Guerra commerciale, a che punto siamo

Zhen-Hu, Unsplash
Zhen-Hu, Unsplash

“Per comprendere realmente quello che sta succedendo è necessario uscire dalla logica delle news poiché l’attuale situazione è conseguenza di forze che muovono da lontano”. L’inizio della contesa sulle misure protezionistiche è posto canonicamente il 2 marzo 2018, quando un tweet del presidente degli Stati Uniti Donald Trump utilizzò per la prima volta il termine guerra commerciale associato ai rapporti fra USA e resto del mondo, in particolare alla Cina.

Tweet Trump

“La storia del disavanzo tra Pechino e Washington”, sottolinea però Gianmarco Ottaviano, economista e professore dell’Università Bocconi di Milano, intervenuto ad un convegno organizzato sul tema da AcomeA, “parte da lontano e cioè dal 2001, anno in cui la Cina entra nella World Trade Organization”.

Disavanzo USA - Cina

Non chiamateli dazi

Una situazione con radici storiche ultradecennali che il presidente degli Stati Uniti ha fatto propria ponendo un problema economico, ma che ha basi principalmente politiche, afferma Ottaviano. “Il problema degli USA”, spiega l’economista, “è di sistema e consiste nel supporto dato dalla Repubblica Popolare Cinese alle proprie imprese in un sistema che non è definibile un’economia di libero mercato”.

Sussidi

Si tratta dunque di misure protezionistiche consistenti principalmente in sussidi alle imprese esportatrici, tanto nel passato quanto nel complesso delle misure messe in atto in questi mesi di scontro. Un problema insieme economico e politico che nasce dalla dinamica di redistribuzione della forza economica a livello globale con i Paesi occidentali che hanno visto ridursi la distanza in termini di contribuzione al Prodotto Interno Lordo mondiale rispetto ai Peasi definiti emergenti. Una globalizzazione che è andata a penalizzare le fasce più deboli della popolazione dei Paesi sviluppati, favorendo la nascita di movimenti politici di matrice populista.

Convergenza

Chi vince e chi perde?

“Le conseguenze dell’attuale situazione sui mercati azionari devono essere valutate nel quadro della combinazione dell’effetto negativo sulla crescita globale e generazione di incertezza”, fa notare Ottaviano, “mentre per quanto riguarda i Paesi singolarmente considerati”, prosegue, “gli studi UNCTAD mostrano come il principale beneficiario dell’attuale situazione sarà l’Unione Europea che intercetterà la maggioranza dei mancati scambi tra Stati Uniti e Cina”.

Paesi

Al netto delle valutazioni singole, particolarmente rilevante in ottica di investimento risulta avere un quadro chiaro di una possibile escalation a livello globale. Di seguito il worst case scenario considerato più attendibile.

Scenario