GOP saves november

Laura_Tardino
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Commento a cura di Laura Tardino, head of Institutional Business Development Italy, Aberdeen Standard Investments. 

"Make America great again”, questa la sua promessa solo un anno fa prima delle elezioni. Un programma fatto di muri, divieti, dreamers, nucleare, contro la TPP e il Nafta, contro l’Obamacare ed il Clean Power Plan per far parlare di sé, delle sue stravaganze e avvicinarlo alla pancia di molti americani. Ma Trump ha promesso ai suoi elettori soprattutto il ritorno alla crescita, non quel 2% scritto ormai da tanto tempo sulle tabelle degli economisti ma 4 e più. Il ritorno al sogno americano del pre-GFC,  da rincorrere a suon di  tagli fiscali- da 35% a 20% per le società, da sette a quattro le aliquote riviste sui privati con un cap al 39.6% - che non si vedevano dal lontano 1986 quando l’allora presidente Ronald Reagan varò il suo Tax Reform Act.

Trump ed il suo Grand Old Party (GOP) hanno convinto non solo gli elettori ma hanno trascinato al rialzo per tutto il 2017 i mercati finanziari e non solo quelli americani riaccendendo i riflettori su azioni e utili anche nei momenti di maggiore incertezza politica come accaduto nel mese di novembre quando i missili coreani, il sequestro di Hariri, la coalizione di governo tedesco hanno messo a dura prova i nervi degli investitori, già tesi da valutazioni non particolarmente accattivanti alla vigilia di quello che sarebbe il decimo anno di rally.

Il sì alla tanto auspicata riforma è dunque arrivato e di fronte alla pacatezza delle Banche Centrali rimaste perlopiù alla finestra -BCE e FED hanno lasciato invariati i tassi- è prevalso l’ottimismo.  Solo la BOE si è vista costretta ad alzare di 25 punti base il tasso ufficiale a 0.5% per placare un’inflazione in ascesa nonostante il quadro congiunturale scarsamente visibile per via delle difficili trattative legate a Brexit. Il tono della Fed è apparso tuttavia più ottimista sulla crescita aprendosi al terzo rialzo previsto entro la fine dell’annoDi fronte a Trump ed alla sua riforma fiscale, poco clamore ha suscitato la nomina di Powell ad erede della Yellen. Avvocato, esperto di capital markets, liberista convinto, nelle sue prime dichiarazioni Powell  ha ribadito la gradualità dei prossimi interventi restrittivi ed il focus su inflazione ed occupazione confermando continuità rispetto alla Yellen.

Il Msci World ha chiuso il mese con una performance del +1.4% portandosi a +15.11% sostenuto dagli Stati Uniti che hanno guadagnato il 2.79%. Bene il Giappone con +1.41%. In calo dell’1.9% l’Europa e, per la prima volta dopo molto tempo, gli emergenti mediamente in ribasso dello 0.87% nel mese e comunque in rialzo del 24.84% da inizio anno. I rendimenti obbligazionari si sono mossi seguendo le poche indicazioni arrivate dai banchieri. Il T10 è salito a 2.41 da 2.371 mentre il B10 è rimasto sostanzialmente invariato a 0.37 da 0.36. L’euro dollaro ha chiuso il mese in salita da 1.16 a 1.19. 

Non rimane che un mese per concludere un anno segnato da record impressionanti, e se il “GOP saved november”, non dimentichiamoci che quando l’inno finisce la partita vera ha inizio. Scendiamo in campo e vediamo se l’avversario ci costringe a cambiare squadra, pronti sulla linea a qualche sostituzione ma non ancora ad un cambio di mister (… ).