È partito l’acquisto di corporate bond da parte della BCE

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foto: autor European Central Bank, Flickr, creative commons

Le obbligazioni emesse dalle società non finanziarie e denominate in euro sono 916 miliardi, ma solo la metà di queste presentano le condizioni per essere oggetto degli acquisti di Francoforte. Ecco a cosa può portare questa operazione. Parla Marco Vailati, responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda.

È partito l'8 giugno il CSPP (Corporate Sector Purchase Programm) della BCE, cioè l’acquisto di obbligazioni societarie che si aggiunge agli acquisti di titoli governativi, covered bond e abs già in essere, per un totale cumulato di 80 miliardi al mese nell’ambito del programma volto a stimolare l’erogazione del credito e riportare l'inflazione verso l'obiettivo del 2%. Cosa comporta?
L’operazione era nota, essendo stata annunciata nel meeting BCE del 10 marzo e poi chiarita nei dettagli progressivamente nei successivi meeting del 21 aprile e 2 giugno. Gli acquisti possono riguardare fino al 70% delle singole emissioni delle società investment grade non di istituti creditizi (o controllate da banche) comprese le assicurazioni (ma non gli asset manager come Atlante) stabilite nell’area euro accettabili come collaterali nelle operazioni con l’Eurosystem, con una scadenza minima residua di 6 mesi e massima di 30 anni. Gli acquisti possono essere fatti sia in emissione sia sul secondario, salvo per gli strumenti emessi da società qualificate come imprese pubbliche che sono acquistabili solo sul secondario. Gli acquisti sono curati da sei banche centrali, tra cui quella italiana, sotto il coordinamento della BCE e seguiranno un benchmark definito in funzione della capitalizzazione di mercato dei titoli acquistabili. A metà luglio sarà data la prima indicazione delle operazioni fatte e poi seguiranno aggiornamenti settimanali come per il PSPP. Le indiscrezione inerenti le operazioni di due giorni fa riferiscono di acquisti ridotti che progressivamente aumenteranno fino a circa 5-10 miliardi al mese e in Italia hanno riguardato titoli Generali e Telecom.

Il mercato ha reagito fin dall’annuncio di marzo come da manuale, sia gli investitori sia gli emittenti…
Gli investitori hanno cercato di anticipare i flussi di acquisto della BCE. Il conseguente rialzo dei prezzi dei corporate bond ha determinato una riduzione dei loro spread sui corrispondenti governativi di  27 basis point nonostante la contemporanea riduzione dei rendimenti degli stessi governativi (-26bp il bund e -9bp il btp). Il ribasso dei rendimenti dei corporate bond investment grade è stato superiore al contemporaneo movimento dei rispettivi Cds che ne rappresentano una misura di rischio. È probabile che il trend possa continuare anche se con minore intensità perché gli acquisti della Bce sono solo iniziati ma i livelli assoluti di rendimento sono già ridotti ai minimi termini.

E l’HY?
Proprio l’abbassamento del rendimento dei titoli IG ha indotto molti investitori ad alzare l’esposizione al rischio comprando titoli High Yield generandone una compressione degli spread di rendimento ancora più marcata di quella degli IG (-117bp dal 10 marzo). Anche il rendimento dei titoli high yield si può ulteriormente contrarre se il rallentamento del ciclo non indurrà problematiche di solvibilità e conseguenti default. Gli emittenti hanno cercato di approfittare dell’opportunità di finanziarsi a condizioni favorevoli e il flusso dei primari negli ultimi due mesi è raddoppiato rispetto quello del primo trimestre ed è probabile che resti sostenuto per un pò.