I quattro rischi climatici per un portafoglio d’investimento

siccità
rosario moscato, Flickr, Creative Commons

Dopo le ondate di caldo estivo si è soliti riflettere su come il riscaldamento globale stia condizionando sempre di più la vita di tutti i giorni. L’impatto del cambiamento climatico sui portafogli di investimento, però, è un argomento di cui si parla meno ma è sempre più lampante per le società di gestione perché i suoi effetti hanno a che fare anche con il rendimento. A tal proposito, il BlackRock Investment Institute (il centro studi di eccellenza di BlackRock che si occupa di analisi qualitative e leadership intellettuale) ha appena pubblicato un rapporto in cui analizza i modi per adattare i portafogli ai cambiamenti climatici. Gli esperti della società individuano quattro rischi principali vincolati al riscaldamento globale da tenere particolarmente in considerazione nella costruzione dei portafogli.

Rischio fisico

Il primo impatto si riferisce ai danni causati dai cambiamenti climatici estremi, principalmente in due modi: per una maggiore frequenza di fenomeni climatici estremi (tempeste, alluvioni, siccità, incendi devastanti) e per l’aumento delle temperature e del livello del mare.

Secondo quanto indicano da BlackRock, stando ai dati di organi governativi statunitensi, la frequenza di fenomeni ambientali catastrofici che causano perdite per oltre 1 miliardo (si pensi agli uragani Katrina e Sandy) sono aumentati notevolmente negli ultimi dieci anni, con rischi per “il mercato immobiliare costiero, l’agricoltura e le compagnie che posseggono catene di valore in aree geograficamente vulnerabili”. La crescita economica negli Stati soggetti a questo tipo di fenomeni scende di un 10% - 15% al di sotto della soglia normale nei mesi delle catastrofi e si mantiene al di sotto della tendenza nazionale nei 12 mesi successivi.

Da BlackRock, inoltre, fanno notare che “le temperature in aumento hanno evidenti ripercussioni  economiche anche in Paesi sviluppati che posseggono strumenti finanziari e tecnologici per adattarsi”. Secondo uno studio accademico realizzato negli USA nel 2014, la produttività quotidiana di solito si abbassa dell’1,7% per ogni grado in più che segna il mercurio (con temperature a partire dai 15 gradi).

Rischio tecnologico

“Le innovazioni tecnologiche e la caduta dei costi delle energie rinnovabili, reti elettriche, energia fotovoltaica e batterie rappresentano una minaccia per le vecchie industrie e per la domanda di combustibili fossili”, dichiarano da BlackRock. I suoi esperti segnalano che “i cambiamenti tecnologici sono dannosi e potrebbero accorciare gli orizzonti di investimento. I progressi esponenziali nell’energia solare, assieme alle macchine autonome e ai viaggi condivisi, potrebbero soffiare via una parte della domanda di macchine tradizionali e di carburante più velocemente di quanto i mercati si aspettino”.

Gli sforzi che alcune industrie stanno realizzando per ridurre le loro emissioni di CO2 sono già quantificabili. Per esempio, secondo il Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti l’aumento dell’uso dei LED taglierà il consumo di energia di un 40% nel periodo 2013-2030. Secondo Goldman Sachs, la produzione di energia eolica e solare potrebbe assicurare nel periodo 2015-2020 la stessa fornitura dello shale oil nell'ultimo quinquennio.

“L’energia con un uso limitato di carbone è diventata competitiva per costi e meno dipendente da sovvenzioni. Inoltre, molte compagnie vogliono comprare energia direttamente da fonti sostenibili. Quelle rinnovabili permettono agli acquirenti di comprare pacchetti con prezzi fissi a 20 anni, senza esposizione a variazioni nel prezzo delle materie prime. Questo adattamento crea opportunità, specialmente nelle infrastrutture rinnovabili e con un reddito stabile nel lungo periodo”, spiegano dalla SGR. L’altra faccia della medaglia di queste innovazioni è che possono “deteriorare i rating delle utilities tradizionali e la loro capacità di pagare i dividendi”.

Rischio legislativo

“Crediamo che molti governi continueranno a ridurre le loro emissioni e potremmo vederli occupati ad adattare i propri obiettivi in futuro”, spiegano da BlackRock. Gli autori del report mettono in guardia sull’aumento dello tsunami normativo: “In qualsiasi momento possono spuntare nuove leggi e sorprendere gli investitori, turbando lo status quo e favorendo alcune industrie o compagnie rispetto ad altre. A differenza degli eventi climatici sporadici, i rischi normativi sono hic et nunc”.

Tra le conseguenze dei cambiamenti legislativi, gli esperti prevedono ripercussioni immediate e probabilmente negative sui flussi di cassa e un maggior rischio di fallimento delle politiche di compliance, con le conseguenze economiche e legali che ne deriverebbero. L’esempio più recente è lo scandalo Volkswagen. Il rischio normativo, poi, potrebbe anche propagarsi ad altri Paesi: lo tsunami del 2011 in Giappone, per esempio, è stato il pretesto per applicare una normativa più restrittiva sull’uso dell’energia nucleare in Germania.

Dalla società osservano che il cambiamento di normative può anche avere conseguenze sull’appetito dei consumatori, promuovendo l’innovazione imprenditoriale o addirittura cambiando il modello di business di un intero settore. Un caso paradigmatico è quello dell’introduzione generalizzata delle luci a LED, con una riduzione della spesa energetica del 90% dal 2010.

Rischio sociale

In BlackRock sostengono che il cambiamento climatico sta avendo anche effetti sul comportamento degli individui e delle società. Per esempio, un sondaggio elaborato da Nielsen nel 2014 ha rivelato che due terzi dei consumatori sarebbero disposti a pagare di più per un brand sostenibile.

Allo stesso tempo, è aumentato il numero di consumatori, attivisti, azionisti e ONG che stanno facendo pressione sulle società affinché ognuna delle sue catene di valore sia più sostenibile e stanno inserendo il cambiamento climatico nelle agende dei proprietari di asset, specialmente fondi pubblici o endowment universitari. Parallelamente, dicono gli esperti, “i grandi investitori si stanno impegnando a eliminare gradualmente il carbone dai loro portafogli, sopprimendo gli investimenti in compagnie di combustibili fossili o pubblicando le emissioni di CO2”.

In vista della costruzione di un portafoglio, da BlackRock apportano le seguenti puntualizzazioni: “Gli investitori nel lungo termine sono probabilmente più esposti ai rischi fisici, agli asset abbandonati e all’impatto del cambiamento climatico sulla crescita economica. Li vediamo anche posizionati meglio per investire nelle nuove tecnologie che hanno bisogno di tempo per dare frutti”. Viceversa, segnalano che “gli investitori nel breve periodo tendono a essere più vulnerabili ai rischi normativi dell’attualità”.