Fondi transfrontalieri, l'arma di distribuzione mondiale

Il gran momento che vivono i fondi di investimento nel mondo si riflette con  cifre impressionanti. Nel 2014 la raccolta ha superato gli 800 miliardi di euro e per l'Europa ha significato quasi il 60% delle entrate. I fondi transfrontalieri sono stati uno dei principali motori di questa crescita. Secondo il report sulla distribuzione globale dei fondi che elabora annualmente PwC, il numero dei fondi transfrontalieri ha superato nel 2014 la quota dei 10.000 prodotti. 

Un fondo si definisce transfrontaliero quando è registrato in almeno tre Paesi, compreso quello di origine. Detto in altre parole, sono fondi che nascono con una filosofia di distribuzione globale. Per arrivare agli attuali 10.430 prodotti transfrontalieri, il ritmo di crescita annuale negli ultimi dieci anni è stato del 7,9%.

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Domicilio preferito 

L'Europa si è consolidata come piattaforma per la distribuzione transfrontaliera grazie alla marca UCITS e il Lussemburgo è di gran lunga il domicilio preferito, visto che lì è domiciliato il 67% del totale dei fondi. Nella classifica, seguono l’Irlanda con un 20%, il Regno Unito con un 5% e la Francia con un 4%. 

L’impegno di queste piattaforme per essere la base dell’offerta transfrontaliera ha permesso loro di crescere nel patrimonio gestito. Il Lussemburgo ha raggiunto i 2,6 miliardi di euro, con un incremento di quasi un miliardo dal 2009. In Irlanda è arrivato a 1,2 miliardi, con una crescita di 677 milioni dal 2009 e nel Regno Unito è vicino al milione, 489 milioni in più rispetto allo stesso anno. Il mercato francese è quello che ha registrato la minor crescita negli ultimi cinque anni, con un volume gestito che supera quello britannico (1,1 miliardi), però ha perso 107 milioni dal 2009.

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Ma dove si registrano poi questi fondi per essere commercializzati? Tra le aree del mondo vince l’Europa, la patria del passaporto UCITS. Il numero dei registri nel Vecchio Continente ha raggiunto i 73.701 alla fine del 2014, un 88% del totale mondiale. Le cinque nazioni principali per i prodotti lussemburghesi sono la Germania, la Svizzera, l’Austria, la Francia e il Regno Unito. Nel caso dei fondi irlandesi, l’Olanda occupa il posto dell’Austria nel Top-5. Non solo è cresciuto il numero dei fondi, ma anche il numero dei Paesi nei quali il prodotto viene registrato per la vendita. 

All’inizio del primo decennio del 2000, la media di registrazioni per i fondi era di 5,7 Paesi; nel 2014 questa cifra era arrivata ad otto. Il numero delle registrazioni totali è arrivato così a 83.505, con una crescita annuale del 11,4% negli ultimi dieci anni. Il 34% dei fondi si distribuisce in tre o quattro mercati; un 29% in un intervallo da cinque a nove mercati; un 10% tra 10 e 14 e un 7% in più di 20 Paesi diversi. La Germania è il mercato con più registrazioni, circa 8.000, seguita dalla Svizzera (6.295) e l’Austria (5.899). L'Italia è al settimo posto, subito prima della Spagna, con 4.753 fondi transfrontalieri, di cui 3.026 sono fondi lussemburghesi, 933  irlandesi, 371 francesi, 248 delle isole Jersey, 79 britannici, 29 del Belgio e 67 di altri Paesi. Nel 2014, in Italia si sono registrati 521 fondi transfrontalieri, con una crescita del 12,3% nell’anno.

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Dopo l’Europa, l’Asia è il mercato con più registrazioni di fondi transfrontalieri: 6.132 alla fine del 2014, in un mercato nettamente dominato da Singapore (2.740) e Hong Kong (1.194). Bisognerà vedere quale sarà l’impatto del passaporto asiatico sull’evoluzione degli UCITS in questa parte del mondo. 

Dopo l’Asia c’è l’America, con un totale di 2.378 registrazioni e dove dominano chiaramente i mercati del Cile (1.445) e del Perù (769).

Tipi di asset

Nel 2014, il mercato azionario europeo è rimasto l'asset class con più immatricolazioni transfrontaliere (con un po’ più di 10.000), seguito dai bond europei e dalle azioni globali (8.000 circa). Le categorie con meno registrazioni sono il mercato azionario cinese, l’absolute return e le azioni giapponesi (circa 2.000).
Nel 2014, il mercato azionario globale è stato quello che è cresciuto di più nell’offerta transfrontaliera, con più di 90 nuovi fondi, in una categoria che in totale aveva 957 prodotti. Al secondo posto c’è il mercato azionario europeo, con circa 80 nuovi fondi, ed i misti europei con 60. Le strategie con meno fondi nuovi sono state quelle dei bond convertibili globali, le azioni giapponesi e i fondi misti statunitensi, con meno di 20.

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Società che dominano

Se Lussemburgo continua ad essere il domicilio preferito, le società statunitensi si mantengono leader nella top 50 dell’attività transfrontaliera. Nella classifica ci sono 20 compagnie americane, nove britanniche, cinque francesi e cinque svizzere, due tedesche e due sudafricane, una giapponese ed altre sei, ognuna di un Paese europeo. Al primo posto del top 50 c’è la statunitense Franklin Templeton, che ha fondi registrati in 45 Paesi. La seguono HSBC (45), BlackRock (44), Fidelity Worldwide Investment (39), BNP Paribas IP (35), Allianz Group (33), GAM (32), J.P.Morgan AM (831), Pioneer Investments (31) y Schroders (30).  Le compagnie della top 50 che stanno in meno Paesi (ed hanno quindi più possibilità di crescere in altri mercati) sono MFS IM, Muzinich, Robeco, Janus, East Capital e UBP, tutte in 20 Paesi, e Groupe BPCE e Nomura, in 19. 

Diritto lussemburghese, società di gestione  del risparmio USA e fondi azionari sul mercato eruopeo sono le caratteristiche che  hanno dominano il panorama del 2014, con una crescita stabile e consistente.