I fari puntano tutti su Draghi. Mentre sui mercati europei, per ora, vince la fiducia

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foto: autor European Parlament, Flickr, creative commons

Continua la fiducia ai mercati europei, in attesa di capire quali saranno le future mosse di Mario Draghi, presidente della Bce. È quanto emerge dall’ultimo e consueto sondaggio mensile targato Morningstar che ha interpellato i principali gestori. Questi, inoltre, promuovono Wall Street, su un rinnovato ottimismo per i dati trimestrali.

Nel complesso, l’indice Morningstar Italy Investment Sentiment index (Miisi), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili o in discesa) su un orizzonte di sei mesi, mostra che permane un atteggiamento favorevole all’azionario, mentre aumenta l’incertezza sul tasso di cambio tra euro e dollaro. Con l’Eurozona, insomma, l’appuntamento è a giugno. L’indicatore di sentiment sulle Borse si attesta a 67 punti, in una scala dove 100 indica la massima certezza di rialzo e 0 la massima certezza di ribasso su un orizzonte di sei mesi. Il dato è in linea con quello di aprile e segnala un atteggiamento di attesa per la prossima riunione della Bce, in programma il 5 giugno.

Nell’ultima, Draghi ha confermato la politica monetaria, ma ha anche lasciato intendere che potrebbe intervenire a breve, dopo aver visto i dati macro, in particolare quello sull’inflazione, che attualmente è al di sotto del target del 2% (0,7% ad aprile). L’idea degli operatori è che il presidente della Bce abbia guadagnato tempo, per capire, tra l’altro, quale sarà l’evoluzione della crisi ucraina. I gestori hanno confermato il maggior ottimismo su Piazza Affari, rispetto alle altre Borse europee, anche se l’indice Miisi è calato leggermente passando dai 71,68 punti di aprile a 69,71. La principale ragione sono le valutazioni dei titoli, decisamente attraenti, che stanno attirando gli investitori esteri in cerca di opportunità, in un contesto dove i mercati sviluppati hanno ormai raggiunto valori equi.

Più ottimismo anche su Wall Street. Dopo essere scivolato verso la neutralità, a maggio l’indice di sentiment su Wall Street è tornato a salire sfiorando i 60 punti. Nonostante le valutazioni un po’ tirate, la Borsa americana ha sorpreso in positivo durante la stagione delle trimestrali. Dal punto di vista macro, la situazione rimane complessa. Janet Yellen, presidente della Fed, ha recentemente mostrato preoccupazione per il mercato immobiliare, che gli investitori hanno inteso come una volontà di mantenere una politica espansiva, di fronte al permanere della debolezza congiunturale.

A seguire, migliora il sentiment di Tokyo. A maggio, il sentiment sulla Borsa di Tokyo è tornato ai livelli di marzo, dopo la discesa di aprile. Il Giappone, tuttavia, continua a fare i conti con una situazione economica complicata e un livello di indebitamento che è il più alto della terra (lo stock è pari a otto volte le entrate fiscali annue). Il tutto è aggravato dall’invecchiamento della popolazione e dalla diminuzione dei giapponesi in età lavorativa, che limitano le potenzialità di crescita.

I gestori confermano uno scenario moderatamente positivo per i mercati azionari emergenti nei prossimi sei mesi, con l’indice Miisi a 59,52 punti. Gli occhi rimangono puntati sulla Cina, che continua a mandare segnali contrastanti. Per quanto riguarda gli altri paesi, gli esperti sono convinti che quelli con forti relazioni commerciali con gli Stati Uniti e poca dipendenza dai prezzi delle materie prime faranno meglio degli altri.

Sui bond, meglio la periferia. Nel reddito fisso, i gestori mantengono un sentiment negativo sui titoli governativi core di Stati Uniti e Germania e moderatamente positivo su quelli periferici, in particolare italiani. Rimane stabile, intorno ai 53 punti, l’indice Miisi sul debito emergente. Rispetto al 2013, ci si attende un incremento dello yield dei Treasury, con conseguente rimozione di uno dei fattori che ha sfavorito le obbligazioni dei paesi in via di sviluppo investment grade e in valuta forte nel recente passato.

Sull’euro, infine, l’atteggiamento è incerto. Nelle ultime settimane, l’euro è stato condizionato dalle parole di Draghi e ha prima toccato i massimi del triennio e successivamente i minimi da inizio aprile, sulla possibilità di un ribasso dei tassi di interesse. Tra i gestori prevale l’incertezza per l’andamento futuro. L’indice Miisi si attesta a 42,39 punti, in una scala dove 100 indica la massima probabilità di rialzo della divisa comunitaria sul dollaro e 0 la certezza di un ribasso.