Il mondo obbligazionario nel 2019, secondo Kairos

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Rocco Bove

Come sarà il mondo obbligazionario nel 2019? Nessuno, certo, ha la sfera di cristallo per capire cosa riserverà il nuovo anno a gestori e investitori. Ma è chiaro che alcune direttive sono state tracciate e che, rispetto a un 2018 piuttosto deludente, gennaio è partito in maniera sicuramente diversa. E col piede giusto. Come spiega Rocco Bove, head of Fixed Income di Kairos, sono molteplici i fattori che hanno dato uno sprint positivo. “In primo luogo il posizionamento di noi operatori”, dice l’esperto. “Veniamo da un 2018 horribilis, e dicembre è stato un mese di sell-off. Tutti gli operatori, perciò, siamo posizionati in maniera estremamente cauta, e questo posizionamento leggero in realtà è stato foriero di un bel rally a gennaio”.

Tuttavia non basta la cautela per spiegare questo cambio di rotta. Ci sono anche dei motivi fondamentali. “Uno dei motori che alimenta questo rally è di sicuro la svolta dovish della Fed. I rendimenti del Treasury decennale è passato in un mese da un livello di 3,25 al 2,60%, salvo fermarsi oggi attorno al 2,80%. Questo significa che il mercato trova fiducia nel supporto della Fed e soprattutto che trova anche un po’ di liquidità. Non dimentichiamoci come il dicembre 2018 sia stato un mese pessimo anche dal punto di vista della liquidità che è totalmente evaporata”.  

Frattanto quest’anno sono già diversi i fattori sul tavolo. Da una parte c’è il tema Brexit che continua a tener banco, vista la recente sconfitta parlamentare dell’accordo proposto dal primo ministro britannico Theresa May, dall’altra la trade war con gli sviluppi dei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina, che vedranno un nuovo round di incontri il 30 e 31 gennaio. In mezzo, poi le elezioni politiche europee. “Il 2019 sarà un anno complesso per i mercati. Il primo fattore che guiderà il posizionamento e la capacità di recuperare quanto perso è il ciclo economico. Credo che il nuovo anno ci consegnerà un’economica più debole del passato, ma questo in fondo è già nei prezzi. La vera domanda da porsi è quanto più debole sarà l’economia. Bisognerà capire se siamo semplicemente in un momento in cui l’economia riprende fiato o se si tratta di un momento recessivo. Questo modificherà l’asset allocation. Brexit, trade war, sono tutti elementi che in qualche modo il mercato ha digerito e sta digerendo. Le elezioni europee invece potrebbero rappresentare un aspetto più complesso, certamente uno dei fattori più delicati dell’anno”, continua l’esperto.

In tale contesto perciò anche le scelte di asset allocation cambiano. C’è un atteggiamento più ottimista rispetto al recente passato: “c’è del valore, ci sono buone opportunità e buoni fondamentali. Va ricordato però che la fine del QE porterà ad una volatilità dei mercati sicuramente più elevata. È probabile che la volatilità cambi rotta e tenda a salire. Questo non significa che i mercati scenderanno. Anzi, dovremmo avere dei mercati positivi ma condizionati da una più alta volatilità”, dice Bove. Che poi aggiunge qualche consiglio dal punto di vista gestionale. “In primis, è necessaria una maggiore selettività e ricerca del valore fondamentale delle aziende o del Paese che mettiamo in portafoglio. Inoltre siamo chiamati a dover allungare il nostro orizzonte temporale altrimenti restiamo schiacciati dalla volatilità tattica, proprio perché i mercati continueranno a fare sue e giù per tutto l’anno”, conclude il gestore.