Debito pubblico, il dibattito è ancora aperto

L’anno in corso sta registrando un comportamento molto positivo del debito pubblico. Alla fine di agosto, secondo gli indici di Citigroup, il debito globale ha ottenuto rendimenti del 5,79%, principalmente grazie al debito europeo (con un ritorno del 9,60%) impulsato dal buon comportamento dei paesi periferici, con redditività superiori al 10%. Anche se la Riserva Federale (FED) ha ridotto gradualmente le acquisizioni di asset, il rendimento dei suoi bonds è caduto. Allo stesso modo, il ritorno offerto dal bund tedesco è sceso addirittura sotto all’1%. 

L’anno è stato dominato dalle conseguenze dell’annuncio della ritirata degli stimoli della FED, a maggio del 2013, e dalla preoccupazione per le aspettative d’inflazione.  Più recentemente, sono subentrate anche le tensioni nel Vicino Oriente e in Ucraina. La trasformazione dei bond del Tesoro statunitense e del tedesco in asset rifugio lo dimostrano. Durante la conferenza di Jackson Hole celebrata in agosto, il presidente della BCE, Mario Draghi, lasciò intravedere la possibilità di un annuncio di misure imminenti, effettivamente intraprese all’inizio di settembre. La BCE decise un taglio di 10 punti base sia dei tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento (nello 0,05%), sia sui depositi presso la banca centrale (-0,20%). Il responsabile della banca centrale ha fissato per ottobre l’inizio del programma di acquisto di ABS e cartolarizzazioni di mutui ipotecari, ed ha lasciato aperta la possibilità di nuovi provvedimenti, al fine di ampliare il progresso del debito sovrano europeo, soprattutto di quello periferico. 

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Anche i flussi verso i fondi obbligazionari in Europa sono stati molto positivi nel 2014, secondo il Lipper’s European Funds Market Mid-Year Review 2014. Il rapporto rivela che, in totale, ai fondi obbligazionari sono arrivati 114.000 milioni di euro, contro i 61.000 milioni dei fondi azionari. I flussi verso questo tipo di prodotti sono sulla buona strada per superare il record del 2012. 

Esiste consenso?

La maggior parte degli strateghi e degli economisti globali pensa che questo non sia il momento di comprare asset obbligazionari, e soprattutto il debito sovrano. Molti segnalano il basso livello dei tassi d’interesse, suggerendo che i rendimenti delle obbligazioni possono solo crescere. Ciò nonostante, ci sono anche argomenti a favore degli investimenti in debito pubblico. 

Secondo gli esperti di HSBC, bisogna considerare prima di tutto il deterioramento del contesto ciclico: gli economisti di HSBC considerano probabile che gli indicatori coincidenti, come i PMI, raggiungano presto livelli di massimo, per poi moderarsi nel terzo trimestre. Al secondo posto, citano la possibilità di un inasprimento anticipato della politica monetaria che, secondo loro, potrebbe essere un errore politico. Inoltre, c’è la questione della mancanza di armonizzazione delle politiche monetarie dei diversi paesi, essendo probabile che questi cambiamenti comincino a notarsi anche nel mercato cambiario e dei tassi d’interesse.  L’aumento dei differenziali provocherebbe un aumento della volatilità, provocando forti uscite dagli asset rischiosi. La terza ragione è l’apparente indifferenza del mercato di fronte all’aumento del rischio geopolitico. Nonostante i conflitti nel Vicino Oriente e in Ucraina, gli spread hanno tenuto sorprendentemente bene. 

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Nella stessa direzione, Anthony Doyle, di M&G Investments, ha pubblicato il suo Panoramic Outlook nel blog Bond Vigilantes, nel quale offre un punto di vista alternativo al consenso che esiste sulla previsione di un inevitabile aumento dei tassi d’interesse. Secondo Doyle, considerando la fragilità della ripresa economica globale e l’elevato debito dell’economia statunitense, è poco probabile che i tassi d’interesse ritornino ai livelli anteriori alla crisi, limitando il potenziale degli asset obbligazionari. In secondo luogo, ci sono importanti forze strutturali deflazioniste che stanno aiutando a mantenere bassa l’inflazione. La terza ragione è un importante fattore tecnico, il global savings glut (saturazione del risparmio globale) che, secondo le previsioni, continuerà a essere un sostegno per i titoli a reddito fisso, dovuto alla forte domanda da parte dei grandi fondi di pensione e delle banche centrali.

In questa nuova situazione, che qualcuno ha chiamato New Normal, gli strateghi di UBS credono che ci sia bisogno di rivedere le norme di riferimento per gli investitori e i dirigenti politici. Tutto è diventato incerto. Gli strateghi di UBS ricordano che il consenso, come in altre occasioni, potrebbe sbagliare. 

L'OFFERTA DEI FONDI OBBLIGAZIONARI GOVERNATIVI IN EURO ALLA VENDITA IN ITALIA

L'opinione del fund selector
Valentina Madama, senior fund analyst, Symphonia SGR
In un contesto di bassa volatilità sono di particolare interesse i fondi obbligazionari unconstrained in grado di spaziare su tutto l’universo fixed income; a tal fine può essere utile diversificare tra sia fondi absolute return (es. Bluebay Investment Grade Absolute Return), che fanno maggior utilizzo di derivati  e strategie di arbitraggio potendo assumere anche duration negativa, che  fondi flessibili più direzionali (es. BGF Fixed Income Global Opportunities e M&G Optimal Income). Particolarmente interessante anche il tema dei  fondi flessibili su specifiche asset class come HSBC Emerging Debt Total Return nel caso del debito dei paesi emergenti.