Grandi investitori value vs S&P 500

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Carlos Velayos, Flickr, Creative Commons

Il deludente comportamento relativo registrato dal value negli ultimi dieci anni ha fatto sorgere non pochi dubbi tra gli investitori sull’efficacia di tale stile d’investimento. Alcune strategie hanno sofferto particolarmente a causa della loro scommessa su compagnie molto attrattive in termini di valutazione. È il caso dell’Invesco Pan European Equity, il fondo azionario europeo (con Marchio Blockbuster Funds People) che nel 2016 si è visto penalizzato dalla sua esposizione al settore finanziario. “Bisogna riconoscere che, in questo periodo chi ha deciso di non scommettere sulle banche ci ha sicuramente azzeccato mentre chi lo ha fatto si è sbagliato. Tuttavia, non ho nessun dubbio sul fatto che i livelli attuali di quotazione questi titoli rappresenta un’opportunità d’investimento molto buona nel lungo termine. Il settore è quotato a livelli molto bassi in un momento nel quale i bilanci delle entità si sono rafforzati”, assicura John Surplice, cogestore della strategia, in un’intervista a Funds People.

Come si può chiedere a un gestore - il cui compito è quello di analizzare i fondamentali e le prospettive di una compagnia e confrontarli con il suo prezzo di quotazione – di rinunciare a investire in qualcosa che considera buono e conveniente solo perché il mercato sta contemplando altro? È questo il grande dilemma con il quale attualmente stanno facendo i conti molti gestori, la maggior parte dei quali sta rinunciando al value per investire in compagnie che, anche se ritenute care, continuono a salire. Rinunciare alla filosofia d’investimento personale o restare ancorato alle proprie convinzioni? Questo è il punto. Per cercare di rispondere, un esercizio interessante è analizzare quello che hanno fatto i grandi guru che hanno ottenuto i migliori risultati storici mediante i loro investimenti. Investitori che si sono distinti sempre per due aspetti fondamentali: comprare a buon prezzo e con un orizzonte di investimento di lungo termine.

L’analisi porta a una conclusione molto interessante: tutti loro hanno ottenuto con i propri investimenti quello che per molti gestori oggi è una missione quasi impossibile: battere lo S&P 500. Warren Buffet, per esempio, ha ottenuto tra il 1965 e il 2008 un rendimento annualizzato del 20,7%, 15,3 punti percentuali al di sopra del rendimento generato dall’indice americano. Jim Rogers, un altro dei guru più rispettabili dell’industria, è riuscito per dodici anni a generare un rendimento annualizzato del 38%, battendo di 35,7 punti l’indice.

Benjamin Graham è stato da sempre considerato il padre di questa filosofia d’investimento ma cos’è veramente il value investing? “Ogni investimento intelligente è di tipo value: acquisire più di quello che si sta pagando. È necessario valutare il business per valutare l’azione”, assicura Charlie Munger, vicepresidente di Berkshire Hathaway e uno degli investitori più riconosciuti negli Stati Uniti.

Investitore

Periodo

Rendimento annualizzato del gestore

Rendimento annualizzato dello S&P 500

Rendimento relativo

Periodo (anni)

Benjamin Graham

1948-1976

11,40%

7,00%

4,40%

29

Walter Schloss

1955-2003

15,30%

7,20%

8,10%

49

Warren Buffett

1965-2015

20,80%

9,70%

11,1%

50

Charles Munger

1962-1975

19,80%

1,80%

18,00%

14

William J. Ruane

1970-2004

16,60%

7,70%

8,90%

35

Christopher Browne

1975-2008

14,70%

7,60%

7,10%

34

John Neff

1964-1995

13,70%

6,80%

7,00%

32

Mario Gabelli

1977-2010

16,30%

6,02%

10,28%

43

Peter Lynch

1977-1990

29,00%

8,60%

20,40%

14

John Templeton

1954-1992

14,50%

7,60%

6,90%

39

Jim Rogers

1969-1980

38,00%

2,30%

35,70%

12