È finita l’epoca dei tassi di interesse negativi?

David Roberts
David Roberts, head of Fixed Income di Liontrust

Contributo a cura di David Roberts, head of Fixed Income di Liontrust. Contenuto sponsorizzato.

Cinque anni fa, la Banca Centrale svedese, la RIksbank, ha introdotto nel mondo una politica dei tassi di interesse negativi (NIRP). In precedenza avevamo già visto tassi a zero, soprattutto in Giappone, ma il 2015 ha segnato la prima volta che una Banca centrale decidesse di stimolare la propria economia pagando effettivamente le persone per prendere in prestito denaro. Tuttavia nel 2020 la RIksbank ha spostasto i tassi a zero. Negli ultimi cinque anni l’impatto del NIRP sui Paesi dell’Eurozona è stato attenuato. I prezzi degli asset sono aumentati e le valute si sono deprezzate un po’, ma la crescita e l'inflazione sono rimaste sotto controllo, e certamente inferiori ai livelli ottimali. Sulla scia della decisione della Svezia, si è aperto un dibattito complicato sul NIRP.

Prendendo i pro del quantitative easing (QE) e del NIRP, in primo luogo, i tassi d'interesse più bassi dovrebbero ridurre i tassi di risparmio, aumentare l'indebitamento e spingere verso il basso i tassi di cambio, portando a uno slancio di crescita. Un'attività aggressiva della Banca centrale (in anticipo sulla curva) aumenta anche la stabilità sul mercato e promuove i consumi e gli investimenti, mentre l’addebito sui depositi presso la banca centrale, aumenta la loro propensione al prestito, incrementando le attività a breve termine. Infine, il NIRP e il QE hanno sostenuto i prezzi degli asset e la crescita globale, portando all'espansione economica più lunga mai registrata.

Tassi più bassi non deprimono le valuta se tutte le altre Banche centrali adottano la stessa politica. Nel frattempo, se i consumi dipendono dal reddito delle obbligazioni e dei conti bancari, il NIRP può agire come una tassa sui consumi: se il capitale viene riassegnato ad attività finanziarie, il legame tra il consumo a breve termine e gli investimenti a lungo termine deve essere stabilito con fermezza, altrimenti la "ricchezza" aumenta ma il consumo legato al reddito diminuisce.

Uno shock che spinge i tassi al di sotto dell'inflazione, ha anche un impatto negativo sulle aspettative di inflazione, invece la riduzione del costo del capitale riduce la necessità per le aziende di aumentare i prezzi. E infine, ma non meno importante, l'aumento dei prezzi delle attività finanziarie riduce la necessità per le aziende di investire per "soddisfare gli azionisti", tagliando così la produttività e distruggendo crescita di lungo termine. L'aumento degli asset finanziari infatti è un ottimo modo per aumentare la disuguaglianza della ricchezza.

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Come questo viene messo in discussione?

Sebbene i tassi bassi siano serviti al loro scopo, oggi occorrono ulteriori sforzi di politica monetaria e fiscale. Draghi stesso, sostenitore della politica monetaria aggressiva, ha suggerito che potrebbe esserci un’ulteriore strada. Anche altri banchieri centrali hanno aperto il dibattito riguardo i NIRP. La Banca Nazionale Svizzera per esempio è tra quelle che hanno seguito il NIRP, ma è anche tra quelli che hanno sollevato interrogativi sulle sue "conseguenze indesiderate". Nell'aprile 2019, il presidente della BNS, Thomas Jordan, ha osservato che "il basso livello dei tassi d'interesse rappresenta una sfida per le casse pensioni e le assicurazioni sulla vita e ha ripercussioni sul mercato immobiliare". Ciononostante, egli è tuttavia giunto alla conclusione che, nell'interesse della società, i tassi negativi sono appropriati. In modo piuttosto sorprendente, ha osservato che i problemi interni sono stati causati da tassi troppo bassi a livello globale e non dai tassi svizzeri: "Abbiamo un'economia fiorente e svaluteremo la nostra moneta in modo aggressivo utilizzando tassi negativi, ma non ci aspettiamo che qualcun altro ci segua", ha aggiunto.

Nel settembre 2019, Jordan ha dovuto di nuovo difendere la politica. Questa volta, ha parlato di "impatti sociali negativi" da parte del NIRP, ma questi sono stati comunque superati da altri aspetti positivi. A gennaio 2020 hanno detto quanto segue a Davos: "Naturalmente vogliamo uscire dal NIRP il prima possibile nell'interesse della società". Il sottotesto di questo è una richiesta alla BCE di aumentare i tassi in modo che la BNS possa seguire l'esempio senza che il franco si apprezzi.

Dall'altra parte del mondo il governatore della Bank of Canada, Paul Beaudry, è stato tra gli ultimi a parlare del lato negativo del NIRP. Nel suo discorso ha parlato, tra le altre cose, di "trade-off intertemporali", cioè che i tassi sono bassi e le cose vanno bene, quindi potrebbe essere il momento di pensare all'economia di domani piuttosto che al mercato azionario di oggi. In breve, Beaudry ha detto che salvare il sistema oggi (usando una politica non convenzionale) significava tre cose:

- Sarebbe più probabile che in futuro si verifichi un crollo.

- È probabile che il crollo sia più profondo. 

- Le munizioni per combattere quel crollo sono state già spese.

I mercati e gli investitori si sono abituati alle "mosse delle Banche centrali". Ma i recenti commenti di alcuni dei principali banchieri centrali suggeriscono che, mentre la politica rimane accomodante, non dovremmo aspettarci di essere nuovamente salvati dalle stesse misure.