Il factor investing piace sempre di più

Trezzi
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Il peso delle strategie factor investing è destinato ad aumentare nei prossimi cinque anni. A dirlo è Invesco nella sua indagine annuale ‘Global Factor Investing Study’. La previsione degli esperti è che gli investitori retail e istituzionali incrementeranno in modo consistente le allocazioni alle strategie fattoriali, portandole rispettivamente al 17% e 18% entro il 2022. Lo studio ha evidenziato, inoltre, che le allocazioi a tali strategie sono salite al 14% degli asset under management complessivi e che sono principalmente quelle obbligazionarie e multi asset a raccogliere il favore di investitori europei e nord americani.

“L'investimento fattoriale”, spiegano da Invesco, “sta diventando il terzo pilastro nei portafogli, insieme alle strategie attive e passive fondamentali, per mitigare le sfide legate alla determinazione dei prezzi e l'esposizione al rischio geopolitico e macroeconomico nei mercati degli asset pubblici, nonché al pricing, all'accessibilità e alla liquidità nelle categorie alternative e nelle attività reali”.

USA ed Europa a confronto

La domanda di investimenti in strategie fattoriali è cresciuta in tutto il mondo. Nel Nord America, che domina la classifica a livello geografico, questa è trainata prevalentemente da compagnie di assicurazione e fondi pensione statali. “Le istituzioni nordamericane”, scrivono da Invesco, “hanno aumentato le loro allocazioni alle strategie fattoriali portandole al 19% rispetto al 16% del 2016”. Le motivazioni, stando alle risposte degli intervistari istituzionali, risiederebbero nella riduzione del rischio, nella possibilità di catturare più alfa di mercato e nel costo. Tra le strategie fattoriali già consolidate, il prodotto preferito dai due terzi degli intervistati (66%) rimane lo smart beta, basato su strategie fondamentali attive.

In Europa, gli investitori istituzionali hanno spinto l’allocazione in strategie fattoriali al 19% rispetto al 17% del 2016. Nel vecchio continente sono le compagnie assicurative e i fondi patrimoniali sovrani ad alimentare la domanda. Il rapporto rischi/benefici riscontrato tra gli intervistati di quest’area è analogo a quello dei partecipanti dell’America del Nord, seppur con una minor enfasi sulla riduzione dei costi ma contrariamente agli investitori americani, il 62% degli intervistati in Europa si orienta su prodotti quantitativi e solo 38% sugli smart beta.

Strategie fattoriali: pro e contro

Per il 49% degli intervistati che ha adottato strategie basate sui fattori il valore è uno dei fattori più semplici da implementare nell’attuale gamma di strategie fattoriali, seguito da low volume e low volatility. Secondo il 42% del campione, invece, la strategia di più difficile implementazione è il momentum ma tra le risposte trovano posto anche la bassa volatilità e la qualità. Tra i principali aspetti critici individuati, emergono i costi di negoziazione, la volatilità e la frequenza del ribilanciamento.

Domanda ed espansione

Lo studio ha rivelato che l’adozione globale degli investimenti fattoriali è direttamente correlata all'interesse per le strategie multi asset e obbligazionari. Rispetto a queste ultime, due terzi (68%) del campione si è detto convinto che la teoria possa essere applicata al segmento obbligazionario ma solo un terzo (32%) utilizza le strategie fattoriali all'interno dei propri portafogli obbligazionari. Per quanto riguarda le prime, invece, il 52% e il 47% degli intervistati etichetta come preferite le strategie multifattoriali e multi asset.

"La crescita del factor investing negli ultimi dodici mesi dimostra il valore che esso può avere nel portafoglio di un investitore”, ha commentato Sergio Trezzi, managing director, head of retail distribution EMEA (ex UK) & Latam ha dichiarato. “Poiché le politiche delle Banche centrali hanno portato i tassi di interesse ai minimi storici, gli investitori sono sempre più consapevoli del fatto che la qualità della diversificazione nei loro portafogli è molto più debole rispetto al passato”. Secondo l’esperto ciò potrebbe incentivare la domanda di strategie fattoriali obbligazionarie allo scopo di ridurre il rischio e di migliorare la diversificazione e la performance.

"Considerando il fatto che solo un terzo degli investitori è riuscito ad allocare una quota di portafoglio nelle strategie fattoriali preferite, riteniamo che questi prodotti siano la prossima evoluzione dopo gli investimenti fattoriali in azioni. In questo modo saremo in grado di fornire agli investitori una più ampia gamma d’offerta, rafforzando ulteriormente gli investimenti fattoriali come terzo pilastro a fianco alle strategie attive e passive fondamentali", ha aggiunto Trezzi.