Elezioni in Turchia: cosa si aspettano i mercati?

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David Spender

È giunto il momento per la Turchia, con 18 mesi di anticipo, di mettere in pratica il nuovo sistema presidenziale e di ‘rimboccarsi le maniche’ per superare l’attuale incertezza economica. I decisori politici devono agire velocemente per affrontare gli squilibri macroeconomici del Paese, che hanno radici ben più profonde. Ciò significa che il governo deve rinunciare a perseguire l’impossibile trinità di alta crescita, bassi tassi d’interesse e bassa inflazione.

Markus Schneider, CEEMA economist di AllianceBernstein, ritiene che “gli sforzi recenti della Banca centrale della Repubblica di Turchia (CBRT) per riottenere credibilità con un forte rialzo dei tassi e una semplificazione del quadro di politica monetaria rappresentano una tappa necessaria che va nella direzione giusta. Ma rimane ancora incertezza sul fatto che questo sia stato un avvenimento unico, con il benestare della presidenza, messo in campo per ancorare la lira nel periodo che precede le elezioni, oppure se si tratti di una mossa più vera verso decisioni di politica monetaria più indipendenti”.

“Rimane anche l’incertezza sul coordinamento delle politiche future tra la CBRT e il ministero delle finanze. Data l’espansione fiscale in corso, i rialzi dei tassi d’interesse, da soli, non sono sufficienti”, sottolinea l’economista, e “la composizione del team economico subito dopo le elezioni indicherà se sia probabile che la CBRT abbia campo più libero e se, con il nuovo governo, ci sarà più coordinamento nelle politiche”.

Andrey Kuznetsov, portfolio manager di Hermes Investment Management, commenta che “gli elettori sono già stati spaventati dalla debolezza dell'economia del Paese: quest'anno la lira si è deprezzata di circa il 25% rispetto al dollaro USA, penalizzata dalla politica interna e dalla politica monetaria globale. Una serie di dichiarazioni da parte di Erdogan contro gli alti tassi di interesse hanno suscitato preoccupazioni circa l'indipendenza della Banca centrale e l'inflazione si è fermata in territorio a due cifre”. “La crescita economica del primo trimestre è stata forte, pari al 7,4%. Tuttavia, si prevede un forte rallentamento dell'economia turca nel secondo trimestre a causa della recente debolezza della lira e di un triplo rialzo dei tassi per un totale di 500 punti base da aprile”, aggiunge il gestore.

Nonostante il panorama politico frammentato e le preoccupazioni economiche, continuano ad esserci buone opportunità di investimento in Turchia. Kuznetsov infatti crede che “attualmente, vi sia un significativo premio insito nel prezzo dei titoli di Stato turchi. Ad esempio, il 6% di titoli di Stato turchi in scadenza nel 2027 è negoziato a 450 pb rispetto ai Treasury americani, e quest’anno si è ampliato di circa 200 pb. Questo ha creato l’opportunità per gli investitori di acquisire esposizione nei confronti di società dotate di leve solide in grado di resistere all'attuale contesto macroeconomico, come gli esportatori e le imprese ben capitalizzate e focalizzate sul mercato nazionale”.

Il nuovo assetto politico metterà tutto in gioco e avrà l’onere di risollevare le sorti del Paese, prendendo delle decisioni economiche importanti.