Family office, trend in crescita

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Parlar di dati quando l’argomento ruota attorno ai family office è a dir poco un’impresa impossibile. D’altronde la prima regola non detta sui grandi patrimoni familiari riguarda la riservatezza, come spiega Patrizia Misciattelli delle Ripe fondatrice e presidente dell’Associazione italiana family officer (AIFO). Quel che è certo è il trend di crescita registrato dalla stessa associazione. “Oggi sono di più le strutture che attrezzano metodologie di controllo globale sulla ricchezza con un’attenzione sempre maggiore a una ricchezza integrata”, conferma l’esperta.

L’AIFO, da oltre dieci anni, ha fatto propria infatti la missione di promuovere l’istituto del family office e il profilo professionale del family officer, con lo scopo di diffondere e implementare le necessarie strategie per la continuità e la sostenibilità lungo le generazioni dei patrimoni familiari rilevanti e articolati. In tanti anni di attività l’evoluzione è chiara: non solo i family office crescono in numero ma creare un family office sta diventando un elemento sempre più condiviso. "Il family office oggi non è solo un esercizio prettamente finanziario, ma vuol dire controllo globale sulla totalità delle asset class”, asserisce la presidente.

Una visione olistica

Fatta la premessa che il family office vuol dire protezione, risk management e continuità, il rischio più grande sta nella dispersione. “C’è un’effettiva presa di ruolo maggiore di quelle che si considerano le next generation”, continua Misciattelli. “Le deleghe stanno crescendo e ci troviamo in un momento in cui, con la vendita di moltissime aziende, c’è tanta liquidità disponibile. Questo comporta maggiori attenzioni e un maggiore senso di responsabilità. Quando le quote d’azienda diventano un patrimonio che corre il rischio di essere depauperato l’attenzione cresce. Perciò aumenta anche l’interesse verso il tema della continuità”.

Proprio per questo l’associazione ha appena costituito una società che si occuperà di consulenza sulla parte intangibile del capitale. “Si tratta del superamento di un approccio centrato sui soli asset finanziari a favore di una  visione olistica del patrimonio familiare, per giungere a diffondere un modello di  protezione patrimoniale fortemente inclusivo della attenzione ai capitali intangibili”. In questo caso la consulenza avviene attraverso cinque practice principali: valorizzare l’identità esterna e la reputazione della famiglia; progettare la continuità lungo le generazioni e mitigare i conflitti; progettare una strategia filantropica consapevole ad impatto sociale e ambientale;  aiutare l’economia reale, attraverso l’accesso a co-investimenti in progetti di private equity diretto.

E in finanza, quali asset class?

Con l’aumento della liquidità è chiaro che anche i family office sono alle prese con un maggiore coinvolgimento nelle strategie di gestione degli asset. “La caratteristica è quella dei capitali pazienti, che possono sostenere un approccio agli investimenti non speculativo di breve, ma di lungo termine”, chiarisce la fondatrice di AIFO. “Classicamente l’approcio value e tutti gli investimenti alternativi sono tematiche molto vicine ai family office. Il family office è un attento uitlizzatore di fondi alternativi, ma è anche alla ricerca di grandi gestori di nicchia per singoli settori e geografie. In questo momento c’è poi un ritorno al mondo del private equity abbastanza importante”, aggiunge. Ma è chiaro che i family office sono molto lontani dall’onda d’urto dei mercati. “Per chi ha una visione di lungo periodo, non ha scadenze e ha un portafoglio decorrelato, ciò che accade sui mercati non è certo un problema”.

Più family office, più family officer

L’incremento del numero dei family office può corrispondere ad un maggiore esigenza di professionisti specializzati. Non a caso l’AIFO dal 2015 organizza un master in Family Office, volto a formare la figura del family officer, un professionista dalle competenze integrate necessarie per guidare un rilevante patrimonio familiare: dalla valutazione del patrimonio consolidato, alla sua protezione, gestione e amministrazione, fino alla sostenibilità nel tempo e al passaggio alle generazioni a venire. L’ultimo si è appena concluso con successo.

“Si tratta di 18 giornate divise su vari moduli proposti dai docenti. Il master è a numero chiuso (solo 20 persone) ma abbiamo una lista d’attesa molto lunga. È interessante segnalare il profilo di chi si iscrive ai nostri corsi: si tratta sempre più di un profilo senior, imprenditori che hanno chiuso l’azienda di famiglia, figli di grandi famiglie, rappresentanti di studi legali, esperti patrimonialisti”, conclude Patrizia Misciattelli.