Ecco come si selezionano i fondi di investimento

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E’ opinione diffusa che molti fra i fondi di investimento presenti sul mercato non siano in grado di dare valore aggiunto ai risparmiatori.

In parte questa opinione rispecchia la realtà e vi sono delle motivazioni molto semplici alla base di questa inefficienza.

Molti fra i gestori presenti sul mercato si limitano a replicare passivamente il mercato di riferimento; e questo accade per evitare di ottenere performance scarse e ritengono più conveniente quindi volare basso ed evitare di fare danni piuttosto di cercare di dare valore aggiunto agli investitori.

Riteniamo che un fondo possa creare valore per un investitore quando la sua strategia consente al risparmiatore di ottenere risultati migliori rispetto al suo mercato di riferimento al netto dei costi nel corretto orizzonte temporale.

Questo elemento può essere definito in maniera semplicemente quantitativa ovvero quando un fondo, al netto delle commissioni ha generato per l’investitore un rendimento superiore al proprio mercato di riferimento a parità di rischio, oppure quando un fondo è riuscito a mantenere un rendimento in linea con il proprio mercato ad un rischio inferiore.

Tutto bene quindi?

E’ quello che fa la maggior parte delle banche e delle reti di promotori sul mercato e a me non soddisfa affatto. ( ed è il motivo per cui ho scelto di lavorare per una società specializzata ed indipendente)

Questo primo screening consente unicamente di riferirci ai dati del passato, ovvero ai dati storici, a quanto i fondi hanno performato negli anni precedenti.

Limitarsi a  questa metodologia equivale a guidare guardando lo specchietto retrovisore, sappiamo cosa è successo nel passato ma non stiamo ragionando in modo assennato sul presente, né tantomeno nel futuro.

Personalmente ritengo che  questo primo screening sia indispensabile, ma sia solo il primo passo di una strategia di selezione di fondi di investimento completa.

Il passo successivo dell’ investitore consapevole è quello di analizzare la gestione in modo qualitativo ovvero di entrare nel merito delle strategie adottate dal gestore per generare  rendimento.

Si dice spesso che il cavallo buono si vede sulla distanza. Questo è vero. Non possiamo valutare in un periodo di 6 mesi un fondo che ha un orizzonte temporale di 5 anni viceversa il gestore si troverebbe nell’ impossibilità di generare extrarendimento nel tempo.

Per contro non possiamo nemmeno attendere la scadenza del nostro periodo di investimento per valutarlo, perché nel caso il gestore stia perseguendo una strategia perdente non dobbiamo correre il rischio di rimanere investiti su una strategia che non produce utili.

Oggi vi sono centinaia di comparatori online che consentono di fare l’analisi quantitativa dei fondi. Quello che questi strumenti non forniscono all’ investitore è la possibilità di dialogare con i gestori, di conoscerne le strategie, di verificare se una sottoperformance momentanea rappresenti una occasione di aumentare l’esposizione oppure se sia un campanello di allarme che ci sta dicendo di disinvestire e cercare uno strumento diverso.

La mia opinione è che investire guardando semplicemente il rischio e il rendimento passati, come se fossero destinati a ripetersi in modo attendibile, non rappresenti una scelta vincente e che pagare un consulente per fare un confronto di questo tipo siano praticamente soldi buttati. E’ un tipo di attività che il risparmiatore può fare da solo registrandosi su un sito come morningstar e acquistandosi i fondi online risparmiando un bel po’ di costi.

La presenza del Consulente, del promotore finanziario, e del suo costo, ha senso solo se questo soggetto ha la possibilità di accedere ad informazioni più dettagliate sulla strategia di gestione rispetto al risparmiatore, ed ha un rapporto diretto continuo con i gestori.

 

In un altro post analizzerò come devono essere combinati i fondi selezionati per creare un portafoglio efficiente per il risparmiatore.

Fabrizio Monge - www.gestionecapitali.com