I fondi pensione in Italia: gestione “in-house”

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Flickr, Creative commons, Dimitris Agelakis

Il sistema della previdenza complementare in Italia continua a crescere, nonostante la lunga congiuntura economica negativa abbia penalizzato la categoria dei fondi pensione per la forte debolezza del mercato del lavoro. Nei primi nove mesi del 2013 il settore ha registrato un patrimonio superiore ai 110 miliardi di euro, con una crescita del 5,8% rispetto all’anno precedente, secondo i dati forniti da  Covip. 

In particolare, i fondi pensione negoziali detengono 33.215 milioni di euro (+10,1 % rispetto al 2012), i fondi aperti 11.290 milioni (+12%).

Un trend positivo di crescita che conferma la capacità del sistema della previdenza complementare di rivalutare i contributi dei lavoratori, utilizzando a questo scopo i mercati finanziari e la capacità dei gestori di investirvi. 

Sulla base di questi dati, Funds People ha chiesto a tutte le SGR italiane censite da Assogestioni che offrono fondi pensione proprio circa la loro gestione del portafoglio.

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La risposta di quelle che hanno accettato di partecipare alla stesura di questo articolo è stata quasi unanime: tutti i prodotti previdenziali vengono interamente gestiti all’interno della struttura  delle SGR usufruendo dell’expertize maturato nelle diverse aree di gestione e con l’obiettivo di costruire forti relazioni con i clienti e fornire risultati coerenti alle loro esigenze.

Per Flavio Tomasini, responsabile Gestione Deleghe e Servizi Istituzionali del Gruppo Mediolanum, “le competenze gestionali e la funzionalità del processo di investimento favoriscono la massima collaborazione e lo scambio di informazioni tra i gestori del gruppo, ottimizzando in tal modo le allocazioni dei portafogli e l’efficienza della performance”.

Da parte sua, Lucio de Gasperi, responsabile Funzione Investimenti Mobiliari del Gruppo Mediolanum ci spiega che “l’obiettivo è quello di soddisfare i bisogni previdenziali di popolazioni di riferimento ampie e indefinite e con qualsiasi orizzonte temporale, comporta la necessità di offrire una pluralità di opzioni di investimento in termini di combinazioni rischio rendimento, orizzonti temporali e relativi rendimenti medi annui attesi”.

Infatti, Gruppo Mediolanum ha privilegiato un modello di team working, per quanto riguarda il processo di investimento, basato sulla collaborazione e sulle analisi condotte dai componenti del team di gestione con competenze finanziarie distribuite sui diversi mercati, asset class, aree geografiche e settori merceologici.

Secondo Luca Felli, responsabile Investimenti Obbligazionari e Valute di Anima SGR, “l’attività di gestione  utilizza e valorizza le diverse competenze presenti all’interno del suo team gestionale, composto da oltre 40 professionisti, per offrire nell’ambito della previdenza integrativa, due forme di business: da un lato, nel suo catalogo, propone il fondo pensione aperto Arti e Mestieri e, dall’altro, gestisce i mandati discrezionali per conto di fondi pensione negoziali e casse di previdenza private”.

 “Si tratta di un prodotto previdenziale semplice e anche flessibile che offre l’opportunità di ripartire l’investimento tra due comparti e di modulare poi la scelta nel tempo in base alle proprie esigenze” spiega Felli.

Per il gruppo Amundi Sgr, il fulcro della politica di investimento è rappresentato dal comitato investimenti che mensilmente definisce le linee guida per la costruzione dei portafogli elaborando autonomamente il materiale prodotto dal team di strategia. 

Sta quindi ai singoli team di gestione, coerentemente con gli obiettivi e i limiti imposti dai mandati e con lo stile che gli è proprio, implementare il portafoglio con posizioni di tipo strategico (in genere su un orizzonte trimestrale) e tattico (su base settimanale).

Efficienza della gestione

“I prodotti di natura previdenziale hanno la peculiarità di caratterizzarsi come un investimento di medio-lungo periodo”, sottolinea Elena Daverio, responsabile Ufficio Gestioni Individuali di Arca SGR. La considerazione di tale peculiarità rende necessario porre una particolare attenzione all’efficienza gestionale ed al controllo dei costi. Arca  ha pertanto scelto di puntare su di “una gestione interna alla societá e orientata verso modelli di tipo top down che privilegino scelte di asset allocation in quanto ritenuta maggiormente qualificante rispetto a gestioni che privilegiano fattori di stock picking” approfondisce Daverio. Le scelte di investimento sono effettuate in coerenza con gli input provenienti dagli specialisti nelle differenti asset class, ed integrate da valutazioni in merito alle specificità normative dei comparti previdenziali. 

Tale processo di investimento consente di raggiungere elevati livelli di diversificazione accanto ad un rigoroso controllo dei rischi e della volatilità allocando al contempo un basso budget di rischio a scelte di stock picking.

Luca Ramponi, CIO Fondi Pensione di BCC Risparmio e Previdenza, concorda nell’affermare che “bisogna perseguire obiettivi di performance coerenti con le nostre previsioni di mercato e con le necessità previdenziali degli iscritti al fondo”. 

All’inizio di ciascun anno, elaboriamo una strategia di asset allocation che deve essere rispettata dal team di gestione per i successivi dodici mesi, al termine dei quali viene aggiornata  sulla scorta del scenario macro-economico, dell’evoluzione dei tassi d’interesse, della modellistica di “fair value” sulle asset class del portafoglio (equity, corporate & high yield, government bond) e delle condizioni del mercato valutario.

Inoltre, continua Ramponi, “nel rispetto dell’asset allocation strategica possono essere implementate variazioni “tattiche” di portafoglio, finalizzate a perseguire opportunità di breve termine, legate alla forza/debolezza del trend in corso rispetto a ciascuna asset class”.

Unica eccezione a questo approccio di management in-house é rappresentato da Intesa Sanpaolo Previdenza che ha deciso di delegare interamente la gestione finanziaria dei fondi pensione, potendo sfruttare le expertize delle società di gestione del Gruppo, Eurizon Capital SGR ed Epsilon SGR

In particolare, ad Eurizon Capital sono stati delegati i portafogli caratterizzati da gestioni a benchmark, mentre ad Epsilon quelli con approccio total return.

Partendo dall’ipotesi che “tutti i prodotti della società sono in grado di offrire molteplici scelte di investimento, con profili di rischio/rendimento differenti  a seconda delle diverse esigenze di ciascun cliente”, il direttore generale Andrea Lesca spiega che i fondi pensione aperti di Intesa Sanpaolo Previdenza si caratterizzano per due differenti approcci alle politiche di investimento dei prodotti. “Se l’orizzonte temporale è breve verosimilmente il cliente preferirà una linea prudente; se invece ha un orizzonte temporale lungo verosimilmente sceglierà un profilo di rischio/rendimento più elevato”.

Controllo dei rischi

La lunga congiuntura negativa e la combinata considerazione del rischio finanziario e di quello demografico gravanti sui prodotti di previdenza complementare, ripropongono il tema dell’adeguatezza della promessa previdenziale offerta e della necessità di addivenire a soluzioni che consentano forme di risk-sharing tra aderente e gestore, tanto della componente finanziaria quanto di quella demografica del rischio.

Per questo Fabrizio Viola, head of Third Party Investments, ci dice che  “Generali Investments Europe ha rafforzato in misura sensibile, in questi anni, le funzioni di analisi e ricerca interne, allo scopo di cogliere più efficacemente i nuovi drivers di mercato imposti dalla crisi (come il rischio sovrano, l’azione delle banche centrali, la congiuntura economica del far-east), cercando di gestire meglio il rischio già a livello di asset allocation e stock selection”. Un  esempio in questo senso é dato “dall’ aver sviluppato un sistema interno di rating sovrano complementare al rating fornito dalle agenzie ufficiali” rivela Salvatore Bruno, co-head of Third Party Investments di Generali Investments Europe.

“In Pioneer Investments il controllo del rischio è sempre stato una peculiarità a supporto della gestione attiva e negli ultimi anni le metodologie di controllo sono state ulteriormente sviluppate” spiega Paolo Casadonte, senior Institutional Sales. “Consideriamo il rischio come una risorsa limitata nel processo di gestione del portafoglio, la quale necessita di essere efficientemente gestita al fine di generare buoni rendimenti” aggiunge Casadonte. Per questo motivo le attività di controllo e monitoraggio del rischio sono parte integrante del nostro processo di investimento, soprattutto nella fase di costruzione dei portafogli. Nel nostro processo si distinguono le attività di allocazione del budget di rischio (risk budgeting) implementate dai gestori di portafoglio con il supporto del team di Portfolio Construction e i controlli di Risk Management implementati da un team indipendente che vaglia le decisioni dei gestori sui singoli mandati.

Della stessa opinione é Armin Weißenegger, direttore Investimenti di PensPlan Invest SGR S.p.A. ”Per i primi anni la società ha gestito i portafogli secondo il sistema multimanager, ovvero delegando la gestione quotidiana dei portafogli in termini di stock/bond picking a gestori specializzati internazionali, mantenendo però il controllo sulla strategia /tattica e la supervisione sulle operazioni intraprese dai singoli gestori”  dice Weißenegger. La gestione diretta col proprio team di gestione è stata intrapresa nel 2008/2009, quando alla luce della grave crisi sui mecati finanziari la società ha deciso di assumere controllo diretto sui portafogli, potendo così incidere direttamente e con maggiore velocità sui patrimoni in gestione. 

“La filosofia di PensPlan Invest  prevede da sempre l’investimento soltanto in strumenti finanziari semplici, trasparenti, di qualità e larga diffusione”, aggiunge il direttore. Pertanto i portafogli hanno attraversato senza maggiori danni la crisi. Sono però aumentati ancora maggiormente gli sforzi per una diversificazione sempre più ampia ed il grado di dettaglio della reportistica con un uso più completo di indicatori di rischio e stress test .  

All’interno del Gruppo Mediolanum e nell’ambito della gestione finanziaria, assume particolare rilevanza la funzione di risk management, che ha sia il compito di supportare ex ante l’attività di investimento, nella costruzione di portafogli in base alle caratteristiche di rischio/ rendimento dei singoli prodotti, sia quello di controllare ex post il profilo di rischio. Le attività svolte, al fine del controllo del rischio sono: analisi del rischio ex ante ed ex post, analisi delle performance e del rapporto rischio/rendimento attraverso indicatori risk-adjusted e analisi di allocazione dei portafogli.

L’attività di controllo del rischio viene svolta attraverso l’utilizzo dei più comuni indicatori tra cui, per esempio, l’analisi della Volatilità e della TEV (Tracking Error Volatility).

Per Elena Daverio di Arca, “l’esperienza della crisi globale ha eliminato definitivamente il concetto di normalità sui mercati finanziari e fatto emergere l’importanza di alcune tipologie di rischio precedentemente considerate marginali”. Operativamente il sistema di controllo dei rischi si è evoluto dando un peso specifico anche a rischi diversi dal rischio di mercato (e.g. rischio di liquidità, rischio di controparte, rischio operativo). “La quantificazione del rischio di portafoglio e dei contributi al rischio è una sintesi necessaria per rendere operativo il controllo” spiega Daverio: “ai modelli parametrici utilizzati in passato in modo esclusivo sono stati affiancati modelli di stima non parametrici e le stime di rischio sono valutate nell’analisi ex-ante anche per mezzo della lettura della volatilità implicita sui mercati e delle condizioni di stress degli stessi”.