Fattori ESG sempre più centrali dopo la pandemia

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Jeremy Perkins, Unsplash

Il COVID-19 a detta di molti esperti è stato un acceleratore di trend economici e sociali già in atto prima dell’emergenza. Tra gli esempi più lampanti vi sono il boom della tecnologia e la spinta verso la digitalizzazione di un numero sempre più ampio di servizi, la de-globalizzazione con un progressivo accorciamento delle filiere di produzione mondiali e una maggiore consapevolezza verso tematiche ambientali e sociali, che si può riscontrare anche nel settore dell’asset management. Una conferma di quest’ultima tendenza giunge da un’indagine di BNP Paribas Asset Management e condotta da Greenwich Associates nel mese di giugno, intervistando più di 100 tra investitori istituzionali ed intermediari distributori europei. Lo studio dimostra che l’81% degli intervistati tiene già̀ conto delle considerazioni ESG in tutto o in parte nella gestione del proprio portafoglio, mentre un ulteriore 16% prevede di farlo. Inoltre, per quasi un quarto degli intervistati (23%) i criteri ESG sono diventati "più centrali/più importanti" a seguito della crisi sanitaria. Il fenomeno si riscontra anche in Italia, dove gli investitori hanno un atteggiamento generalmente positivo nei confronti dei criteri ESG: il 31% sostiene che sono divenuti più centrali. Ma il dato più interessante messo in luce dall’analisi è che la pandemia sta aumentando la rilevanza delle considerazioni sociali nel processo decisionale in materia di investimenti.

Crescente attenzione verso il fattore ‘S’

L'importanza di tutti e tre i fattori ESG è aumentata dall'inizio della crisi, in particolare per quanto riguarda le considerazioni sociali, che il 70% degli intervistati prevede diventeranno estremamente o molto importanti in chiave prospettica. L’aumento del fattore ‘S’ è di 20 punti percentuali rispetto al periodo precedente la crisi, colmando il gap sui fattori ambientali (in aumento dell’11%, al 74%) e di governance (in aumento del 4%, al 76%). I fattori ambientali e di governance rimangono i più importanti elementi ESG negli approcci d'investimento, anche se la crescente attenzione alle problematiche sociali mostra un interessante cambiamento di paradigma: le questioni sociali sono ora percepite come più importanti dal 72% degli intervistati, con un aumento di 27 punti percentuali. Si attestano variazioni significative per Paese: guida la Francia, dove tale convinzione è espressa dal 92% degli intervistati, mentre la Germania si attesta al 54%, mentre in Italia, la percentuale è perfettamente in linea con la media europea. A tale proposito Frédéric Janbon, CEO di BNPP AM ha commentato: "L’attuale crisi sanitaria mondiale ha innescato un mutamento nella percezione degli investitori riguardo ai fattori sociali. Ha inoltre evidenziato l'interconnessione tra il modo in cui le imprese affrontano le questioni sociali, come il trattamento dei lavoratori o la lotta alle disuguaglianze, nella loro strategia di sostenibilità a lungo termine.  In BNPP AM, ci impegniamo nel dialogo con le società in cui investiamo con riferimento agli aspetti sociali e a tutti gli aspetti ESG”.

Legame tra fattori sociali e perfomance

Altro aspetto messo in luce è come le considerazioni sociali influenzino positivamente performance e gestione del rischio: il 79% degli intervistati si aspetta che le problematiche sociali abbiano un impatto positivo a lungo termine su entrambi gli aspetti. Per quanto riguarda gli aspetti sociali sottostanti ai processi d'investimento, gli elementi più importanti sono le norme sul lavoro (38%), con l'esclusione degli investimenti dannosi (31%), la gestione del capitale umano (23%) e la parità di genere (22%), mentre coinvolgimento della comunità (11%) è considerato meno importante. I rispondenti Italiani hanno citato le pratiche nel mondo del come l’elemento più importante. La mancanza di parametri standard associati alla disponibilità di dati crea barriere significative agli investimenti in considerazione dei fattori sociali. Sebbene il 37% degli intervistati non riscontrasse “alcuna barriera” agli investimenti volti a tener conto dei fattori sociali, dallo studio emergono due ostacoli evidenti: "Mancanza di metriche definite/standard" (42%) e "mancanza di chiarezza su cosa include l'investimento socialmente responsabile" (31%). In questo senso il global head of Sustainability Jane Ambachtsheer ha commentato: "Se da un lato i fattori sociali sono una componente estremamente importante dei punteggi ESG delle aziende, dall'altro sono stati spesso percepiti come meno rilevanti. Ciò può essere attribuito in parte al fatto che la natura degli indicatori sociali può sembrare meno tangibile o misurabile. Continuiamo a concentrarci in modo significativo sull'accesso e l'utilizzo di dati e ricerche su una serie di indicatori "S", tra cui temi classici quali la diversità di genere e le norme sul lavoro, nonché su una più profonda comprensione di altre pratiche imprenditoriali in grado di sostenere una crescita più inclusiva".