Il mondo della finanza è pronto per la sfida sostenibile

Joe Colombano, Consigliere, MainStreet partners. Foto: Federica Carlet
Joe Colombano, Consigliere, MainStreet partners. Foto: Federica Carlet

Contributo a cura di Joe Colombano, consigliere di MainStreet Partners.

Se il concetto di sostenibilità domina le discussioni nei consigli di amministrazione e nel management di società grandi e piccole, compreso in Italia, lo si deve anche agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), l’agenda internazionale concordata dalle Nazioni Unite nel 2015 per lo sviluppo economico, l’inclusione sociale, la protezione dell’ambiente e il rispetto dei diritti umani. Il modo in cui tali priorità sono espresse, in 17 obiettivi chiari, ognuno con una serie di targets con indicatori statistici per la loro misurabilità, li rende specialmente utili alle imprese in cerca di criteri di riferimento e metriche per le loro attività sostenibili e di ESG.

La grande innovazione degli SDGs sta nella loro universalità: gli obiettivi devono essere realizzati da tutti i Paesi, non solo quelli in via di sviluppo. Si è così superata la mentalità post-coloniale che divideva il mondo in Paesi avanzati e Paesi in via di sviluppo e si è finalmente presa coscienza che molte delle sfide contemporanee sono spesso di natura globale, per quanto prendano forme e dimensioni locali diverse, a seconda delle risorse economiche, umane, naturali e tecnologiche dei singoli paesi.

Cambiare paradigma

L’universalità degli SDGs ha due conseguenze importanti: innanzitutto la natura trasformativa delle politiche necessarie a realizzarli, soprattutto nei Paesi avanzati. Non è più sufficiente semplicemente destinare risorse alla cooperazione internazionale come è stato fatto in passato. Realizzare questa nuova agenda vorrà dire invece interrogarsi su come le economie dei Paesi avanzati possano essere trasformate radicalmente, per esempio con la de-carbonizzazione del sistema energetico.

L’altra conseguenza è che la realizzazione degli SDGs richiede un nuovo modo di collaborare, dal momento che le sfide della sostenibilità, per numero e dimensione, non possono essere affrontate da soli, neppure dai governi più ricchi. Si dovrà invece promuovere una nuova Global Partnership per lo sviluppo sostenibile, che unisca governi, settore privato, società civile e comunità internazionale.

Centralità del settore privato

In questo senso, l’industria e la finanza hanno un ruolo imprescindibile, sia per le risorse che possono mobilizzare, sia per le competenze e professionalità che possono contribuire. L’investimento necessario per realizzare gli SDGs è stimato intorno agli 11.500 miliardi di dollari. Data l’entità di tale fabbisogno, pari a circa il 13-14% dell’economia mondiale, le risorse pubbliche non sono sufficienti, basti pensare che il totale dell’aiuto allo sviluppo per il 2018 era circa 150 miliardi di dollari. Si tratterà invece di coinvolgere la finanza internazionale per indirizzare importanti flussi finanziari su progetti e prodotti per lo sviluppo sostenibile.

La buona notizia è che il mondo della finanza è pronto. Da tempo si è compreso che esiste un crescente mercato di consumatori che chiedono prodotti e servizi per rispondere ad una nuova sensibilità. Questo si riflette nell’impegno al purpose oltre che al profit, non solo per ragioni di rischio alla reputazione dei marchi, ma perché si comprende che esiste un mercato disposto a retribuire quei valori aziendali in sintonia con quelli, sempre più sofisticati, dei consumatori. Con una stima di circa 31.000 miliardi di dollari, non si può certo dire che si tratti di un mercato di nicchia.

Naturalmente, le buone intenzioni non bastano e un serio programma in supporto a questo nuovo modo di fare business dovrà necessariamente includere regolamentazioni e leggi a tutela dei consumatori, per distinguere chi davvero fa finanza sostenibile da chi semplicemente approfitta dell’interesse che si è creato intorno alla sostenibilità. Nel frattempo, la scommessa degli SDGs è che questa nuova sensibilità continui a crescere fino a rimpiazzare interamente i mercati tradizionali, facendo emergere come futuri leader gli operatori che meglio sapranno rispondere a questa nuova domanda.