Gli Stati Uniti trainano la crescita mondiale

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Gli Stati Uniti si trovano in palese controtendenza rispetto a quegli analisti che all’alba dell’elezione di Donald Trump prevedevano la recessione e ingenti perdite sui mercati finanziari. Il 6 novembre si terranno le Mid Term Election e, se da un lato un risultato diverso da quello di due anni fa potrebbe essere interpretato come un “referendum negativo” per il presidente, non possiamo escludere, dall’altro, che questo possa essere uno stimolo per cambiare rotta sulla politica dei dazi, politica che viene vista da molti osservatori internazionali come un potenziale problema a livello globale.

Secondo le stime di AXA IM, "l'economia USA è prevista in crescita sostenuta anche nel 2019, nonostante ulteriori aumenti del costo del denaro e un ciclo economico che si appresta a diventare il ciclo di espansione più longevo della storia. È interessante notare che i mercati azionari statunitensi sono l’unica classe di attivo con performance significative nel 2018”, spiega Alessandro Tentori, CIO di AXA Investment Managers Italia. Rispetto all’indice MSCI USA (+8.5%), l’Europa e il Giappone confermano una tendenza leggermente negativa (-2.6% da inizio anno), mentre Asia ex-Japan (-9.5%) e Mercati Emergenti (-11.5%) fanno da fanalino di coda. Anche l’obbligazionario globale ha sofferto quest’anno (-2.2%), ma ciò non ci stupisce più di tanto, alla luce dei cambiamenti di politica monetaria in atto negli Stati Uniti e in divenire nell’Eurozona.

“In ogni caso, la conferma di una traiettoria di politica monetaria più aggressiva di quanto scontino i mercati dovrebbe arrivare dai dati sull’inflazione e dovrebbe arrivare abbastanza presto in modo da confermare il livello storico delle posizioni corte sul mercato dei Treasuries. In assenza di tale conferma, la leva con la quale questi shorts operano andrebbe ad amplificare il carry negativo e risulterebbe in un cosiddetto 'short squeeze' a favore degli investitori istituzionali real money. E comunque, anche in caso di una eventuale conferma, rendimenti ben oltre il 3,5% sul decennale Treasury mi appaiono abbastanza improbabili nel breve termine”, afferma il manager.

Secondo Tentori, “una strategia difensiva sul comparto fixed income è particolarmente indicata per la situazione attuale. Tale strategia prevede un’esposizione a scadenze intermedia sulla curva dei Treasuries”. Probabilmente, entro fine anno, la Fed aumenterà il costo del denaro di altri 25-50 punti base e le proiezioni dell’FOMC indicano un tasso terminale intorno al 3%. Il Treasury decennale già scambia al 2,9%.

La strategia implica anche un'esposizione al rischio di cambio. Il dollaro è un cosiddetto 'safe haven asset', un bene rifugio, un asset quindi che dovrebbe apprezzarsi parecchio in uno scenario economico negativo. Nei sei mesi che seguirono l’evento di Lehman Brothers, il dollaro si rafforzò del 16%. “Se vogliamo, il dollaro è una opzione put sulla congiuntura globale, con la caratteristica tanto rara quanto interessante che l’investitore viene pagato per tenerla in portafoglio”, conclude Tentori.

Euro/dollaro

Per quanto riguarda il dollaro, in settimana sarà importante il contenuto della riunione Fed, in particolare i celebri dots ed il discorso di Powell. Sarà possibile un’estensione del movimento di apprezzamento dell’euro fino ad area 1,1850.

“L’ipotesi di arrivo di nuovi flussi in Area Euro nei primi 15 giorni di ottobre potrebbe temporaneamente portare la valuta unica in area 1,20/1,21, prima di una nuova fase di apprezzamento del dollaro che potrebbe iniziare dalla seconda parte di ottobre fino a novembre, in vista di possibili turbolenze politiche da Germania ed Italia”, conclude Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte SIM.

Gli investitori preferiscono investire in USA

Un aspetto che caratterizza la congiuntura attuale è la divergenza a livelli mai registrati tra Stati Uniti ed Europa, sia sul fixed income che sull’equity. Con la negatività che circonda l’approvazione della nuova Legge di bilancio italiana e le negoziazioni su Brexit, l’Europa sta diventando sempre più “iper-venduta” mentre, al contrario, gli Stati Uniti sono “iper-comprati”, nonostante le crescenti tensioni con la Cina e le imminenti elezioni di metà mandato. Date queste premesse, “un’inversione della sovraperformance degli Stati Uniti può essere considerata una possibilità seria anche in un mercato in correzione”, commentano Filippo Lanza e Lorenzo Di Mattia, gestori di Hedge Invest Sgr. “In particolare, in Italia il mercato sembra aver sopravvalutato in maniera negativa il rischio relativo alla nuova Legge di stabilità in arrivo questo autunno. Il governo sembrerebbe non avere intenzione di andare allo scontro con l’UE in questo momento; il vero scontro si verificherà probabilmente in occasione delle elezioni europee del 2019. Di conseguenza, l’impatto della Legge di stabilità sarà probabilmente inferiore a quello che il mercato ha prezzato; pertanto, consideriamo il rischio italiano abbastanza attraente in questo momento, sia per quanto riguarda la parte governativa che i crediti societari e bancari”.