Focus sui fondamentali piuttosto che sull’emotività

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Matteo Germano, Global Head of Multiasset e CIO per l’Italia, Amundi

Contributo a cura di Matteo Germano, global head of Multiasset Amundi e CIO per l’Italia di Amundi SGR. Contenuto sponsorizzato.

Nell’ultimo mese il Covid-19 si è diffuso in tutto il mondo, spostando il picco del contagio ad aprile/maggio. Lo shock esogeno, che all’inizio ha interessato soprattutto la crescita cinese e la dinamica del commercio, sta ora avendo un impatto negativo anche sulla domanda mondiale e molte regioni hanno introdotto il lockdown. Nonostante il supporto massiccio delle politiche economiche, le stime sulla crescita sono peggiorate sensibilmente sia per i Paesi sviluppati, sia per quelli emergenti. La stretta creditizia e i timori riguardo all'aumento dei default societari hanno amplificato la turbolenza dei mercati finanziari. Tuttavia, crediamo che le politiche monetarie e fiscali sosterranno la stabilizzazione della crescita nell’ultimo trimestre dell'anno, anche se l’ottica temporale sarà diversa da Paese a Paese e dipenderà dall'evoluzione dell'epidemia e dalle fragilità preesistenti. Rimaniamo difensivi e continuiamo a monitorare gli ultimi dati per valutare al meglio gli impatti.

Idee ad alta convinzione

Il recente rally è il frutto di una reazione emotiva al rallentamento della crescita di nuovi casi in molti Paesi e allo smobilizzo delle posizioni di molti investitori. Per un movimento rialzista sostenuto dei listini azionari sono però necessari fondamentali più solidi. Di conseguenza, rimaniamo prudenti sulle azioni europee e americane. Le valutazioni azionarie non sono interessanti perché le stime di consenso per la crescita marginale sembrano troppo ottimistiche. Nel Regno Unito, l’epidemia probabilmente aumenterà il clima di incertezza già complicato dalla geopolitica della Brexit. In merito ai Paesi emergenti, manteniamo un atteggiamento neutrale per via dell'elevata volatilità e dei rischi di downside. Tuttavia, siamo sempre alla ricerca di potenziali opportunità (Asia, Russia) nel caso di sviluppi positivi. Per quanto riguarda la duration, la nostra view è neutrale perché le politiche monetarie ultra-accomodanti delle banche centrali probabilmente faranno sì che i rendimenti si muovano all’interno di un range. Quindi l'attrattività dell’apertura di nuove posizioni direzionali è al momento bassa. Negli Stati Uniti, dove la risposta monetaria della Fed ha allentato i vincoli sulla liquidità nella seconda metà di marzo, i livelli dei Treasury sono ora prossimi al fair value. Continuiamo a preferire i Treasury quinquennali rispetto ai bund quinquennali perché i primi potrebbero beneficiare della domanda di beni rifugio, anche se ora in misura minore, e degli acquisti massicci di asset da parte della Fed (nei segmenti a breve e medio termine). Al momento siamo prudenti sull’inflazione di pareggio giapponese a dieci anni per via del peggioramento delle prospettive di crescita del PIL e della correzione dei prezzi del greggio (effetti disinflazionistici).

La curva italiana continua a offrire rendimenti interessanti e quindi continuiamo a privilegiare i BTP trentennali rispetto ai bund trentennali. La BCE si è mostrata flessibile riguardo alle capital key rule, e di conseguenza è ammesso un tetto ai rendimenti italiani.

Rimaniamo positivi sul credito (supporto delle banche centrali) e ci focalizziamo sui titoli liquidi e di elevata qualità. Privilegiamo le obbligazioni societarie investment grade a quelle high yield per via dei timori riguardo agli elevati tassi di default e al rallentamento della crescita dei fatturati. Riguardo alle obbligazioni high yield, preferiamo quelle in euro alle corrispettive in dollari perché queste ultime sono più vulnerabili per via dell’esposizione relativamente elevata alle materie prime e al settore energetico.

Riguardo al reddito fisso dei Paesi emergenti, la volatilità dei mercati rimane elevata e gli spread delle obbligazioni probabilmente rimarranno sotto pressione per molti mesi. Confermiamo la nostra posizione neutrale sugli spread delle obbligazioni emergenti per tre motivi principali: (1) i timori di un peggioramento significativo a livello macroeconomico (2) la riduzione del divario di crescita tra Paesi sviluppati ed emergenti nel 2021 e (3) il basso prezzo del petrolio che rappresenterà un fattore negativo per molti Paesi dell’indice EMBI. I fondamentali indicano nel complesso un restringimento degli spread, ma nel breve termine il reddito fisso dei Paesi emergenti dipenderà più dai fattori tecnici.

Per quanto riguarda le valute dei Paesi sviluppati, rimaniamo positivi sulla corona norvegese rispetto all'euro perché la valuta scandinava ha già subito una pesante correzione e per avere un'esposizione verso uno scenario più ottimista. Manteniamo la nostra opinione favorevole all’euro rispetto al franco svizzero per via delle valutazioni eccessive della valuta elvetica.

Rischi e coperture

Gli investitori dovrebbero mantenere delle coperture adeguate, per esempio in yen, strumenti derivati e oro, perché possono essere un buon strumento per limitare l’impatto dell’incertezza dei mercati e per proteggere i portafogli

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