È tempo di alternative fixed income e illiquid loans

caironi
immagine ceduta dall'entità

Uno degli aspetti controversi del QE, nel suo concetto di aiutare l’economia reale senza perdere la sua intensità nei rivoli dei mercati finanziari, è riferito in primo luogo alla lentezza con cui la ‘cinghia di trasmissione’ del sistema bancario europeo eroga credito alle aziende. Sono infatti chiare le attese degli imprenditori che, alla luce degli interventi della BCE con una serie di operazioni quali LTRO e TLTRO (Target e Long Term Refinancing Operation) a tasso fisso pluriennale, chiedono quanto del trilione di euro dato alle banche è arrivato al sistema produttivo e quanto ancora potrà arrivare. Da tempo si parla di disintermediazione del credito del sistema bancario in favore di altri strumenti e operatori; prendendo esempio dal sistema statunitense, nel quale l’evoluzione è stata un punto chiave per il rafforzamento del bilancio patrimoniale della corporate USA, il mercato dei prestiti ha avuto una ulteriore accelerazione.

“I numeri sono semplici da leggere: allo stato attuale il sistema bancario statunitense eroga un ammontare solo del 20% dei prestiti complessivi, mentre in Europa la percentuale è ancora superiore al 50%. Le grandi, medie e anche le piccole aziende si finanziano più o meno direttamente sul mercato dei capitali con operazioni di private placement studiando modalità e costi che siano sufficientemente buoni per il mercato, ma soprattutto convenienti per il business dell’azienda”, commenta Corrado Caironi, investment specialist di R&CA. Continua: “dobbiamo sottolineare che comunque la regolamentazione più attenta alla patrimonializzazione del sistema bancario (Basilea III) sta comunque contribuendo al cambiamento a livello internazionale”. Gli analisti sono convinti che lo schiacciamento delle curve dei rendimenti veda un grande sviluppo per l’attività in Europa di alternative fixed income e illiquid loans. Si parla di obbligazioni “illiquide” che possono essere un’opportunità sia per gli emittenti sia per gli investitori.

Alcuni gestori hanno creato per questo portafogli ‘long’ dedicati all’alternative fixed income (non hedge fund), che hanno come obiettivo la valutazione, l’acquisto e la detenzione di obbligazioni emesse direttamente da aziende, normalmente non quotate, che offrono una redditività superiore al mercato (lo spread contiene anche il premio per la illiquidità), proprio per il fatto che i prestiti non sono negoziabili (illiquid assets e illiquid loans). Conclude: “è estremamente importante che siano presenti almeno due elementi essenziali per il successo di queste operazioni: che ci sia un gestore molto competente nel valutare i rischi dell’emittente, e, secondo, un’ampia diversificazione. Il mercato di questi attività finanziarie attualmente sembra riservato al mondo istituzionale che cerca ritorni e trova la metà dei governativi dell’area euro con rendimenti negativi”. Gli analisti sono pronti a scommettere in uno sviluppo rapido anche per importanti clienti del private banking con strategia ‘buy and hold’.