Gli stimoli fiscali attesi nel biennio regione per regione

Andrew Harmstone, Head of Global Balanced Risk Control strategy, Morgan Stanley IM
Andrew Harmstone, Head of Global Balanced Risk Control strategy, Morgan Stanley IM

Aiutare la crescita e allontanare il rischio recessione. Tutti i governi delle principali economie mondiali hanno tra le priorità programmi di sostegno alle attività produttive. Progetti che, se avviati nelle tempistiche corrette e con le giuste modalità, potrebbero avere effetti positivi sui mercati e sopperire alla stabilità o relativa diminuzione dell’apporto delle Banche centrali, da tempo in attesa di iniziare un reale programma di normalizzazione dei tassi e riduzione dei bilanci.

Andrew Harmstone, head of Global Balanced Risk Control strategy di Morgan Stanley Investment Management, comparto che include lo strumento con doppio marchio Funds People 2019 Consistente e Blockbuster Global Balanced Risk Control Fund of Fund, analizza i possibili effetti dell’aumento della spesa nelle principali economie mondiali per fornire un quadro di ciò che il complesso di queste attività potrebbe significare per i mercati finanziari. Ecco la dettagliata analisi di Harmstone regione per regione.

Cina: si ricomincia a costruire

“L’obiettivo di lungo termine della Cina, che consiste nel ridurre l’indebitamento e migliorare le efficienze delle industrie, ha determinato il rallentamento dell’economia e l’aumento della disoccupazione. La situazione è stata esacerbata dalle tensioni commerciali con gli USA, che hanno portato ad alcuni segni di instabilità sociale. Per dare una sferzata all’economia, la Cina sta avviando un duplice programma di incentivi fiscali concentrato su tagli fiscali e su progetti infrastrutturali locali finanziati con il debito statale. Questo rispecchia anche il forte impegno per la stabilizzazione dell’economia nel breve periodo”.

Stati Uniti: trovare accordi con il supporto bipartisan per le infrastrutture?

“In seguito a decenni di incuria, le infrastrutture statunitensi hanno un disperato bisogno di rinnovamento. Malgrado un Congresso nettamente spaccato, un argomento in cui sembra plausibile un accordo bipartisan è proprio la spesa per infrastrutture. Democratici e repubblicani hanno proposto importanti piani infrastrutturali, diversi nei dettagli, ma con un sostegno dell’87% dai probabili votanti dei due partiti prevediamo che a maggio entrerà in vigore una legge comune”.

Europa: stimoli guidati da Italia e Germania

“Con l’invecchiamento delle infrastrutture in tutto il continente, è probabile che i governi europei adottino programmi di incentivazione per circa 47 miliardi di dollari in totale. I livelli di spesa saranno diversi da un Paese dell’Eurozona all’altro. L’Italia ha incrementato il surplus primario strutturale di 18 miliardi di euro e la Germania ha un’eccedenza, con ampio margine per gli stimoli. Per contro, le manifestazioni in Francia hanno indotto il governo a scartare gli aumenti delle tasse previsti, e il governo spagnolo non è riuscito a far passare il bilancio in Parlamento. Queste pressioni potrebbero determinare altre misure espansionistiche, in aggiunta al netto previsto di 47 miliardi di dollari”.

Giappone: spesa in infrastrutture per compensare l’IVA

“Nell’ottobre 2019 il Giappone aumenterà l’IVA dall’8% al 10% per contribuire a finanziare l’enorme incremento dei costi di previdenza sociale. L’IVA è stata aumentata per l’ultima volta nel 2014, provocando un sensibile rallentamento dell’economia giapponese, rischio che il governo cercherà di prevenire. Per controbilanciare l’aumento dell’imposta, un bilancio record per il 2019 comprenderà 2 trilioni di yen da spendere in misure come buoni acquisto e sussidi statali per promuovere le transazioni cashless. Comprende anche circa 1 trilione di yen destinato alle opere pubbliche, essenzialmente progetti infrastrutturali”.

Implicazioni e rischi idiosincratici

Sul fronte azionario, sottolinea l’head of Global Balanced Risk Control strategy di Morgan Stanley Investment Management, i settori storicamente più avvantaggiati dalla rispresa dell’investimento infrastrutturale sono energia, materie prime e beni e metalli industriali. Sul fronte obbligazionario, invece, afferma Harmstone, “l’appiattimento della curva dei rendimenti significa che qualsiasi segno di nuova crescita, dovuta per esempio a un significativo programma di incentivi strutturali USA, potrebbe determinare un brusco rimbalzo dei rendimenti e ritorni negativi per le obbligazioni con scadenze più lunghe rispetto ai livelli attuali”. D’altro lato, prosegue, “gli stimoli fiscali porterebbero anche a pensare a una emissione di obbligazioni più consistente, che probabilmente determinerebbe un incremento dei rendimenti”. Un quadro da combinare con rischi idiosincratici, guerra commerciale USA-Cina, possibili dazi sulle auto europee da parte degli Stati Uniti e Brexit su tutti, che potrebbero determinare momentanee battute d’arresto. Ma il saldo resta positivo secondo Harmstone. “Pensiamo”, conclude, che la rinnovata focalizzazione sulle infrastrutture possa far ripartire l’economia globale indirizzandola verso una significativa ripresa ciclica nel 2020”.