Evoluzione delle gestioni patrimoniali in Italia

I macrotrend del mercato  finanziario e l’evoluzione normativa stanno andando nella stessa direzione, accompagnando l’industria del Private Banking ad un abbassamento del rischio legato ad una eccessiva rotazione degli investimenti, tramite uno spostamento progressivo del core business del settore dall’attività di negoziazione e collocamento all’attività di gestione e consulenza. 

A fine settembre 2014 si assiste infatti ad una redistribuzione delle raccolte di settore che vede scendere l’amministrata al 35,3%, la gestita salire al 36,8% e i prodotti assicurativi sfondare il tetto del 10%.

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In particolare, se si entra nel dettaglio e si analizza l’andamento dell’asset mix del Private Banking in Italia, secondo le rilevazioni svolte trimestralmente dall’Ufficio Studi AIPB, con la collaborazione di tutti gli Istituti private aderenti all’Associazione, le gestioni patrimoniali (nella maggior parte dei casi prodotte da terzi), rappresentano il 17,2% e i fondi comuni di investimento il 18,7 %, tra i quali il 43,2% è rappresentato ancora da fondi obbligazioni, ma risulta in decrescita costante da tre trimestri consecutivi. 

Dalla riallocazione della composizione dell’asset mix di settore deriva anche un andamento positivo del margine da servizi del settore private che vede il 57,1% dei ricavi derivare dalla raccolta gestita mentre solo il 14,2% dipende dalla raccolta amministrata e il 3% può essere classificato come fee di consulenza a pagamento. Il dettaglio interessante, nell’analisi del margine da servizi da raccolta gestita, è che si tratta di ricavi di natura ricorrente per il 77% del loro valore totale.

L’introduzione di MiFID II porterà al settore ulteriori stimoli al cambiamento, richiedendo un maggior grado di formalizzazione dei processi di strutturazione dei prodotti finanziari,  delle strategie di collocamento presso i clienti finali e di monitoraggio degli investimenti effettuati lungo tutto l’arco temporale della loro durata.

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L’enfasi normativa a favore della componente di servizio sta infatti accentuando il successo dei prodotti ad alto contenuto di servizio con riferimento alle nuove tipologie di fondi, alle gestioni patrimoniali e ai prodotti assicurativi, anche se i provvedimenti Consob sui prodotti complessi hanno acceso un faro sulle precauzioni che è utile prendere nel consigliarli alla clientela. 

Prodotti

I portafogli private risultano ampiamente diversificati e, in uno scenario di trasparenza dei costi al cliente e di contrazione dei tassi di interesse, sarà strategico per i distributori motivare concretamente il ruolo giocato da ogni singolo prodotto nell’asset allocation di portafoglio.

La clientela private, infatti, pur non mostrando una particolare propensione al rischio, ha indubbiamente, rispetto alla clientela retail, una maggiore capacità di investimento a lungo termine ed una costante esigenza di ottimizzazione fiscale.

Queste le leve principali alla base dell’utilizzo di prodotti ad alto contenuto di servizio che sempre più spesso vengono sviluppati in regime di outsourcing, stringendo accordi con case prodotto partner selezionate e non necessariamente captive.

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Ma anche su questo frangente MiFID 2 potrà avere impatti operativi significativi che non dovranno esaurirsi in un aumento dei costi di adeguamento di compliance, ma incrementare ulteriormente il livello di servizio assicurato al cliente investitore. Si tratta dell’evoluzione dello scambio di flusso informativo tra case prodotto e distributori che nella normativa rientrano nel capitolo della product governance. Come Associazione ci aspettiamo, infatti, significative evoluzioni da parte della banche private nell’approccio di selezione dei prodotti per la formulazione di una gamma di offerta di alta qualità. 

Diversamente, si correrebbe il rischio di un’eccessiva competizione di prezzo tra i distributori.