I sei pionieri della finanza più influenti della storia

Captura_de_pantalla_2015-05-04_a_la_s__13
immagine concessa

Se dovessimo nominare la persona che più ha influito nel mondo della finanza, chi sceglieremmo? Sicuramente ci verrebbero in mente molti nomi e, se li mettessimo in comune, probabilmente molti coinciderebbero. Il Financial Times ha selezionato sei uomini, sei ‘pionieri’ che hanno contribuito allo sviluppo del mondo della finanza come lo conosciamo noi adesso. Le loro storie abbracciano quasi tre secoli ma racchiudono delle lezioni che ancora oggi sono attualissime.

Mayer Amschel Rothschild

Rothschild è sinonimo della più grande dinastia bancaria del mondo. Nato nel ghetto ebraico di Francoforte sul Meno nel 1744, ha acquisito esperienza in banca e nel mercato delle valute – un business molto più azzardato rispetto ad oggi, data la mancanza di liquidità e le continue guerre che devastavano l’Europa - prima di diventare il banchiere personale del landgrave di Hesse-Kassel, una posizione prestigiosa che gli permise di emettere i suoi propri bond.

Rothschild divenne dunque un autentico pioniero della finanza e fu il primo a capire l’importanza della dimensione internazionale della banca, per cui mise i suoi figli a capo delle sucursali a Vienna, Napoli, Londra, Parigi e Francoforte. Questa rete internazionale gli permise di fornire ai suoi clienti informazioni finaziarie fino ad allora fuori dalla sua portata. Sette generazioni dopo, la famiglia Rothschild mantiene una posizione privilegiata tra i grandi della finanza internazionale, ma si è anche diversificata puntando su altri settori, come la produzione di vino.

John Pierpont Morgan

J.P. Morgan può considerarsi il padre dell’economia statunitense moderna e della sua industria di servizi finanziari. La sua storia inizia poco dopo la fine della guerra civile negli Stati Uniti, quando ereditò la società bancaria dal padre e approfittò delle relazioni internazionali per convincere gli investitori europei a finanziare la ricostruzione della fiorente economia americana.

Morgan comprese rapidamente che banchieri e azionisti traevano benefici se le società si combinavano in grande conglomerati – come US Steel – che permettevano di ridurre i costi ed eliminare la concorrenza. Riuscì a diventare il banchiere più potente della storia, e uno dei massimi creditori in diverse crisi finanziarie fino alla creazione della Federal Reserve. Da allora le autorità hanno cercato di fare in modo che nessuno riesca ad accumulare di nuovo così tanto potere con varie leggi antimonopolio, come la Legge Glass-Steagall e 1933, che separó gli affari della banca commerciale da quelli della banca d'investimento e divise l’impero di Morgan in due: JP Morgan e Morgan Stanley.

Amedeo Giannini

Il gran merito di Amedeo Giannini fu aprire la banca alle classi medie e ai lavoratori e creare una delle più grandi banche commerciali degli Stati Uniti: Bank of America. Figlio di immigrati italiani che arrivarono in California durante la febbre dell’oro del 1849, Giannini iniziò la sua carriera professionale commerciando con prodotti agricoli fino a che nel 1904, a soli 34 anni, decise di creare la Bank of Italy a San Francisco, diretta ai lavoratori immigrati che non potevano accedere ad un altro tipo di finanziamento.

Gli immigrati italiani furono buoni pagatori con eccellenti profili di rischio e la Bank of Italy aprì succursali in tutta la California, un modello completamente rivoluzionario per quell’epoca. Nel 1930, cambiò nome in Bank of America. Icone come il Golden Gate e giganti come Hewlett-Packard hanno radici proprio in questa banca di origine popolare.

Warren Buffet

Secondo John Auters, giornalista del Financial Times, “Warren Buffet rappresenta una sfida per chiunque abbia provato a guadagnare soldi investendo”. Il migliore investitore della storia e uno dei due o tre uomini più ricchi del mondo, le sue idee sembrano semplici però è praticamente impossibile riproporle con successo.

Discepolo di Benjamin Graham – l’inventore del value investing – l’innovazione di Buffet consisteva nell’applicare questa teoria ad aziende di successo con vantaggi competitivi sostenibili nel tempo, idea che è conosciuta come ‘economic moats’. Un'altra caratteristica è che non diversifica troppo, visto che si concentra su società e settori che conosce bene e mantiene i suoi investitori per decenni. Anche se sa comunque essere opportunista, sia che si tratti di comprare un'azienda intera sia che si tratti di agire como creditore – nel 2008, quando le banche non prestavano - in cambio di fruttuosi tassi di interesse.

In ogni caso è fuori discussione che all’’Oracolo di Omaha’ non manchi il talento: Berkshire Hathaway, l’azienda tessile che comprò 50 anni fa, è diventata la terza azienda degli Stati Uniti per capitalizzazione di mercato e la holding più grande del mondo. Inoltre registra un comportamento eccellente: se  lo S&P 500 ha ottenuto un 1.850% dal 1980, Berkshire è cresciuta di un 84.000%.

Henry Kravis e Muhammad Yunus

Chiudono la selezione del Financial Times Henry Kravis, fondatore della prestigiosa società di fondi private equity KKR (prima chiamata Kohlberg Kravis Roberts) dopo l’acquisto di RJR Nabisco nel 1998, e Muhammad Yunus, l’uomo che è riuscito a cambiare il destino di milioni di persone grazie alla microfinanza, un'idea che gli è valsa il Nobel per la Pace nel 2006.
Clicca qui per leggere l'articolo completo in inglese.

Foto: The Jewish Encyclopedia 1907, Images of American Political History, USPS/Reaper Eternal, World Economic Forum, University of Salford Press Office, trackrecord, flickr, Wikimedia Commons, Creative Commons.