I risparmiatori italiani e la luce accesa da Covid-19

Alessandro Aspesi, Country Head Italia, Columbia Threadneedle
Alessandro Aspesi, country head Italia, Columbia Threadneedle

Una ricerca di Columbia Threadneedle Investments fa luce sulle incertezze degli italiani in questa fase di shock da pandemia. Un sondaggio promosso dall’asset manager e svolto su un campione rappresentativo di 800 italiani nel corso del mese di maggio ha sondato i cambiamenti nella propensione all’investimento avvenuti a seguito dell’outbreak di Covid-19.

Prevale il pentimento

È indubbio che a livello generale le drastiche misure di contenimento messe in atto non solo nel nostro Paese abbiano portato pressione sul patrimonio di molti. Un periodo fecondo per valutare quale gestione della propria situazione finanziaria sia stato fatto prima di entrare nel “momento del bisogno”. A prevalere, il 65% del campione con punte del 78% nella fascia 25-34 anni, è il rammarico per una mancata pianificazione della posizione patrimoniale. Sebbene questa possa dunque configurarsi come un’occasione per ripensare a un approccio più efficace ai propri investimenti in ottica di lungo termine, l’aspetto emotivo risulta avere un impatto significativo, con un investitore italiano su sei che dichiara di sentirsi più propenso a vendere le proprie quote di investimento alla luce della volatilità attuale.

Quale ruolo per i consulenti?

“Il 44% del campione”, si legge nelle conclusioni dello studio, “è diventato più avverso al rischio”. “Questo 44% è la parte di popolazione che la crisi ha reso più incline a privilegiare maggiormente la liquidità. Un segnale di allarme che, da una parte, deve far pensare, in un Paese come il nostro in cui oltre 1.600 miliardi di euro sono già fermi nei conti correnti e, dall’altra, può stimolare il risparmiatore ad affidarsi a dei professionisti per ottimizzare l’allocazione di portafoglio. Ad oggi, però, solo il 13% degli investitori italiani si è già approcciato o intende confrontarsi a breve con un consulente professionale e il 17% è ancora restio a pagare per una consulenza professionale”.

Un terreno fertile ma disseminato di ostacoli, dunque, per i consulenti che a fronte di una maggiore consapevolezza dell’importanza di una pianificazione patrimoniale vedono crescere bias comportamentali inevitabili a seguito di una situazione tanto straordinaria da essere del tutto inedita per la maggior parte della popolazione italiana e non solo.

"Le crisi offrono sempre delle opportunità”, commenta Alessandro Aspesi, Country Head Italia di Columbia Threadneedle Investments. “Come dimostra la nostra indagine, ad esempio, molti risparmiatori stanno oggi, sulla scia della crisi da Coronavirus, rivedendo il proprio approccio alle scelte di investimento insieme a quei comportamenti potenzialmente controproducenti. Stanno infatti ripensando alla pianificazione finanziaria, riconoscendo nuove opportunità e rendendo i propri portafogli ancora più diversificati e, quindi, più solidi nel lungo periodo. D’altro canto, è comprensibile che la recente forte volatilità sui mercati abbia portato ad una maggiore focalizzazione sui rischi”, aggiunge. “Ottima occasione per i consulenti finanziari per stare ancor più vicino ai propri clienti e accreditarsi come partner indispensabili, anche per chi non si è ancora avvicinato al mondo degli investimenti. I consulenti sono infatti indispensabili per supportare l’investitore retail nel correggere possibili bias comportamentali errati, nell’individuare specifici obiettivi finanziari e nello scegliere il miglior approccio per raggiungerli. A nostro avviso, proprio in questo contesto di elevata volatilità, inoltre, si evidenza maggiormente il valore aggiunto della gestione attiva di portafoglio, che diventa realmente fondamentale poiché consente di agire tempestivamente e con approccio selettivo per limitare le perdite e sfruttare al meglio le opportunità di mercato”, completa Aspesi.