Fondi quotati, più spazio per i gestori di nicchia e un po' di risparmio per gli investitori

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New Millennium Sicav (costituita da Banca Finnat nel 1999) ha fatto domanda in Borsa per quotare 13 propri comparti. A illustrare il progetto e il sentiment di mercato è Alberto Alfiero, presidente del cda della New Millennium e vice direttore generale di Banca Finnat.

Il dibattito intorno alla quotazione dei fondi aperti è tutto rivolto al concetto della disintermediazione e agli svantaggi che porterebbe alle reti. Quali sono invece i vantaggi, in termini di costi e di un più ampio ventaglio di possibilità per gli investitori e per la consulenza?

Il principale vantaggio per gli investitori sarà economico: le quote dei fondi che saranno listati avranno commissioni un po’ più basse delle analoghe quote collocate tramite il tradizionale canale dei distributori: e questo perché le società prodotto non dovendo più remunerare la forza vendita delle reti potranno proporle a condizioni più basse. È corretto dire però che quelle commissioni che sono retrocesse alle reti, come principio, vanno a remunerare un’attività consulenziale e un’assistenza post vendita che le reti stesse assicurano, o dovrebbero assicurare, agli investitori finali. L’investitore che andrà in Borsa per sottoscrivere un fondo, dunque, a fronte di quel 'risparmio di commissioni' (che comunque è modesto) rinuncia ad un servizio che spesso è di qualità. Sono convinto che quelle reti che riuscivano a far apprezzare un concreto servizio di qualità non hanno molto da temere. Diverso sarà il discorso per quelle reti che, a fronte delle retrocessioni commissionali di cui beneficiano, offrono un servizio modesto – o addirittura inesistente. L’ampiezza del ventaglio di possibilità per gli investitori finali non sarà, almeno per una fase iniziale che penso abbastanza lunga, un vantaggio percepibile: esistono collocatori e piattaforme distributive, anche on line, che offrono oggi ai risparmiatori un’ampiezza di gamma che è straordinaria. Diverso è il discorso se l’ottica è quella di quei gestori, magari di nicchia, che in quelle piattaforme distributive non riuscivano ad entrare: per loro, in effetti, si aprono possibilità di raggiungere una platea davvero ampia di potenziali investitori.

Cosa vi aspettate da questo sbarco in Borsa?

Siamo un gestore di nicchia e lo sbarco in Borsa ci consente, anche per il fatto di essere tra i primissimi a compiere questo passo, di avere una visibilità molto rilevante per i nostri prodotti. I quali, in molti casi, hanno risultati molto buoni a fronte di commissioni molto competitive per l’investitore finale. Paradossalmente quello dell’economicità dei fondi è un aspetto sul quale i collocatori tradizionali si trovano in una situazione di conflitto di interesse: essi, infatti, venendo remunerati con una percentuale della commissione di gestione, hanno un minore incentivo a distribuire proprio i prodotti meno cari (come i nostri). Alcuni collocatori hanno trovato dei meccanismi per gestire e risolvere questo potenziale conflitto; ma ciò non è vero per tutti. E’ chiaro che la scelta di un fondo da parte di un investitore non deve assolutamente basarsi solo sul criterio del minor costo (ci mancherebbe!): ma per lo meno, con la quotazione in Borsa, il fatto di essere dei gestori con prodotti meno onerosi non rappresenterà un aspetto di potenziale criticità.

Qual è la vostra asset allocation sul 2015?

In realtà tradizionalmente aspettiamo la chiusura del 2014 per completare le valutazioni che ci porteranno a definire l’asset allocation per il prossimo anno, quello che mi sento di anticipare comunque è che dopo anni di crescita sia dei mercati azionari che obbligazionari iniziamo a ritenere opportuna una graduale riduzione della componente di rischio nei portafogli. A seconda dei profili dei clienti suggeriremo in generale una asset allocation con componente azionaria più moderata, in particolare sui mercati più maturi. Sul lato obbligazionario anche se non temiamo tensioni inflattive e forti rialzi dei tassi non si può ignorare che i rendimenti e gli spread di credito molto contenuti espressi attualmente da molti bond molto spesso  non sono giustificabili in base ai fondamentali e alla durata degli stessi. Mentre tuttavia alcuni mercati e settori appaiono sopravvalutati in altri si può trovare ancora valore e opportunità interessanti pertanto diventa fondamentale una curata attività di selection e l’individuazione di temi vincenti su cui investire. Uno di questi a nostro avviso è rappresentato da taluni mercati emergenti in area asiatica, sia lato debito sia azionario.

Come considerate l’Italia sul fronte equity sia su quello corporate bond?

L’Italia sta soffrendo più di altri Paesi la difficile situazione economica europea. Assenza di crescita, scarsità di infrastrutture e riforme, elevato debito pubblico. Ciononostante la vitalità tipica della nostra piccola e media impresa riserva spesso piacevoli sorprese e ritorni interessanti per cui ci sentiamo di riservare una parte dei nostri investimenti ad alcune di queste storie. Molte aziende di fatto hanno bilanci sani e buone prospettive di crescita in segmenti di nicchia. Su queste ci sentiamo di scommettere e fare sistema.