paesi caratterizzati da una forte crescita, nei nostri portafogli, i temi legati ai consumi domestici sono quindi privilegiati. Quando non si riesce a prenderli direttamente per problemi di liquidità, si cerca di avere un’esposizione indiretta su questo tipo di storie”, spiega Mellana. 

Tuttavia, nei fondi regionali o globali non vi sono alcuni limiti di benchmark settoriali o geografici, “nel senso che cerchiamo di dare la più ampia esposizione possibile. Ad esempio, nella strategia Est Europa abbiamo un’esposizione su tutta la frontiera, quindi i Paesi balcanici, ovvero ex Jugoslavia più la Romania, e i Paesi del Baltico, quindi mercati più piccoli che per differenti ragioni riteniamo interessanti. In questo contesto, riteniamo interessante la storia di convergenza verso l’Unione Europea, che è stata completata di fatto nel Baltico ed è ancora in progresso nella parte balcanica. È un tema di interesse per i nostri investitori anche nei mercati più piccoli. Un altro tema è quello che il fondo Asia emergente prevede anch’esso una forte allocazione nell’Asia di frontiera per la stessa ragione, anche se l’allocazione in questi Paesi è data dalla selezione di una determinata azienda, quindi l’allocazione geografica è il risultato dell’allocation dei titoli quotati in un determinato Paese”.

Nati come gestori con radici regionali, i team si sono col tempo evoluti verso un profilo maggiormente globale, grazie alla scelta di operare in modo capillare, “ad esempio operando da più di 10 anni nei balcani, o in Nord Africa attraverso una strategia turca, abbiamo sviluppato una expertise nel lavorare in mercati poco liquidi. Attraverso le strategie regionali che avevamo, ci siamo accorti di poter coprire quasi il 90% delle aree di frontiera del mondo, quindi abbiamo poi deciso di lanciare un fondo che si focalizzasse su questi temi in particolare”.

La società svedese, con base a Stoccolma, prevede team di investimento di ricerca locali divisi tra Mosca, Hong Kong e Dubai, per coprire Est Europa, Asia, Medio Oriente e Africa. 

Iniziative

Tra le iniziative dell’asset manager, vi sono viaggi con la clientela, come quello del novembre del 2017. “Abbiamo organizzato un viaggio in Cina con i nostri investitori attraverso più città, fra le quali Chongqing, Hangzhou e Shenzhen,dove abbiamo avuto modo di visitare diverse aziende in cui investiamo, tra cui BYD, uno dei maggiori prouttori al mondo di veicoli elettrici non solo su base locale, in cui, tra l’altro, ci ha anche investito Warren Buffet”, conclude Mellana.