I tre motori di performance del Fondaco Multi Asset Income

Giulio Casucci
Giorgio Fata

Il Fondaco Multi Asset Income, che si è aggiudicato il rating Blockbuster 2018, è uno dei prodotti di punta di Fondaco SGR. Il comparto, gestito da Giulio Casuccio dalla data di lancio (maggio 2014), è un fondo di fondi che sfrutta le opportunità offerte dalle asset class tradizionali, combinando un’esposizione flessibile ai mercati azionari, obbligazionari e valutari con uno stretto controllo del rischio. “Il fondo è caratterizzato da tre 'motori' di performance: l’esposizione ai beta di mercato, la componente alpha, sia in termini di excess return creato dai gestori attivi sia di gestione overlay, e l’esposizione valutaria”, afferma Casuccio, head of traditional investments di Fondaco SGR.

Il rischio valutario, che viene gestito in modo dinamico, rappresenta un’opportunità di diversificazione. “Lo scorso anno l’esposizione valutaria è stata un elemento penalizzante, visto il forte rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro, anche se è stato più che compensato dal valore creato dalla gestione attiva, che ha dato un contributo importante. Quest’anno, invece, il rafforzamento del dollaro è stato positivo, considerando l’esposizione valutaria importante del comparto (circa il 50% del patrimonio), principalmente verso il dollaro”, afferma. Inoltre, il terzo 'motore' di performance è la gestione overlay, che viene svolta dal team di gestione al fine aggiustare in maniera opportunistica e tattica l’asset allocation del comparto e intervenire sul profilo di rischio-rendimento del portafoglio con finalità di copertura di rischi specifici, esposizione direzionale o di relative value.

Il processo di asset allocation è basato su un approccio top down e parte dalla definizione dei diversi possibili scenari macroeconomici, del loro impatto sui mercati e della loro probabilità di accadimento. “L’universo di investimento del comparto è molto ampio e viene definito in modo flessibile nell’ambito delle asset class liquide al fine di cogliere le diverse opportunità offerte dai mercati e garantire un’elevata diversificazione”, dice Casuccio.

Struttura del comparto

La struttura del comparto consente di combinare i vantaggi della gestione diretta con quelli della selezione di gestori specializzati. La gestione diretta, a cui è destinato circa un terzo del patrimonio, viene utilizzata prevalentemente sulla componente governativa (sia Paesi sviluppati sia emergenti). “Questo ci consente di far leva sulle nostre competenze maturate in oltre dieci anni di esperienza nella gestione diretta obbligazionaria”, spiega il fund manager.

L’investimento in strategie di terzi, a cui sono destinati circa due terzi del patrimonio del fondo, è realizzato attraverso una delega di gestione su un comparto di un veicolo Fondaco multicomparto. “È uno strumento che ci permette di ricercare strategie che possano aggiungere valore ma al tempo stesso di assumere esposizione a differenti asset class che siano coerenti con la nostra view di mercato”, afferma.

Il comparto rappresenta il risultato di una serie di attività complesse: asset allocation strategica, manager selection, portfolio construction, gestione overlay, gestione del rischio e cash flow generation. “La selezione dei gestori non mira a selezionare i miglior gestori, ma quelli che abbiano uno stile di gestione che meglio si adatta all’asset allocation del comparto”. Nell’ambito della gestione del rischio, che è parte integrante del processo di investimento, la funzione di risk policy consente di monitorare il drawdown del portafoglio rispetto a una soglia di perdita massima che viene aggiustata quotidianamente in modo dinamico (in media 3% su un mese).

Asset allocation e posizionamento di mercato

La società mantiene una view abbastanza positiva sulle asset class rischiose, “con il quadro macroeconomico che rimane un fattore di supporto nonostante il rallentamento del ritmo di crescita economica verificatosi nel primo trimestre del 2018”. Il fondo al momento presenta un’importante esposizione sulla componente equity (circa il 26-27% del patrimonio). “Nel 2017 e fino a febbraio 2018, avevamo una posizione di sottopeso sull’azionario europeo, preferendo i Paesi emergenti e il Giappone. Da fine febbraio, abbiamo assunto una posizione di leggero sovrappeso sull’equity europeo, mantenuto il sovrappeso sul Giappone e ridotto quasi completamente l’esposizione sugli emerging markets”, spiega Casuccio.

Passando alla componente obbligazionaria, la società rimane positiva sul debito emergente, soprattutto sulla componente local currency. “Il quadro economico rimane positivo, i Paesi emergenti sono nella condizione migliore per trarre beneficio dalla crescita globale. Le valutazioni sono più interessanti rispetto a quelle del mercato del credito, soprattutto grazie alla correzione delle ultime settimane che ha reso l’asset class più conveniente. La dinamica positiva dei prezzi delle commodities rappresenta un ulteriore fattore di sostegno per i Paesi emergenti”. Il debito emergente in hard currency è stata la peggior asset class da inizio anno: il rialzo dei tassi di interesse americani e, soprattutto, il rafforzamento del dollaro, hanno impattato negativamente sull’asset class. “L’apprezzamento del dollaro, che non era uno scenario previsto, ha pesato particolarmente sul debito emergente. L’aumento eccessivo dei tassi di interesse americani rappresenta la principale fonte di rischio: riteniamo che il rendimento del Treasury a 10 anni al 3%-3,10% sia un livello di equilibrio”. Il comparto investe circa il 15% delle attività in obbligazioni governative (che includono anche il debito emergente) e poco più del 15% nel settore del credito, “anche se prevediamo di ridurre gradualmente l’esposizione, portandola al di sotto del 10%”.

La società sta adottando un atteggiamento cauto sui tassi di interesse dell’area euro, “in quanto il tapering della BCE non risulta completamente scontato né dai tassi di interesse core né dagli spread. Sulla curva americana, invece, l’inasprimento della politica monetaria della Fed risulta ben prezzato. In occasione della terza riunione di giugno, la BCE farà probabilmente chiarezza sulla sua politica monetaria, con conseguente aumento dei tassi di interesse core”. Per quanto riguarda gli spread periferici, aggiunge l’esperto, “risultano compressi e, con la progressiva riduzione dello stimolo monetario della BCE, ci aspettiamo un allargamento nel 2019”.

Il team di gestione sta incrementando gradualmente la duration del portafoglio, soprattutto sulla parte americana. “Sulla curva americana, il livello del Treasury al 3%-3,10% rappresenta un’opportunità per questioni di diversificazione e protezione del portafoglio. Nel caso in cui si verificasse un rallentamento del ciclo economico o un aumento dell’avversione al rischio degli investitori, il fly-to-quality premierebbe l’obbligazionario, in particolare il Bund tedesco e il Treasury americano”, conclude.