Franco (UBI Pramerica): "Meglio guardare ai prodotti azionari"

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"Il momentum dei mercati è misto e in miglioramento; il mercato azionario statunitense è su nuovi massimi storici, confermando la nostra lettura di un Bear Market non recessivo, ormai probabilmente terminato. I mercati azionari di Euro Zona e Giappone sono in una fase Orso di lungo periodo, mentre il mercato obbligazionario governativo, in particolare core, quello corporate e l’high yield rimangono in una fase di Bull Market. Il sentiment segnala ancora un basso appetito per il rischio, con i fondi, long only ed hedge, scarsamente investiti in azioni e con livelli di liquidità che non si vedevano dal 2001". Questo il commento di Emilio Franco, vice direttore generale e responsabile investimenti di UBI Pramerica SGR, sulla crescente complessità dei mercati 

Quale secondo lei l’asset allocation più idonea per fronteggiare l’alta volatilità di questi tempi e difendersi dagli shock di mercato? 

L’alta correlazione tra le varie asset class rende più che mai essenziale un’attenta costruzione dei portafogli di investimento, per cercare di catturare quanto più possibile il beneficio della diversificazione, resa complessa dal contesto attuale. E’ opportuno mantenere una moderata sovraesposizione ai mercati azionari (Euro Zona, Giappone e Emerging markets in particolare) rispetto alle esposizioni medie di lungo termine compatibili con il proprio profilo di rischio. Le valutazioni delle azioni rispetto alle obbligazioni sono particolarmente attraenti in chiave storica, la dinamica ciclica si sta evolvendo in modo favorevole e le banche centrali continuano ad essere molto accomodanti.

Dove vede le migliori opportunità e con quali scadenze?

Il posizionamento degli investitori è cauto. La duration governativa va contenuta e deve essere privilegiata l’esposizione sulle obbligazioni corporate ad alto merito di credito in USA e ad alto rendimento in Area Euro. In chiave strategica, è opportuno avere una buona esposizione in dollari e, se possibile, scommettere su una ulteriore importante svalutazione della sterlina.

Quali gli effetti della Brexit nel lungo periodo?

L’incertezza sugli esiti del lungo processo di negoziazione fra Unione Europea e Regno Unito potrebbe, specialmente in UK, disincentivare le imprese ad effettuare investimenti e assunzioni e le famiglie a spendere, perché timorose del futuro, con rischi macro al ribasso per l’economia. Il quadro politico è destinato poi a rimanere molto incerto: in UK, in caso di recessione, potremmo addirittura assistere ad un ribaltamento degli equilibri attuali e magari anche dello stesso risultato referendario. In UE, i partiti populistici e anti Euro potrebbero guadagnare consensi.