Fed, un po' meno dovish delle aspettative?

Tim Evanson, Flickr
Tim Evanson, Flickr

Come ampiamente atteso, il FOMC della Federal Reserve ha annunciato il rialzo del range dei tassi di interesse di 25 punti base, portandoli da 0-0,25% a 0,25-0,5%. Si è trattato del primo incremento dei tassi da giugno 2006 e della prima volta che il livello degli stessi sale sopra lo zero da dicembre 2008. Inoltre, il FOMC ha aumentato il tasso di interesse sulle riserve in eccesso al 0,5%, per stabilire un tetto al range, aumentando il tasso sulle operazioni di reverse “repo” allo 0,2%, in modo da fissare un livello minimo del range stesso. “Per la prima volta in quasi un decennio, la Fed ha alzato i tassi di interesse, e questo è un segnale di fiducia nella ripresa economica degli Stati Uniti e segna un cambiamento nella politica monetaria. Ora le opportunità per gli investitori globali sono notevoli”, commentano gli strategist di BlackRock.

"Occorre però che gli investitori siano consapevoli di ciò che conta di più, ovvero del percorso dei futuri rialzi dei tassi. La realtà è che, rispetto agli standard storici, i tassi sono estremamente bassi e è probabile che tali rimarranno. Infatti, annunciando un rialzo di altri 25 pb, la Fed ha detto che il ciclo di rialzo sarà graduale. Del resto, nel resto del mondo siamo in presenza di un alto livello di debito, di una crescita della produttività discutibile, di una lenta crescita economica, dell’invecchiamento della popolazione e tutto questo contribuirà a tenere un tappo sui tassi proprio mentre la Fed normalizza la sua politica. Naturalmente, “i mercati finanziari continueranno ad essere volatili. Ma nel complesso gli investitori dovrebbero considerare il rialzo dei tassi per quello che è: una buona notizia e una testimonianza di un’economia statunitense in forma. Siamo positivi sulle azioni europee e giapponesi, sul credito e sulle strategie market neutral come long / short equity”.

Per gli esperti di Schroder la questione è adesso capire verso dove sono diretti i tassi d'interesse. "La Fed e il presidente Janet Yellen restano impegnati su una stretta graduale, ma il pericolo è che se saranno percepiti come più “falchi” delle attese, molto basse, dei mercati, allora il dollaro statunitense si rafforzerà e farà scendere ulteriormente l’inflazione. In questa maniera, la normalizzazione dei tassi di interesse potrebbe entrare in una fase di stallo, con i mercati valutari che irrigidirebbero la politica monetaria al posto della Fed". Secondo Andrew Wells, responsabile obbligazionario e multi asset di Fidelity International “la "normalizzazione" avverrà quasi certamente con un ritmo lento e progressivo. Se i mercati hanno visto giusto, si tratterà del ciclo di inasprimento più graduale mai visto da quando la Banca Centrale americana fissa il proprio target inflazionistico".

I primi effetti sono così riassunti da Luca Gianelle, del team multi-asset di Russell Investments. "Secondo la nostra view, tale rally era un segno che l’indecisione della Fed stesse alimentando la volatilità. Ora ci attendiamo che le società più sensibili ai tassi, come le utility e i Real Estate Investment Trusts (REIT) possano avere qualche impatto negativo. Anche i mercati emergenti potranno subire qualche contraccolpo data la loro sensibilità ai tassi americani; inoltre, tassi statunitensi più alti tendono ad attrarre capitali. Tuttavia, ci sono alcuni segnali che mostrano come questi mercati abbiano già parzialmente prezzato un rialzo a lungo anticipato".

Per Marco Vailati, responsabile ricerca e investimenti di Cassa Lombarda “l’intervento era atteso. lo aveva adeguatamente preparato, ed era anche opportuno per permettere alla Fed di togliersi dall’angolo, cioè dalla posizione estrema di tassi a zero, prima che arrivi un nuovo rallentamento o una recessione che trovi la Banca centrale quasi senza leve d’azione”.‎  Nonostante tutto ciò, e a prescindere dalla misura minima dell’incremento dei tassi, “l’output del FOMC si può definire un po’ meno dovish delle aspettative del mercato perché gli estremi della curva dei dot plots non si sono abbassati per avvicinarsi alla curva dei tassi implicita nei prezzi di mercato. In altre parole, anche se la Fed ha ribadito che seguirà un approccio molto graduale al rialzo dei tassi, attualmente le stime del mercato sono ancora più graduali e quindi un aggiustamento potrebbe rendersi necessario”, afferma.

E aggiunge: “lo scenario di crescita accompagnata dal permanere di una politica monetaria gradualmente meno espansiva solo quando il ciclo potrà permetterselo, è di moderato supporto per l’azionario. Il dollaro dovrebbe beneficiare leggermente dal fatto che la gradualità degli interventi possa essere più rapida delle attuali attese, oltre che della conferma della crescita. Gli stessi elementi dovrebbero invece incidere leggermente negativamente sul tratto breve della curva dei tassi americani”.