È il momento giusto per fare gestione attiva

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Funds People

L’approccio differente ai mercati sta alla base della sua filosofia. Kairos tenta di giocare la partita quasi sempre in modo diverso rispetto ai grandi player, visto che il suo dna è il mondo alternative. Così, anche adesso che i mercati cominciano a fare i capricci, la boutique prepara strategie di gestione diverse. “La novità arriverà probabilmente nella seconda parte dell’anno. Abbiamo aperto un cantiere per lanciare un prodotto non liquido, un Eltif focalizzato sul mercato italiano”. spiega Amir Kuhdari, head of sales di Kairos. Il fondo consentirà di investire in aziende italiane che emettono obbligazioni o che fanno collocamenti azionari, ma che, non essendo liquide, “non ci sentiamo di includere nei portafogli di fondi che hanno un nav giornaliero. L’idea è quella di permettere al cliente di avere un remunerazione di quello che è il rischio della liquidità e sul quel mercato ci sono delle opportunità”.

La gestione attiva che fa la differenza

Partendo infatti dalla consueta dicotomia rischi e opportunità, il contesto che si sta creando (normalizzazione  dei tassi, ritorno della volatilità) secondo Kuhdari crea un terreno fertile per un gestore attivo. “È una sfida ma anche un’opportunità. È il momento giusto per chi fa una vera gestione attiva. Oggi l’alpha può fare la differenza”, dice l’esperto che poi si sofferma sull’andamento attuale dei mercati. “Il 2017 in realtà è finito a gennaio 2018. I mercati  sono stati molto forti sia sulla parte equity che anche nel reddito fisso: i bond hanno sostenuto le performance dei portafogli. Da febbraio tuttavia il contesto è cominciato a cambiare. Le sfide riguardano la normalizzazione finanziaria, l’ uscita delle banche centrali dal mercato (il Giappone forse è l’unica voce fuori dal coro) e quindi il bond tradizionale non darà più sostegno alla performance. Non siamo negativi ma bisogna trovare alternative sulla parte meno rischiosa del portafoglio”, continua il manager. Tanto più se in questo contesto i clienti soffrono di più. “L’aspetto negativo del ritorno della volatilità è che l’investitore comincia ad avere mal di pancia. C’è qualche timore in più in questo senso, ma le partnership con le reti di consulenti finanziarie che abbiamo siglato ci fanno dormire tranquilli”, sorride Khundari.

E il tema Italia? “Dal punto di vista di crescita abbiamo beneficiato della crescita europea. Adesso, dal punto di vista politico, bisogna capire il nuovo paradigma. È chiaro che c’è una rottura rispetto al passato com’è chiaro che ci vogliono riforme strutturali dal punto di vista economico. Rispetto ad un 2016 dove il mercato ha remato contro l’Italia adesso siamo in un contesto molto più forte e stabile anche grazie alla novità dei PIR. Un fenomeno che ha dato e continua a dare grande sostegno, in cui siamo entrati anche noi lo scorso settembre”.

Più artigiani, meno high tech 

Le nuove sfide non sono però solo sui mercati finanziari. L’industria del risparmio deve fare i conti anche con altre tematiche sempre più stringenti come il fintech. “Siamo gli artigiani del risparmio gestito”, dice subito l’esperto di Kairos. “Il mondo dell’asset management si sta polarizzando: da una parte ci sono le grosse piattaforme molto influenzate dalla tecnologia, dall’altra invece ci sono realtà come la nostra che di fatto crede ancora nel valore che genera l’attività di gestione fatta dalle persone. Questo non vuol dire negare l’importanza tecnologica, ma il fintech non è il nostro mestiere. Poi, in quel mondo, ci entriamo: abbiamo, ad esempio, lanciato un prodotto, un fondo di fondi che seleziona i migliori gestori quantitativi”.