Giacomelli (Widiba): "Su MiFID II le banche non sono ancora sufficientemente preparate"

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Più che l’informativa supplementare, è la scelta sulla modalità di consulenza da prestare a preoccupare i consulenti finanziari in vista della MiFID II. All’inizio del 2018 entrerà in vigore la nuova direttiva europea, che tra le altre cose sancisce l’obbligo di esplicitare qual è il costo di distribuzione di ciascun prodotto. Non solo: la norma comunitaria impone al consulente di fornire su base periodica la rendicontazione, indicando in euro (e non più solo in termini percentuali) tutto quello che passa tra il rendimento lordo e quello netto. Per Massimo Giacomelli, responsabile della rete dei consulenti finanziari di Banca Widiba, una cosa è chiara: "La MiFID II darà l’opportunità ai nostri consulenti di esaltare la loro competenza e professionalità, infatti noi confermiamo la volontà di operare in architettura aperta e senza conflitto di interessi, a tal proposito siamo l’unica rete certificata UNI ISO 22222 per erogare consulenza globale; questo ci porterà ad avere una gamma prodotti sempre maggiore e più diversificata con dei professionisti top sul mercato".

La Banca online è in procinto di aumentare l'offerta proprio per "poter soddisfare tutte  le esigenze dei nostri clienti, non solo sulla raccolta ma anche su impieghi ed immobiliare, aggiungendo poi il servizio core che sarà la consulenza". Il nuovo modello che si appresta ad arrivare di certo influenzerà la commercializzazione dei fondi d'investimento propri di entità con le quali ci sono accordi. Per Giacomelli "le aziende che lavoreranno, sulla base dei dettami MiFID II, per soddisfare le esigenze dei clienti attraverso l’analisi dei bisogni, daranno ai prodotti un ruolo secondario e il conflitto di interessi evidenzierà gli errori commessi da molte aziende che collocano prodotti di casa in maniera prioritaria e con incentivi alla 'vendita'. Queste azienda probabilmente avranno problemi di conto economico già a partire dal 2018", ribadisce il consulente.

Tanto più che ad oggi le banche non sembrano ancora essere sufficientemente praparate in materia di recepimento e adeguamento. "Confermo e gli ultimi eventi del Salone del risparmio di Milano o Consulenzia di Roma lo hanno dimostrato", taglia corto il responsabile. Insomma, c'è tanto da fare e ben presto vedremo gli attori del risparmio cimentarsi con la normativa, In futuro, chissà, la possibilità di avvicinarsi a un modello simile a quello angloassone o dei Paesi Bassi, non è da escludere ma "dipenderà molto dall’evoluzione del ruolo del consulente guidata soprattutto dalle nuove esigenze espresse dai clienti", spiega l'esperto. "Investire in un mercato in cui i rischi di perdere denaro sono maggiori di rendimenti attesi, obbligherà le persone ad essere più informate ed esigenti".