Harvard o Yale: chi ha ottenuto i risultati migliori con i propri superfondi di investimento?

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Tra i grandi investitori istituzionali ci sono i fondi di investimento delle università statunitensi. Comunemente conosciuti come endowments, muovono complessivamente più di 500 miliardi di dollari. Negli Stati Uniti molti di questi centri sono istituzioni private che si finanziano soprattutto attraverso le tasse dei loro studenti e le donazioni di ex alunni. Di norma, questo denaro confluisce nel fondo e viene usato dalle università per far fronte alle spese correnti per centri di tale portata: pagare i propri dipendenti, mantenere gli impianti, assegnare borse di studio o pagare i dirigenti. La spesa annuale approssimativa che si ritrovano a gestire le università oscilla tra il 3% e il 5% degli asset che le istituzioni hanno investito nei propri fondi. La chiave della strategia degli endowments consiste nell’avere ben chiaro l’obiettivo d’investimento.

Si tratta di fondi che, nella maggior parte dei casi, optano per un portafoglio diversificato tra le diverse asset class e che non hanno un orizzonte temporale predeterminato. Sono strategie in perpetuo. I gestori di questi veicoli, che in alcuni casi sono stati professionisti di grande reputazione nel settore (Mohamed El-Erian ha gestito in passato l’endowment di Harvard), non modificano la loro posizione in base al comportamento che registrano i mercati nel breve termine. La filosofia di fondo è la Moderna teoria di portafoglio del Premio Nobel Harry Markowitz, che dimostra che il rendimento di un portafoglio adattato al rischio può essere ottimizzato diversificando gli asset con correlazioni differenti. Per questi investitori, l’asset allocation è la pietra angolare del processo e solitamente è molto stabile. La rotazione annuale dei portafogli è generalmente molto bassa. L’unico cambiamento significativo che i grandi fondi universitari hanno realizzato negli ultimi 15 anni è stato ridurre il peso delle obbligazioni (che è sceso dal 16% al 10%) e raddoppiare quello degli asset reali (il cui peso è aumentato dal 14% al 28%).

L’Università di Harvard ha un fondo che comprende più di 37 miliardi di dollari in asset, secondo i dati dell’ultimo rapporto di Frontier Gottex, rendendolo il primo al mondo. È quello che si definisce, normalmente, un super endowment. Quello dell’Università di Yale, invece, è il terzo per patrimonio (24 miliardi). I super endowments di Harvard e Yale si sono distinti per aver superato i rendimenti generati dagli altri negli ultimi dieci anni. In entrambi i casi, i loro fondi di investimento si sono classificati tra i dieci migliori endowments su un totale di 800 attualmente presenti negli Stati Uniti. Tanto che, nel corso degli ultimi 15 anni, il rendimento annualizzato raccolto da Harvard e Yale ha raddoppiato quello generato da un portafoglio misto composto per il 60%  da azioni statunitensi e per il 40% da obbligazioni. In linea di massima, si può concludere deducendo che a una maggiore dimensione del fondo corrisponde un miglior rendimento.

Lo dimostra il fatto che, in media, i cinque maggiori fondi universitari hanno ottenuto negli ultimi dieci anni un rendimento annualizzato del 10,9%. Il ritorno generato dai top 20 è stato del 9,4% e quello raccolto dai fondi universitari americani con più di 1 miliardo di dollari in asset dell’8,2%. Ma la vera rivalità resta quella tra le università di Harvard e Yale, come la storia insegna. Quale ateneo ha ottenuto migliori risultati con il proprio fondo di investimento? I dati sono netti. Nel lungo termine, Yale sta ampiamente vincendo su Harvard. A dieci anni, il rendimento annualizzato generato dal fondo dell’Università di Yale è stato dell’11%, rispetto all’8,9% della strategia di Harvard. A 15 anni il ritorno generato dal primo è stato del 12,4% rispetto al 9,8% del secondo mentre a 20 anni Yale ottiene un rendimento del 13,9% e Harvard del 12,3%. La tabella sottostante mostra i risultati ottenuti da entrambi gli atenei oltre che quelli di un portafoglio misto 60/40.

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Fonte: Frontier Gottex