Economia cinese sempre più vacillante

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Lauri Väin, Flickr, creative commons

La crescita economica cinese inizia a preoccupare seriamente gli operatori di mercato, che considerano sempre più probabile un ulteriore rallentamento. Le motivazioni sono diverse, dall’effetto dei dazi ancora incerto, all’indebolimento del settore immobiliare. 

Secondo il team Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management, “nei dati economici ufficiali finora esistono solo scarsi riscontri del conflitto commerciale. La bilancia commerciale con gli USA ultimamente ha stabilito un nuovo surplus record. Mentre le importazioni sono rimaste ferme, le esportazioni sono cresciute fortemente. Tuttavia, una parte delle ulteriori esportazioni dovrebbero essere, così come già nei mesi precedenti, delle forniture anticipate verso gli USA, prima che i dazi punitivi siano pienamente efficaci. A tale riguardo, un'inversione di tendenza nei prossimi trimestri sorprenderebbe poco”.

Il team aggiunge poi che “i segnali di stress si manifestano sempre più nel settore immobiliare e, in seguito, anche nel settore edile e in alcune parti dell'industria manifatturiera. Questo soprattutto a causa degli sforzi di Pechino per trasformare l'economia, frenare l'eccessiva speculazione e regolamentare meglio il settore finanziario. Quanto sia difficile questo atto di bilanciamento, di fronte alle pressioni aggiuntive della controversia commerciale, è dimostrato anche dal fatto che la Banca centrale ha di nuovo abbassato le riserve minime per determinate banche. Così si vogliono incentivare i prestiti. Allo stesso tempo, tuttavia, le banche sono tenute a ridurre i rischi nei loro bilanci. Un atto di bilanciamento sempre più difficile per il settore finanziario, tanto più, ovviamente, in quanto proprio le società che si trovano in una situazione finanziaria precaria hanno più necessità di denaro fresco, ma allo stesso tempo rappresentano spesso anche debitori particolarmente rischiosi. 

Craig Botham, emerging markets economist di Schroders, sostiene che “nel complesso, l’outlook sulla crescita non è affatto positivo. I rappresentanti delle istituzioni come il ministro dell’economia, Liu He, e il governatore della Banca centrale, Yi Gang, hanno lanciato un appello a mantenere la calma e hanno promesso misure di sostegno. La prospettiva di un rinnovato stimolo monetario e fiscale sicuramente è ben accetta dato il momento difficile che l’economia sta attraversando, ma crediamo che le autorità siano più vincolate di quanto credano i mercati. La People’s Bank of China, ad esempio, continua ad affermare che adotterà una politica monetaria neutrale e che non svaluterà il renminbi: questo sembra escludere la possibilità di una consistente iniezione di liquidità. Allo stesso tempo il Ministero delle Finanze rimane cauto sulla prospettiva di ulteriori stimoli fiscali; le misure adottate finora sono state semplicemente un’accelerazione delle spese previste. Nel caso della Banca centrale, il vincolo è il timore che inondare di liquidità il sistema metta sotto pressione la valuta e comprometta gli sforzi fatti finora per ridurre rischi e indebitamento”.

“Un segnale incoraggiante per la Cina arriva invece dai dati sugli investimenti in infrastrutture. Sebbene siano ancora in contrazione, il ritmo è rallentato considerevolmente: questo significa che la pressione sugli enti locali ad accelerare i progetti sta avendo qualche effetto. È probabile che ciò prosegua nel corso del quarto trimestre, ma successivamente saranno necessari nuovi stimoli fiscali. Sfortunatamente, ci sono segnali del fatto che il settore immobiliare cinese stia iniziando a collassare, a fronte delle condizioni sul credito più rigide. I prestiti ipotecari e le compravendite di terreni stanno rallentando; inoltre, gli investimenti in real estate hanno decelerato. Gli investimenti manifatturieri hanno resistito, ma dovranno probabilmente affrontare venti contrari quando i dazi inizieranno a farsi sentire. In conclusione, ci aspettiamo che in ultima analisi i timori legati alla stabilità finanziaria e alla disoccupazione faranno scattare nuovi stimoli, ma a nostro avviso le autorità cinesi saranno riluttanti ad adottare misure abbastanza incisive da soddisfare le aspettative dei mercati. Ciò implica che sono in arrivo nuove turbolenze sui mercati e un’ulteriore pressione sullo yuan”, conclude Botham.