Hovasse (Carmignac): “Un approccio unico per cogliere sfide e opportunità dei mercati emergenti”

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“Cogliere appieno il potenziale dei mercati emergenti”, è così che si presentano da Carmignac, nella web conference dedicata alla strategia con rating Blockbuster Funds People Carmignac Portfolio Emerging Patrimoine, fondo gestito dai portfolio manager Xavier Hovasse e Charles Zerah. Lato equity, i maggiori indici emergenti hanno fatto registrare nel 2017 delle ottime performance, con l’MSCI Emerging Markets US Dollar Hedged Index che ha performato ben il +22,1% YTD, affiancato dall’MSCI Emeging Markets (Local) con il +23,54% YTD (dati al 29 settembre). Per quanto concerne il debito emergente, nonostante l’avanzata fase di correzione obbligazionaria, questa rappresenta comunque un’asset class che ha fatto registrare forti afflussi di capitale.

Ma quali saranno i trend da quì in avanti? Secondo i gestori, fattori fondamentali come la crescita sostenuta delle esportazioni dei Paesi emergenti, aumentate del 3% dal novembre 2016 al luglio 2017, e quindi una crescita dell’attività commerciale globale dopo anni di stabilizzazione quasi a zero, hanno portato tali regioni a trarne importanti benefici. Paesi in fase di recessione, o nella fase conclusiva di questa, sono ora in un contesto di crescita, più sani rispetto al passato; esempi sono Brasile e Russia, Paesi di primaria importanza per il mondo emergente.

Dal Taper Tantrum del 2013, un certo numero di Paesi emergenti sono stati obbligati a inasprire la loro politica monetaria, adeguare il proprio deficit fiscale e i saldi delle partite correnti. La maggior parte dei disavanzi in conto corrente in questi Paesi si è ridotta o addirittura è diventata positiva, cosa che ne ha migliorato i fondamentali, aumentando la resilienza ai movimenti di liquidità degli USA. Un altro cambiamento chiave che abbiamo visto nei mercati emergenti è stato l'inizio di una tendenza alla disinflazione, che ha permesso alle Banche centrali di ridurre i tassi. Tutte queste modifiche hanno permesso a questi mercati di ottenere un premio al rischio interessante e, di conseguenza, il differenziale di rendimento reale tra emergenti ed economie sviluppate ha raggiunto nuovi massimi”, spiega Hovasse.

Il gestore illustra inoltre come il Carmignac Portfolio Emerging Patrimoine rappresenti un approccio unico per cogliere le sfide e le opportunità dei mercati emergenti, attraverso l’unione di tre driver di performance: investimento massimo del 50% del capitale in azioni emergenti in large e mid cap, mercati di frontiera e strumenti derivati sugli indici; investimento minimo del 50% sul debito emergente in titoli di Stato emergenti (denominati in valuta locale o estera), titoli corporate emergenti (denominati prevalentemente in valuta estera), con un ampio spettro di duration modificata che va dal -4 al +10; e investimenti in valute emergenti, dollari americani, euro, sterlina e yen.

Gestione del rischio e flessibilità

La gestione del rischio rappresenta un elemento fondamentale nella strategia del Carmignac Portfolio Emerging Patrimoine, su cui il team di gestione pone infatti grande attenzione al fine di contenere il rischio per gli investitori, proponendo ai propri clienti investimenti in strategie azionarie, obbligazionarie e in valute. Il fondo prevede quindi un approccio estremamente flessibile e rigoroso sulla componente azionaria e obbligazionaria, con due tipi di gestione del rischio:

  • Acquisto di opzioni put - l’aumento delle tensioni nordcoreane nei confronti degli Stati Uniti nei mesi di settembre e ottobre, che potrebbero indurre ad eventuali sviluppi negativi tra i due Paesi, ha indotto il team ad acquistare opzioni put sul mercato coreano già nei mesi estivi. Allo stesso tempo, il team ha acquistato opzioni put anche sull’indice Nasdaq, dato che i titoli tecnlogici hanno beneficiato di un forte rally YTD, con livelli di volatilità quasi ai minimi, e correlando quindi la standard deviation del portafoglio a quella del suddetto indice; perciò secondo i gestori bisogna prestare forte attenzione a ciò che potrebbe andare storto dopo quest’ondata di positività sul settore, elementi che rappresentano quindi dei fattori di criticità.
  • Gestione dell’esposizione – il team considera l’intero spettro della duration modificata (da -4 a +10), nonché la variazione eterogenea e flessibile dell’esposizione azionaria del portafoglio, che va dallo 0% al 50% del capitale totale investito, dove al momento l’Asia risulta la regione maggiormente rappresentante (57% del portafoglio). Il team di gestione considera inoltre la regione EMEA come “fuorviante” (16%), e investe il 27% in America Latina, rispettivamente con il 6,2% in Brasile, l’8,8% in Argentina (propenso al 10% nelle prossime settimane), a scapito del Messico, ridotto al 9% a causa delle future elezioni presidenziali del prossimo anno che, a detta di Hovasse, evidenziano delle prospettive poco rosee.

A detta del gestore, internet e la new economy in Cina offrono diverse opportunità nell’azionario. “Nonostante oggi le valutazioni del settore azionario siano meno convincenti rispetto a quelle dell’obbligazionario, l’azionario dei mercati emergenti offre ancora delle opportunità. L'universo dei mercati emergenti è infatti notevolmente cambiato. Al momento riteniamo che ci siano grandi opportunità nell’azionario cinese, mentre il mercato obbligazionario del Paese non è altrettanto interessante, dato che è relativamente costoso e il rischio corporate è fissato dalle agenzie di rating cinesi e non dagli organismi internazionali, il che complica la valutazione dei rischi. L'approccio di Carmignac si basa esclusivamente sull’investimento nel settore della new economy, in particolare in società che si auto finanziano e presentano un saldo netto di cassa, cosa molto differente rispetto al nostro benchmark e a differenza di molti nostri competitor”, afferma il manager.

Focus argentino

Per quanto concerne la componente obbligazionaria invece, per la casa di gestione francese, il debito emergente in valuta locale risulta tuttora interessante. Dall’asset manager infatti continuano a preferire il debito in valuta locale, specialmente in America Latina e in Asia, dove è possibile trovare un premio interessante, e quindi i due terzi delle esposizioni obbligazionarie restano focalizzate sui mercati locali. “Siamo esposti su Indonesia, Argentina e Messico, oltre che sui bond inflation-linked brasiliani e cileni. In Europa centro-orientale siamo esposti su Russia e Turchia. Il tasso reale pari al 5% offerto dai bond decennali brasiliani rappresenta la migliore opportunità attualmente offerta dai principali mercati emergenti. L’Argentina è uno dei Paesi emergenti più promettenti, con fondamentali molto più solidi di quanto si possa pensare, che attualmente presenta una scarsa presenza di investitori”, sostiene Hovasse.

Carmignac risulta quindi uno dei pochi investitori ad aver puntato molto su questo mercato off-benchmark, riflettendo il suo approccio agnostico sui benchmark e la forte convinzione che ci siano molte opportunità per generare alpha. “Molti investitori tendono a non investire in Argentina per via dell’elevato debito pubblico e della reputazione che il Paese si è guadagnato in passato, ma in realtà in questo Paese ci sono notevoli opportunità per generare alpha”, afferma il fund manager.

Dal default del 2001 fino al 2015, a detta di Hovasse, l’Argentina è rimasta isolata dal resto del mondo, dove, nello stesso periodo, i mercati hanno assistito al QE negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, mentre in Cina il rapporto debito/PIL è cresciuto dal 70% del 2001 al 260% del 2016. Secondo il gestore, questo isolamento dai programmi di quantitative easing ha infatti protetto l’economia locale da spinte artificiali, facendo sì che l’indebitamento delle società argentine rimanesse contenuto. Analogamente, aggiunge l’esperto, il debito delle famiglie nel Paese è tra i più bassi nel panorama degli emerging markets e lo è stato in particolare nel 2015, in occasione delle elezioni di Mauricio Macri, quando l’Argentina era il Paese meno indebitato al mondo.

“Da quel momento, le riforme di Macri hanno riportato l’Argentina sulla strada giusta. Le riforme nel settore delle utility, che hanno portato a un cambiamento dirompente nel breve periodo, saranno in grado di assicurare la produttività nel medio-lungo termine. Oggi l’economia argentina cresce a un ritmo del 4%, un trend che dovrebbe proseguire fino al 2020. Mentre gli altri mercati emergenti aumenteranno il loro livello di indebitamento, le società argentine sono pronte per generare valore per gli investitori. Per questo, nell’azionario, abbiamo un’esposizione rilevante alle banche locali”, conclude il portfolio manager.

Il fondo risulta infine nel primo quartile per standard deviation e sharpe ratio, e ha fatto registrare una discreta performance YTD pari al 7,01% (dati Morningstar Direct al 25 ottobre 2017), performando con volatilitè inferiore il benchmark, elemento di fondamentale importanza per quel tipo di investitoti frenati dall’elevata volatilità dei mercati emergenti.