Gli investitori scappano dall’Europa: faranno bene?

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Nell’area Euro, lo spazio di manovra ormai ridotto e la scarsità di strumenti limitano l’efficacia dell’azione della BCE, a fronte delle distorsioni e dei costi determinati da tassi di interesse negativi. “L’azione della Banca Centrale è indebolita da anni di politiche fiscali pro-cicliche, fino a risultare probabilmente non più in grado di affrontare con successo un’eventuale nuova fase di recessione dell’economia. Mai come in questo momento storico, le condizioni economiche e socio-politiche offrono la sponda per decisioni diverse, almeno in parte, rispetto al passato. Anche se è presto per considerare probabile un cambio di atteggiamento a livello europeo in questo ambito, ciò è sicuramente possibile e, probabilmente, necessario”, commentano da Fondaco SGR.

A ciò si aggiunge “l'impatto del rallentamento della domanda mondiale di esportazioni industriali ha già severamente colpito la crescita economica e continua a penalizzare la Germania, fortemente dipendente dal settore manifatturiero”, dichiara Adrien Pichoud, portfolio manager e chief economist di SYZ AM.

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Fonte: Rothschild & Co Asset Management Europe. Agosto 2019.

Durante la penultima conferenza stampa il Presidente della BCE, Mario Draghi, ha consegnato il pacchetto di misure per allentare ulteriormente la politica monetaria della Banca Centrale Europea. La decisione di applicare un sistema a due livelli al tasso di interesse applicabile alle riserve in eccesso a partire dal 30 ottobre, avvantaggerà le banche dei Paesi con elevati livelli di riserve in eccesso, come Francia e Germania, che beneficeranno direttamente della sovvenzione. Secondo il Secular Forum di PIMCO la politica fiscale si sta ormai sostituendo alla politica monetaria nella lotta contro la recessione.

Per quanto riguarda l’inflazione gli esperti di Pimco si dichiarano meno ottimisti, in quanto l’Eurozona sta vivendo una mancanza di domanda aggregata rispetto all'offerta. Le decisioni di politica monetaria odierne contribuiranno a stimolare la domanda, ma la politica fiscale potrebbe avere un effetto più diretto e più ampio. Andrew Bosomworth, head of Portfolio Management di PIMCO sottolinea che i tassi di interesse nominali negativi siano nel complesso dannosi, a causa del cosiddetto effetto di illusione monetaria e dei rischi che comportano per la stabilità finanziaria.

Le incertezze geopolitiche ed economiche in Europa hanno profondamente spaventato gli investitori, producendo una fuga di capitali non trascurabile dal mercato azionario europeo.

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Fonte: Rothschild & Co Asset Management Europe. Agosto 2019.

“Nel secondo trimestre, l’Europa ha chiuso la stagione delle trimestrali con dati generalmente superiori alle stime in ribasso, con il 51% delle aziende che hanno superato il consensus. Vale la pena notare che in molti casi il risultato positivo è dipeso da una precedente revisione al ribasso delle stime”, sottolinea Sanjeet Mangat, investment director di Aberdeen Standard Investments. “Per chi adotta un approccio bottom-up, la complessità e i problemi dell'Europa offrono maggiori opportunità, anche se in termini aggregati il mercato stesso può apparire relativamente difficile. Se si è in grado di fare valutazioni corrette, è ancora possibile trovare aziende con prospettive di crescita in termini di utili pari al 10% quest'anno. Lo sviluppo futuro di gran parte di queste aziende è sostenuto da forti fattori strutturali quali i cambiamenti demografici nella popolazione mondiale, la digitalizzazione dell'industria e il valore duraturo dei brand premium, che consentono di sovraperformare significativamente il ciclo economico”, aggiunge l’esperto.

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Fonte: Rothschild & Co Asset Management Europe. Agosto 2019.

“La crescente incertezza globale e l'allentamento della politica monetaria hanno portato a una marcata rotazione settoriale dell'indice MSCI Europe, con titoli più difensivi e con dividendi elevati che superano le loro controparti più cicliche”, ha spiegato Alistair Wittet, gestore del fondo Comgest Growth Europe di Comgest di Comgest.

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La Brexit rimane il principale punto interrogativo in Europa. Da quando Boris Johnson è diventato primo ministro del Regno Unito le possibilità di una Brexit no-deal sono aumentate significativamente. Johnson ha dichiarato esplicitamente che intende far uscire il Regno Unito dall’UE il 31 ottobre, con o senza un accordo. “Considerando la situazione attuale dei Gilt e della sterlina, riteniamo che i mercati stiano cominciando a scontare nei prezzi la reale possibilità di un no-deal. Pur attendendoci molto rumore e volatilità tra ora e il 31 ottobre, la domanda reale è come reagiranno il governo britannico e l’UE al no-deal”, ha commentato David Zahn, head of European Fixed Income di Franklin Templeton.