Gentili (Nextam): “In questo settore bisogna essere audaci e talentuosi”

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“In tutte le attività del mondo, dal geometra al cardiochirurgo, vige la mediocrità. E il mondo dell’asset management non fa eccezione”. A pensarla così è Carlo Gentili, AD di Nextam Partner SGR secondo cui la crescita della gestione passiva nell’industria dei fondi è dovuta proprio al fatto che domina la media, ovvero alcuni gestori sono eccellenti ed altri pessimi. “La tendenza che c’è in questo momento è quella di fare portafogli passivi e bypassare la gestione attiva di gestori che per forza di cose (è la natura umana) fa come la media meno i costi, che spesso non sono bassi. Quindi la media fa risultati scarsi. Con l’ascesa di nuovi sistemi, di tecnologie avanzate applicate alla finanza, la media dovrebbe tendere a scomparire e si dovrebbe fare come il benchmark”, spiega il manager.  Il motivo per cui i fondi passivi che utilizzano questi algoritmi avranno un successo sempre maggiore è che “se nel gestire i soldi del cliente un gestore un anno fa bene, un anno meno, un anno così così e invece c’è un sistema che ti permette di fare mediamente sempre come l'indice di riferimento, è inevitabile che i clienti scelgano questa seconda opzione, che ha costi minori, per ora. Per far fronte alla concorrenza della gestione passiva bisogna prenderci. È come la selezione naturale: sopravvive chi fa meglio”.

Continua Gentili con una critica alle grandi case di investimento: “Il futuro che vedo è fatto da pochi asset manager capaci di generare risultati duraturi nel tempo che vanno oltre l’indice, mentre il resto deve arrendersi all’evidenza”. I big player internazionali hanno montato delle mega-strutture (costosissime) con le quali non prendono vere e proprie decisioni di investimento, ma si allineano lungo i benchmark. “Per investire bisogna aver il coraggio di scegliere. Le grandi case non lo fanno perché non si vogliono distaccare troppo dalla passività dell’indice. Se con un future o con un ETF ad un costo più basso faccio esattamente l’andamento dell’indice, perché dovrei andare a pagare di più in commissioni e non sono nemmeno sicuro di riuscire a battere il benchmark?”.

Secondo l’AD di Nextam la tendenza degli investitori è proprio quella di puntare sulla tecnologia, sull’indicizzazione e sulla passività di portafoglio. Il cliente decide, a suo rischio e pericolo, su cosa vuole essere investito e di conseguenza compra il prodotto che ha in portafoglio quell’asset. E se un cliente non si accontenta di fare l’indice ma vuole batterlo deve rivolgersi ad un gestore capace di farlo. “Questo mestiere è basato sull’individualità del singolo, sulla capacità delle persone, sul talento”, dice Gentili che conclude: “Siamo insieme da 27 anni, abbiamo pochi fedeli clienti che continuano a crescere, e se pur avendo concorrenti da tutte le parti siamo ancora vivi e presenti in questa industria è perché generiamo risultati”.